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I teenager preferiscono Instagram a Facebook

In un articolo de “Il Fatto Quotidiano” di Veronica Gentili si tratta l’argomento della rinuncia a Facebook da parte degli adolescenti. In merito all’argomento, sono stai forniti alcuni dati di una ricerca effettuata dalla Pew Research Center, una società statunitense che si occupa di fornire informazioni su problemi sociali, la pubblica opinione, la situazione demografica, principalmente degli Stati Uniti ma anche del resto del mondo. Lo studio porta il titolo “Teen, social media e Technology 2018” e riguarda le preferenze degli adolescenti americani in merito ai social da utilizzare. Il succo della ricerca è che Facebook non attrae più, perde nettamente la sfida con Instagram, Youtube e Snapchat. Le percentuali sul campione di ricerca non lasciano spazio a dubbi: il 51% dei giovanissimi statunitensi, tra i 13 e i 17 anni, utilizza Facebook raramente. L’85% degli intervistati ha dichiarato di servirsi principalmente di Youtube, il 72% di Instagram e il 69% di Snapchat.

L’ultima ricerca al riguardo risale al periodo 2014-2015. Poco più di tre anni fa, il 71% dei teenager utilizzava il Social fondato da Mark Zuckerberg, contro il 52% che utilizzava Instagram. Un esodo biblico, tanto che la piattaforma delle fotografie, dei video brevi e delle storie che durano ventiquattro ore, è passata dai trecento milioni di utenti nel 2015, agli ottocento milioni nel 2017. Infatti, il fondatore di Facebook aveva compreso per tempo le potenzialità di Instagram, e l’ha acquistata per un miliardo di dollari. Il raffronto si fa su questi due social e non con Youtube, il quale ha una funzionalità diversa, i contenuti sono subiti più passivamente dagli utenti rispetto ai primi due. Anche in Italia, i giovanissimi, mostrano questa tendenza, dato che l’utilizzo di Instangram è più facile e immediato. Inoltre è molto meno utilizzato dagli adulti e, quindi, anche dai genitori e gli insegnanti.

 

Su instagram non ci sono mamma e papà

Oltre a una fruibilità più rapida, Instagram garantisce la sparizione delle proprie storie dopo un giorno; offre la condizione di poter comunicare quasi esclusivamente per immagini; è una piattaforma che da la possibilità di seguire in diretta i propri idoli: cantanti, attori, influencer. Inoltre è una questione di moda, fa tendenza e la massa, attualmente, preferisce Instagram. Per i ragazzi Facebook è diventato obsoleto, più che altro perché, secondo loro, gestito principalmente dai “vecchi”. Insomma è una piattaforma che preferiscono lasciare ai grandi. Molti teenager hanno comunque il profilo Facebook, ma non lo utilizzano praticamente mai, se non per seguire qualche pagina specifica e mantenere i contatti con gli amici e contatti formali con professori e parenti. In pratica quasi come fosse un’agenda elettronica. Non interagiscono al suo interno e ci entrano sporadicamente. Instagram ha creato la piazza virtuale per i giovani, e il suo metodo di utilizzo è, per ora, inviso a mamma e papà.

Facebook utilizzato solo per tenersi in contatto, formale, con i professori e i parenti. Anche i social network subiscono trasformazioni, la rete di relazioni virtuali subisce le conseguenze delle scelte delle nuove generazioni. Questo conferma come la comunicazione postmoderna, che vuole connettere tutto il mondo e tutte le età, non scalfisce le esigenze legate alle varie generazioni. I ragazzi del duemila si sentono continuamente controllati; sono nati con questo stato di cose ed è vissuto come la normalità, apparentemente. Ovunque si trovino, sono costantemente sotto osservazione grazie agli smartphone; i collegamenti alla rete; i registri elettronici, che permettono di monitorare minuto per minuto il loro andamento scolastico. Ma un ancestrale bisogno di indipendenza mostra il suo volto, i giovani fuggono dalle piazze virtuali colonizzate da orde di cinquantenni e oltre. Una via di fuga dal controllo genitoriale. Ovviamente non poteva mancare l’apposito inglesismo per definire il fenomeno, e così ci si ritrova a parlare di “context collapse”.

 

Il fenomeno del context collapse

Con questo termine si vuole descrivere un complesso fenomeno, che può essere brevemente riassunto nel seguente modo: un’incongruenza tra le intenzioni con cui si vuole utilizzare una piattaforma virtuale e la realtà. L’esempio più lampante è quello del teenager che ha intenzione di comunicare con i suoi amici, i compagni di classe o, magari, una ragazza che gli piace. Entra su Facebook e, come inizia, si ritrova intercettato dai genitori, gli insegnanti, una zia. L’indagine condotta dai ricercatori della Pew Research hanno potuto riscontrare questa diaspora. Uno studio antecedente a questo, effettuato da “eMarketer”, aveva ampiamente previsto il crollo di giovani iscritti a Facebook, già da un anno. Era stato stimato un calo del 9,9% per il 2017, nei giovani tra i 12 e i 17 anni. Una perdita di 2,8 milioni di utenti, controbilanciata dagli adulti che sono in numero crescente. Un piccolo dramma per gli inserzionisti, perché perdere una così ampia fetta di giovanissimi significa essere in possesso di meno dati. Primo perché i giovanissimi sono quelli che spendono di più. Secondo, pongono molta meno attenzione alle norme sulla privacy.

Seguendo i dati della ricerca di “eMarketer”, oltre ad Instagram, sta crescendo esponenzialmente il numero di utenti di altri social: Snapchat, con duecento milioni di iscritti nel 2017 ha avuto un incremento dell’8% (il 20% in una fascia di età tra i 18 e i 24 anni). In forte ascesa è anche Musical.ly, una video community che in due anni di vita ha raggiunto duecento milioni di utenti. I giovani intervistati hanno dichiarato di preferire queste comunità virtuali rispetto a Facebook , e anche a Twitter, perché, oltre a non esserci i genitori, le ritengono più affidabili nel proteggere le informazioni che non vogliono dare agli adulti.

Facebook, comunque, non sta fallendo, sta solo cambiando la tipologia di utente, molto meno trasversale e più concentrato verso le realtà dei più adulti. Postare una foto su Facebook senza un commento, una riflessione, non ha molto senso, è un social nato per condividere opinioni, divulgare le proprie passioni e preferenze. Poi, che possa sfociare in un utilizzo parossistico è un altro discorso. I giovani non vogliono essere in contatto perenne con gli “anziani”, e per giunta in un social dove si devono sprecare le parole, quando su Instagram “basta” una foto per raccontare al mondo se stessi.

 

 

Riferimento bibliografico

Articolo de “Il Fatto Quotidiano”, pag. 8 dell’11/6/2018. Titolo “C’eravamo tanto Facebook” di Veronica Gentili