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Attualità

Parlami di te: una nonna si racconta a sua nipote | Parte II

Per il ciclo di interviste proposte da Psicotypo ho deciso di intervistare una persona per me molto importante: mia nonna. Ha deciso di prendere parte a questa iniziativa e lasciarsi intervistare da me aprendosi completamente. Insieme, abbiamo fatto un viaggio nella sua vita, scoprendo allo stesso tempo come era il mondo di ieri, e cosa è cambiato oggi. E’ stata un’intervista molto profonda e significativa perché, insieme a tante risate, riesce a dare un punto di vista critico circa la società attuale, analizzando le sue diverse sfaccettature: come era considerata la donna negli anni ‘50/60, quale era il rapporto uomo-donna, in che modo si dimostrava l’amore… Basta parlare DEI nonni, adesso è il momento di parlare CON i nonni. E’ un’esperienza unica ed irripetibile.

Leggi la prima parte dell’intervista

Facendo un resoconto della tua vita: quali sono i tuoi ricordi più belli?

I ricordi più belli li ho di quando frequentavo la scuola elementare. Ogni giorno portavo a casa delle medaglie che le maestre davano ai più bravi delle classe, all’epoca di usava così. Io studiavo dalle suore e loro erano molto esigenti, per questo per me era una grande soddisfazione far vedere questi piccoli premi attaccati al mio grembiulino bianco a mia madre che era rigida come il ferro. Che ricordi…

Ora devo chiederti: i tuoi ricordi più brutti invece? Te la senti di parlarne?

Una brutta esperienza che ho vissuto, forse la più brutta, è stata la perdita di mio padre. Mio padre era un operaio e la nostra famiglia era semplice e umile. Questa è una sfumatura che vorrei sottolineare. Mia madre diceva che ero la pupilla di mio padre, che lui stravedeva per me. Eravamo molto attaccati e per me era un punto di riferimento, un modello da seguire. Una cosa che non mi scorderò mai di lui è ciò che mi ripeteva sempre: “Se una persona non arriva puntuale, o non ti guarda negli occhi quando parla, non è una persona corretta”. Quando ero adolescente andavamo insieme a lavoro, lui mi lasciava davanti all’Istituto di restauro e alla fine della giornata tornavamo a casa insieme. Dopo la sua morte sono caduta in una forte depressione; sono stata 3 mesi bloccata a letto dalla testa agli arti inferiori. Dopo ho scoperto che tutto ciò è stato dovuto al fatto che non ho mai versato una lacrima per la sua scomparsa. Mi rimproveravo sempre, vedevo gli altri piangere e quasi mi vergognavo di me stessa. Spero mi perdonerà. Oggi ne parlo come se stessi raccontando un film.

Grazie per aver condiviso questo con me e con noi. Lo percepisco perfettamente l’amore profondo per tuo padre… Ora torniamo a noi. Mi piacerebbe sapere come era il rapporto tra voi giovani quando avevate 20 anni. Come passavate il tempo?

Il rapporto tra noi giovani… io ho pochissima esperienza. Praticamente inesistente. I nostri genitori ci facevano rapportare raramente con i nostri coetanei. Io avevo più contatti con gli adulti perché, frequentando la chiesa e la dottrina, avevo un ampio aspetto illustrativo e riuscivo a rapportarmi meglio con loro. Era l’unica cosa che ci era concessa! Anzi, per assurdo ti dirò che per è un piacere rapportarmi oggi con le persone. Nella società attuale mi trovo benissimo: scambio le mie idee senza alcuna restrizione, in modo bilaterale e non a senso unico. Mi trovo bene con tutti i giovani e non. Tu lo sai, io sono molto espansiva! Mi hai fatto una bella domanda.

Quindi cosa pensi della vita di una volta e quella di oggi?

Se penso alla vita di una volta penso solo a cose buone. Tornerei subito indietro per assaporare ogni cosa. Ai tempi si valutava anche il costo di una spilla! Però che bello che era. Si aspettava la domenica per andare in chiesa, ed il pranzo domenicale era il Natale di adesso. Tutte noi mettevamo le scarpe bianche che mia madre ci comprava insieme alle borsette in tinta. Io ero molto vanitosa e con il filo e l’uncinetto realizzavo piccole borse a dir poco meravigliose. Ad oggi tutto questo non sarebbe più apprezzato. Voi giovani non vi accontentate più delle piccole cose.

Che consiglio daresti ai giovani d’oggi?

Ogni consiglio che darei non sarebbe utile. Mi spiego meglio: per voi noi “vecchi” siamo retrogradi, forse vi sentite superiori. Scusa la franchezza. Una cosa ve la posso dire: non date tutto per scontato, apprezzate di più ogni cosa. Sarete più felici.

Ora parliamo un po’ di te come nonna: raccontaci del tuo rapporto con i nipoti.

Come nonna? A volte neanche mi ci sento! Io sono molto moderna e tu lo sai. Ho anche Facebook, Instagram e Whatsapp! Adoro i miei nipoti, mi considerano la loro miglior confidente perché li ascolto sempre e cerco di dare i consigli nella maniera più obiettiva possibile… dimenticandomi anche di essere la LORO nonna delle volte! Non farmi dire altro, non vorrei poi essere strillata dai loro genitori!

Esatto! Manteniamo i segreti. Ma dimmi, mamma e nonna: cosa cambia tra le due?

Mamma e nonna cambia poco. Oggi le mamme moderne sono sorelle con i figli. Posso dire che con i nipoti ho fatto ciò che non ho fatto con i figli. Sono più accondiscendente con loro. Però, da nonna, posso dire che ricordo con nostalgia le azioni che facevano da piccoli i miei nipoti. Li rivivrei altre 1000 volte!

Come è il tuo rapporto con loro? Sei più mamma o più nonna?

Sono un po’ mamma e un po’ nonna. Non li vizio molto, però sono la prima a capire i loro bisogni e provvedo subito, senza farmi troppe domande. Darei tutto per loro.

Vorresti approfittare di questa intervista per dire qualcosa ai tuoi nipoti – me compresa – che non hai mai detto?

Sì. Non vi ho mai detto che vi amo. Forse adesso, con questa intervista, è arrivato il momento.

Sono sicura che tutto l’amore che provi sia ricambiato. Un’ultima domanda: te la senti di dare un consiglio per una vita serena?

Consiglio per una vita serena? Assolutamente si. Siate leali e sinceri: raggiungerete il traguardo della vostra vita soddisfatti e senza rimpianti. Grazie per avermi fatto capire qualcosa che non ho mai detto a nessuno: io amo.

Grazie a te nonna, per questo viaggio nella tua vita e nei tuoi sentimenti. E’ stata un’esperienza bellissima.