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Strategie per rendersi serenamente infelici

Siamo abituati a credere che l’aspirazione massima dell’essere umano sia il raggiungere la felicità o, almeno, il tendere verso di essa e che l’esserle avversi sia innaturale e, per certi versi, patologica. Effettivamente, per quale assurda ragione non dovremmo desiderare di essere felici, di ottenere finalmente l’uomo o la donna che per anni ci ha fatto battere il cuore, di essere ricchi e in salute? Probabilmente, perché abbiamo altrettanto naturalmente bisogno dell’ infelicità.

Scriveva Dostoevskij: “Da un essere umano, che cosa ci si può attendere? Lo si colmi di tutti i beni di questo mondo, lo si sprofondi fino alla radice dei capelli nella felicità, e anche oltre, fin sopra la testa, tanto che alla superficie della felicità salgano solo bollicine…; ebbene, in questo stesso istante, proprio lo stesso essere umano vi giocherà un brutto tiro… soltanto per aggiungere a questa positiva razionalità un proprio funesto e fantastico elemento”.  Effettivamente, se fossimo tutti perennemente felici di cosa potremmo poi lamentarci? Ecco che Watzlawick, uno dei più grandi studiosi della comunicazione nonché uno dei fondatori della psicoterapia strategica, ha ironicamente e genialmente ideato un manuale d’istruzioni per l’ infelicità.

Guida all’infelicità

E’ possibile rendersi felicemente infelici attraverso una serie di “accorgimenti” da mettere in atto nelle diverse sfere di vita e che aiutano la persona a perseverare in situazioni che non offrono prospettive di cambiamento né di (auto)realizzazione. Fra tali accorgimenti è possibile annoverare i seguenti:

  • Rimanere ancorati ai propri principi, rifiutando compromessi e consigli (accettarli o semplicemente prenderli in considerazione equivarrebbe a tradire se stessi e le proprie ferree convinzioni);
  • Rivivere costantemente il proprio passato, eliminandone i lati negativi ed esaltandone solo gli aspetti positivi ed idilliaci (al punto da trascorrere le giornate nell’attesa di un suo ritorno);
  • Non lasciare spazio al presente, poiché esso potrebbe offrirci nuove opportunità di felicità e farci distogliere l’attenzione dal grandioso e doloroso passato;
  • Attribuire al passato la colpa della nostra infelicità, in quanto ci ha esposti a circostanze che ci hanno offerto una serenità di cui attualmente siamo manchevoli o , al contrario, ci hanno fatto commettere errori di cui ora ci pentiamo fortemente;
  • Rimanere fedeli a comportamenti che un tempo, in determinate circostanze, si sono rivelate utili e adattivi ma che ora, in altre circostanze, non lo sono più;
  • Ritenere che tali comportamenti stiano aggravando la situazione già disagiata non perché non siano utili in tali circostanze ma perché non ci stiamo dando sufficientemente da fare;
  • Evitare una situazione temuta in quanto non conosciuta e, quindi, non controllabile fino a fare dell’evitamento il perno della propria realtà;
  • Il comportarsi in modo che si verifichino proprio le preoccupazioni temute (profezia che si autoavvera);
  • Porsi obiettivi eccessivamente elevati, poiché risultano essere più desiderabili di quelli facilmente ottenibili ed ottenuti.

 

Quale infelicità nelle relazioni?

Relativamente alla vita di coppia, le strategie per mettere un po’ di pepe all’interno della relazione sono relative principalmente alla sfera comunicativa. Considerando che, in senso ampio, la comunicazione è persuasione e che la persuasione è manipolazione, è semplice comprendere come la comunicazione sia manipolazione e attraverso di essa sia possibile stravolgere o peggiorare la vita di coppia.

In che modo?

Ricorrendo ad alcune tecniche comunicative, fra le quali le seguenti:

  • Provocare l’altro attribuendogli uno stato d’animo negativo, anche se l’altro afferma di provare il contrario (“Perché sei arrabbiato con me?” “Non sono affatto arrabbiato con te” “Invece lo sei!”);
  • Fare al proprio partner rimproveri violenti e vaghi e, nel momento in cui egli chiede spiegazioni, aumentare la dose: “Il fatto che tu non sappia neanche di cosa parlo dimostra chiaramente che tipo tu sia”;
  • Concedere apparentemente all’altro due possibilità di scelta e, una volta scelta un’alternativa, rimproverarlo per non aver selezionato l’altra (“Hai indossato questo maglioncino dei due che ti ho regalato perché l’altro non ti piace?”).

Ed ecco che con queste e molte altre strategie comunicative diventa possibile essere infelici insieme, perché anch’essa è una condizione che va condivisa.

 

Riferimenti bibliografici

Watzlawick, P. (2007). Istruzioni per rendersi infelici. Milano, MI: Feltrinelli.