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Attualità

Quella partita che regala gioia anche a chi non segue il calcio

12 Aprile 2018No Comments

Non sono solo partite di calcio

Nell’ultima tornata dei quarti di finale di Champions League è accaduto qualcosa che merita di essere trattato in termini non solo calcistici. La Juventus ha rischiato di eliminare il blasonato, e molto più forte, Real Madrid di Cristiano Ronaldo. I bianconeri hanno rimontato i tre gol subiti in casa la settimana precedente. Un rigore concesso nei minuti di recupero del secondo tempo, ha permesso al Real di realizzare il gol necessario per annullare l’impresa della squadra di Buffon. Una quasi impresa che sembra essere stata stimolata da quella compiuta dalla Roma la sera prima.

I giallorossi erano chiamati a fare l’impossibile. Nella partita di andata, al Camp Nou di Barcellona, la Roma aveva perso 4-1 contro i marziani di Lionel Messi. Una gara bugiarda nel risultato, per quello che si vuole scrivere nell’articolo non è importante, ma che aveva segnato il solco di un risultato scontato in partenza. La Roma era condannata. La schiacciante superiorità, dopotutto, delle squadre spagnole è cosa nota da anni, anche per chi di calcio non se ne intende. Inoltre la squadra allenata da Eusebio Di Francesco è la cenerentola delle otto squadre, giunte alle fasi finali della più prestigiose competizione europea a livello di club. Tutto remava contro.

L’impossibile si realizza allo Stadio Olimpico

Una partita di ritorno che vedeva il Barcellona già qualificato. Giocatori di calcio stratosferici inseriti in uno schema di gioco meno spettacolare rispetto alle stagioni precedenti, ma con una difesa ancor più impenetrabile. Insomma per la Roma era come dover assediare l’esercito dei marines con bastoni e sassi. Eppure lo stadio era pieno, con un clima che già lasciava assaporare qualcosa di magico, e il gol al sesto minuto di Dzeko ne ha dato conferma. La Roma ha fatto i tre gol necessari per la sua qualificazione. Uno schema tattico “folle” dell’allenatore e la giusta motivazione nei giocatori hanno regalato un sogno a tutta una nazione. Perché quella sera sono stati tutti della Roma.

Quando un’impresa non ha colori

Allo Stadio Olimpico è accaduto questo, il debole ha vinto sul forte, contro ogni previsione. Una vittoria storica, anche se non porta nessun trofeo nella bacheca della società. A dimostrazione che certe imprese nel calcio non hanno bisogno della certificazione di un premio materiale. La gioia incontenibile dei tifosi romanisti è stata accompagnata dai tifosi di tutti gli altri club italiani. Sui social sono arrivati i sentiti complimenti di tutti, vip e non solo. I siti ufficiali di rivali storiche come la Juventus stessa e il Milan, hanno elogiato l’impresa della squadra capitolina.

In un mondo dove gli interessi economici sono altissimi, e nel 99% dei casi è tutto già scritto, ogni tanto accade una magia, una di quelle imprese che chiunque pratichi uno sport sogna: sconfiggere il più forte. Una motivazione che alberga in ognuno di noi, anche se sopita, nascosta nell’inconscio, tutti l’abbiamo; ecco perché i campioni sportivi sono trattati come dei, non solo dai più piccoli.

Lo sport che regala ancora dei sogni

Per una volta si possono accantonare le diatribe tra squadre, i problemi di doping, il razzismo e la violenza delle tifoserie, le partite truccate. Per una volta si può smettere di essere diffidenti di uno sport come il calcio, dove tutto è spesso già scritto e compiacersi dell’emozione pura e incontenibile. Godere della riuscita di un’impresa ritenuta impossibile e trarre la giusta lezione: banale quanto si vuole, ma che aiuta a non dimenticare che gli obiettivi per quanto ardui, e con pronostici sfavorevoli, possono essere raggiunti. Un esempio che i giocatori della Juventus devono aver seguito, visto quello che stava per accadere al Santiago Bernabéu di Madrid.

La motivazione è alla base di uno sport

La motivazione, è uno degli aspetti più interessanti, dal punto di vista psicologico, quando si parla del praticare uno sport. Come si legge in un articolo della Dottoressa Chiara Francesconi, sul suo sito, se vengono meno le motivazioni, avvicinarsi a un’attività sportiva è piuttosto complicato.

La scelta di cimentarsi in una disciplina sportiva è strettamente legata alla motivazione. Questa influisce giudicando parametri come il livello di difficoltà, la possibilità di confrontarsi con degli avversari; la tolleranza al fallimento, la costanza e l’impegno espresso per raggiungere lo scopo prefisso quando si sceglie lo sport da esercitare. La motivazione può essere intrinseca, quando la spinta parte da esigenze interne, piacere e divertimento personale ad esempio. È estrinseca quando gli incentivi sono esterni, premi, remunerazioni consenso dell’altro.

Per ottenere uno scopo servono direzione e intensità

Quando si parla di motivazione s’intende lo stimolo che spinge ad agire; organizzare e compiere atti mirati all’ottenimento di uno scopo. I due elementi fondanti della motivazione sono:

– La direzione, ossia la meta prefissata verso la quale si orchestra l’azione. Si pratica uno sport per spirito competitivo, per divertimento, per la salute.

– L’intensità, quando impegno e sforzo sono dedicati nel perseguire un determinato scopo con azione, comportamento e pensiero.

Direzione e sforzo sono correlati; quando una cosa non interessa in particolar modo e i motivi sono assenti per farla, con ogni probabilità non si spenderanno delle energie. Al contrario, se lo scopo finale stimola l’interesse, l’impegno risulterà ottimale.

I motivi che orientano il comportamento umano generale

Uno studio di Alderman e Wood, nel 1976, ha individuato sette sistemi/incentivi che orientano il comportamento umano generale: affiliazione, aggressività, eccellenza, indipendenza, potere, stress e successo. Le motivazioni legate alla scelta di uno sport, secondo la ricerca, erano: l’affiliazione, che nasce per il bisogno di stringere amicizie e relazioni significative; eccellenza e indipendenza, le quali vengono soddisfatte con la possibilità di esprimere le personali capacità; lo stress, ossia affrontare sfide stimolanti ed eccitanti. Studi susseguenti a quelli di Alderman e Wood, hanno confermato i risultati da loro ottenuti (Sapp e Haubenstricker, 1978; Gill, Gross e Huddleston,1983).

Va evidenziato che ci sono diversi fattori che influiscono sulle motivazioni e gli interessi. Il primo è l’età; un bambino approccia allo sport, in modo diverso rispetto a un adolescente o un adulto. I bambini sono attratti dalla scoperta dell’ambiente e dell’appagamento della voglia di giocare, non programmano per benefici futuri e vogliono vincere per alleviare il senso di disagio nei confronti degli adulti. Un adolescente inizia a sperimentare lo spirito di competizione e la voglia di esprimere le proprie capacità, diminuisce il bisogno del supporto esterno. In età adulta, permane la voglia di divertimento e competizione, accompagnata dalla necessità di mantenere una buona forma fisica.

Trovare le giuste motivazioni

Indubbiamente ci sono molti fattori che influiscono sulla possibilità di fare sport. La disponibilità economica, il tempo, le condizioni logistiche. Influisce anche il contesto sociale e familiare. Nello sport, che è una palestra anche per affrontare gli altri aspetti della vita, è fondamentale la motivazione, anche se spesso è quella la fase più difficile, trovare quella giusta. Una partita di calcio preparata con maestria e determinazione da Di Francesco ha evidenziato proprio questo: quando ci si crede, con la giusta concretezza e determinazione i risultati arrivano. E non importa la medaglia, il risultato conseguito rimarrà nel cuore e nella mente e un’emozione così motivante non ha prezzo.

 

Riferimenti bibliografici

Alderman R.B., Wood, N.L.(1976). An analysis of incentive motivation in young Canadian athletes. In Canadian j of app sport sciences, 1, pp.169-176.

Gill, D.L., Gross J.B., Huddleston S. (1983). Participation motivation in youth sport. In intern j of sport psychology, 14, pp.1-14.

Sapp M, Haubenstricker J. (1978). Motivation for joining and reason for not continuing in youth sport programs in Michigan. Presentata al Congresso AAHPER, Kansas City.