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Dipendenze

La sigaretta come prolungamento di sé, un braccio di nicotina

Sigaretta e dipendenza

La dipendenza è una modalità patologica d’uso di una sostanza che porta ad un disagio clinicamente significativo manifestato dall’uso continuativo della sostanza che può comportare un’incapacità di portare a termine i principali compiti lavorativi o scolastici. Inoltre contempla anche fenomeni come il “craving”, ovvero  il desiderio persistente di assumere la sostanza che porta il soggetto a mettersi in situazioni pericolose pur di trovarla; la tolleranza, ovvero il bisogno fisiologico di aumentare il dosaggio da assumere per ottenere l’effetto desiderato; e l’astinenza, ovvero i sintomi negativi dovuti alla mancata assunzione della sostanza. Per evitare di sperimentarli, il soggetto cerca di assumere nuovamente la sostanza.

L’assunzione di sostanze come la nicotina o la caffeina, considerate degli stimolanti, consente di migliorare il rendimento nella propria attività, induce una sensazione d’euforia e riduce la fatica. Gli stimolanti, a differenza degli oppiacei, non creano una rapida assuefazione e il soggetto è in grado di farne un utilizzo saltuario.

La dipendenza da nicotina è un fenomeno socioculturale molto diffuso e accettato ed assunta in piccole dosi ha un effetto stimolante: aumenta l’attenzione, la memoria, il battito cardiaco, la pressione sanguigna e riduce l’appetito. L’assunzione di dosi massicce invece provoca nausea e vomito. Colui che è dipendente da sigaretta, in base al fenomeno della tolleranza, tenderà ad aumentare sempre più il quantitativo di nicotina nel sangue per raggiungere lo stato di eccitazione iniziale. I sintomi più comuni dovuti all’astinenza sono l’ansia, l’irritabilità e la cefalea.

La dipendenza da nicotina è una delle più diffuse, è un processo lento ma inesorabile poiché la difficoltà a smettere è tra le più alte, inoltre le condizioni di dipendenza hanno un rapido ripristino anche dopo lunghi periodi di astinenza.

Studi sullo schema corporeo

Nell’ambito della neuropsicologia troviamo i disturbi dello schema corporeo, ovvero la rappresentazione mentale che ogni individuo ha del proprio corpo. La consapevolezza del proprio schema corporeo può venire meno in soggetti con lesioni cerebrali che potrebbero andare incontro all’insorgenza della somatoparafrenia: i pazienti sono convinti che gli arti del proprio corpo, controlaterali rispetto alla lesione, non siano più loro (Gerstmann, 1942).

In soggetti sani però potrebbe verificarsi un fenomeno simile, infatti grazie allo studio di Botvinick e Cohen (1998) è stato possibile evidenziare l’illusione della mano di gomma: il soggetto è seduto con il braccio sinistro poggiato su un tavolo e accanto all’arto vi è uno schermo che lo nasconde alla vista. Inoltre una mano di gomma simile a quella sinistra del soggetto, è posta sopra il tavolo. Il compito del partecipante è quello di mantenere lo sguardo sulla mano artificiale mentre lo sperimentatore stimola con delle spazzole contemporaneamente sia la mano di gomma che quella del soggetto. La sincronia delle stimolazioni porta il partecipante ad incorporare la mano di gomma nella rappresentazione mentale del proprio corpo, convincendosi che sia la sua mano sinistra a percepire i tocchi della spazzola.

Sposito e collaboratori nel 2012 hanno scoperto che l’uso continuativo e ripetuto di uno strumento comporta a livello cerebrale un allungamento della rappresentazione corporea del braccio. I risultati di questo studio suggeriscono che il cervello percepisca come parte del sé un oggetto che in realtà è esterno. Questo fenomeno è possibile poiché il cervello è dotato di un’ineguagliabile plasticità ed è quindi in grado di modificare le connessioni neurali in base all’esperienza.

Plasticità neurale e sigarette

L’illusione della mano di gomma anticipa e conferma lo studio di Sposito e ci consente di sostenere che il nostro cervello potrebbe riconoscere un oggetto fuori dal corpo come se fosse parte di noi. Inoltre de Vignemont e Farnè nel 2010 hanno dimostrato che l’utilizzo continuativo e giornaliero di oggetti esterni, non similari al nostro corpo, non comporta un cambiamento della rappresentazione mentale, ma una percezione diversa da parte dell’individuo ed è per questo che un tennista percepirà la racchetta come un estensione del proprio braccio.

Allo stesso modo la sigaretta per coloro che sono dipendenti da nicotina potrebbe esser percepita come un’estensione del sé. Questo cambiamento a livello neurale potrebbe aver rinforzato determinate connessioni sinaptiche legate all’assunzione della sostanza a tal punto da percepire la sigaretta come estensione della mano, rendendo ancora più faticosa l’astinenza e aumentando il fenomeno del “craving”.

 

Scritto da Federica de Lillis, Dott.ssa in Psicologia dello sviluppo tipico e atipico presso Facoltà di Medicina e Psicologa La Sapienza

 

Riferimenti bibliografici

De Vignemont F., Farnè A. (2010), “Incorporer objets et membres factices: quelle différence?, in la revue de neuropsychologie

Di Giannantonio M., Janiri L., Martinotti G., (2012), “Psicopatologia in slides”, Alpes

Sposito A., Bolognini N., Vallari G., Maravita A. (2012), “Extension of perceived arm length following tool-use: clues to plasticity of body metrics”, Neuropsychologia 50, 2187–2194.

Vallar G., Papagno C., (2011), “Manuale di neuropsicologia”, Il Mulino