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Un universo di cautele e protezioni possono risultare dannosi

Un articolo di Repubblica.it riporta i dati di uno studio riguardante i “genitori elicottero”, cioè di coloro che risultano essere eccessivamente protettivi con la prole. Tutelare i figli da tutte le insidie del mondo, potrebbe causargli delle compromissioni nella gestione delle emozioni, riducendone la capacità di comprensione e nutrendo delle forti paure o ansie di fronte a determinati eventi della vita. Un effetto collaterale imprevisto e gravoso, tanto da generare effetti negativi anche sulle future prestazioni scolastiche. Controllo e protezione, sono le due principali caratteristiche del genitore elicottero. Un termine molto diffuso nell’universo anglosassone per descrivere genitori iper-apprensivi, costantemente vicini in ogni istante della vita dei figli, fino al punto di comprometterne la salute psichica. In un mondo insicuro e colmo di paure, resiste questa tipologia di genitori, perché è bene ricordare che sono sempre esistiti, in contrapposizione a madri e padri immersi in una realtà fatta di poco tempo a disposizione e mal gestito, specialmente quando si tratta di impiegarlo con i figli.

Sulla rivista Developmental Psychology è stato pubblicato uno studio portato avanti da un team di ricerca internazionale, commissionato dalla University of Minnesota, i cui dati mettono in evidenza il rischio che i genitori elicottero potrebbero causare danni allo sviluppo emotivo dei figli, con effetti negativi a lungo termine. Lo studio longitudinale ha seguito per otto anni un gruppo di quattrocentoventidue bambini. Gli esperimenti si sono svolti quando i soggetti avevano due, cinque e dieci anni di età. Nel primo periodo di studi i ricercatori hanno fatto giocare i bambini di due anni con le rispettive madri, così da poter valutare fino a che punto fossero protettive, mantenendo i piccoli sotto stretto controllo. Quando i bambini osservati hanno raggiunto il quinto anno di vita, sono stati messi alla prova con appositi test e ne sono state rilevate le reazioni, ad esempio quando ricevevano una porzione ingiusta di dolce o misurando la capacità di risolvere un indovinello in un certo lasso di tempo. Raggiunti i cinque e i dieci anni di età, i ricercatori hanno chiesto agli insegnanti di valutarne le prestazioni scolastiche, inoltre avrebbero dovuto notare se ci fossero o meno nei bambini disturbi di origine depressiva, ansiosa o correlati alla solitudine.

 

Genitori apprensivi crescono figli emotivamente fragili

La ricerca ha confermato che alla presenza di genitori troppo apprensivi si associava un ridotto controllo delle emozioni da parte dei rispettivi figli, raggiunti i cinque anni di età. A questo si è andato ad aggiungere un deficit importante per quanto riguardava le relazioni sociali dei figli con genitori elicottero. A dieci anni, inoltre, si sono riscontrati rendimenti scolastici peggiori. La co-autrice della ricerca , Nicole Perry, ha dichiarato: “I genitori che controllano troppo hanno ovviamente buone intenzioni. Tuttavia, per promuovere lo sviluppo delle capacità emotive e comportamentali, i genitori dovrebbero permettere ai bambini di sperimentare una gamma di emozioni in modo indipendente e assisterli quando un compito diventa troppo difficile”. C’è da sottolineare come lo studio, tuttavia, presenti dei limiti. Uno su tutti è quello che i ricercatori hanno osservato i comportamenti delle madri solo in determinate situazioni, nel caso specifico quando giocavano insieme e all’inizio dello studio stesso.

La dottoressa Janet Goodall dell’Università di Bath, in un’intervista al The Guardian tiene a precisare che , per questo motivo, i dati rilevati vanno interpretati con la dovuta cautela, in quanto analizzano comportamenti circoscritti a poche dinamiche e non nell’arco di una normale giornata di vita dei cosiddetti genitori elicottero e i figli, dove le varianti in gioco sino molteplici e possono dare vita ad una moltitudine di diversi atteggiamenti e rendono difficoltoso il valutare quanto siano eccessivi i comportamenti protettivi messi in atto, e quindi essere la causa di futuri disagi psicologici dei figli. La dottoressa Goodall ha, infine, dichiarato: “I genitori non devono sentirsi colpevoli o giudicati. Ciò che conta è che si interessino realmente di quello che i loro figli fanno e imparano”.

 

I figli bisogna imparare a lasciarli andare

Un’eccessiva apprensione, alimentata reiterando sempre certe raccomandazioni come : “Copriti che fa freddo” o “Mi raccomando vai piano”o il sempre verde “Non sporcarti”, sono il segnale di genitori troppo apprensivi, tiene a precisare la Psicoterapeuta Angela Marchese sul suo blog. Raccomandazioni ossessive, avanzate ogni volta che si presenta l’occasione ai bambini, ma anche a giovani adulti che vanno all’Università o sono entrati nel mondo del lavoro, che sono elargite con l’intento di proteggere gli amati figli, ma, in concreto, possono far ottenere esiti deleteri. Seguire la crescita di un bambino con tecniche iper – prottettive, dichiara la dottoressa, pone in evidenza un’attenzione ossessiva e sproporzionata rispetto alla realtà. Un comportamento che orienta i figli in una direzione ben precisa anziché lasciarli liberi di esprimersi spontaneamente. Se un fanciullo compie una determinata azione spontaneamente e uno dei genitori corre agitato a verificare la situazione, il messaggio, che il piccolo recepisce, è quello di sentire sempre messo in discussione il suo operato.

La fase simbiotica con i figli, nel legame di attaccamento madre-bambino, ha ragione di esistere fino al sesto mese di vita, dove i neonati non sono realmente in grado di riconoscere il proprio Io da quello materno, e la propria sopravvivenza dipende esclusivamente dalle cure genitoriali. Passata questa fase, genitori troppo ansiosi sono nocivi per i figli, proiettano su di loro le personali paure, in un’incessante dinamica di fusione/simbiosi, inviando messaggi controversi e altamente limitanti. Nonostante non ci sia certezza assoluta sui dati rilevati dalla ricerca che riguarda i genitori elicottero, si può, comunque, tranquillamente affermare che l’eccesso di cure e protezione non giovano alla salute dei figli in età evolutiva. L’equilibrio si deve ricercare in una via di mezzo, dove i futuri uomini possano sperimentare da soli e comprendano i giusti limiti per tutelare se stessi e il prossimo.