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Che cos’è la dipendenza psicologica da cellulare?

La nascita e lo sviluppo della telefonia mobile, con telefoni sempre più sofisticati e all’avanguardia, ha agevolato notevolmente la vita quotidiana, soprattutto per ciò che concerne la comunicazione di informazioni e la gestione delle relazioni interpersonali. Nonostante i benefici, lo smartphone è uno strumento che ha ridefinito in larga misura le dinamiche sociali e interpersonali della società, attribuendo nuove funzioni psicologiche al telefonino rispetto a quelle assolte dal telefono tradizionale. Lo smartphone è entrato così tanto nelle nostre vite, tanto da assolvere notevoli funzioni psicologiche, più o meno consce, delle quali siamo inconsapevolmente dipendenti. Innanzitutto, lo smartphone è in grado di regolare la distanza fra se stessi e gli altri: infatti, possiamo utilizzarlo per avvicinarci, ma anche per allontanarci, non rispondendo o spegnendo il telefono, interrompendo la possibilità di comunicazione. Stando dietro lo schermo del telefono ci si può proteggere, inoltre, dai rischi delle relazioni “reali”, come l’impatto emotivo, l’ansia, l’insicurezza (Carlini, Gozzolino, 2014). Il pericolo di un’estremizzazione di questa risorsa, può portare ad essere costantemente in relazione, pensiamo ad esempio ad un genitore che per controllare il figlio utilizza lo smartphone ed i social network per vedere dove è e con chi, oppure, lo smartphone diventa l’unico mezzo per gestire abitualmente tutte le relazioni, senza mai un confronto reale e fisico.

Un’altra funzione che svolge lo smartphone è quella di farci sentire meno soli ed isolati; infatti, il cellulare è come se prendesse le sembianze di un essere umano nei momenti in cui ci troviamo da soli o semplicemente ci annoiamo, come un vero e proprio “oggetto transizionale”, il mezzo attraverso il quale rievochiamo la presenza reale dell’altro. Se da una parte questa funzione è positiva, perché ci permette di stare in compagnia, dall’altra non ci fa mai sperimentare un’assenza: attraverso chat, social network, mail e chiamate potenzialmente siamo tutti reperibili 24 ore su 24, fondendo insieme vita privata, lavorativa e sociale, non staccando mai la spina dal cellulare. Questa costante reperibilità, non lascia spazio al rifiuto, alla dimenticanza, all’assenza: semplicemente tutto ciò non viene contemplato. Infine, lo smartphone assolve un’ulteriore funzione psicologica, ovvero quella di essere uno strumento con cui manipolare la realtà, padroneggiandola: pensiamo, infatti, all’ormai abuso che si fa delle foto sui social o alla possibilità di essere online e quindi onnipresente su più piattaforme contemporaneamente (Guerreschi, 2005).

 

Quanto vali? Il metro di giudizio fatto di Like

In una recente ricerca sul fenomeno dei Like su Facebook, si è scoperto come a livello cerebrale si attivino le stesse aree di quando mangiamo del cioccolato o vinciamo una somma di denaro: il like rappresenta un elemento visibile e pubblico di approvazione sociale e, quando appare la notifica sul display del telefono, il cervello rilascia un neurotrasmettitore, la dopamina, che è implicata nella stimolazione delle aree cerebrali del piacere e della gratificazione, permettendoci di sperimentare una sensazione di benessere e di appagamento, sensazione che potrebbe innescare una dipendenza al pari di quella data dal consumo di una sostanza stupefacente. Pensiamo agli adolescenti che hanno lo smartphone sempre a portata di mano e che, potenzialmente, hanno una fonte inesauribile di sensazioni piacevoli e di approvazione, che, però, può tenerli agganciati h24 alla ricerca di feedback sociali costanti.

A tal riguardo, è opportuno citare un fenomeno noto con il nome di FOMO (Fear of Missing Out), ovvero una forma di ansia sociale espressa nella paura di non essere presi in considerazione e di non essere in grado di vivere al massimo. Questa angoscia sembra derivare dal costante bisogno di approvazione da parte degli altri: infatti, chi ne è affetto, è solito controllare ossessivamente i social per vedere cosa gli altri stiano facendo e trovare il modo per prenderne parte ed essere notati. Allo stesso tempo, un’altra caratteristica di questo fenomeno riguarda la sensazione di malessere derivante dalla convinzione di non fare cose abbastanza divertenti agli occhi degli altri (Civita, 2014). Uno studio della Royal Society for Public Health e dello Young Health Movement svolto su quasi 1500 giovani britannici tra i 14 e i 24 anni, ha dimostrato che, per quanto riguarda la FOMO, il peggiore social in assoluto è Instagram. Alcuni utenti provano addirittura episodi di panico quando non hanno la possibilità di controllare gli aggiornamenti di chi sta seguendo.

 

L’innovazione intelligente: metodi di prevenzione digitali

Sembra paradossale che la cura contro lo smartphone venga dallo smartphone stesso, eppure è così. Apple ha messo in campo dei nuovi strumenti per cercare di limitare la dipendenza da smartphone: ha, infatti, ideato una App, chiamata App Limits che è in grado di calcolare il tempo trascorso su ogni app ed è inoltre possibile impostare il limite, ad esempio un’ora al giorno, da trascorrere sulla stessa, mettendo un avviso 5 minuti prima della scadenza. I genitori, inoltre, hanno controlli extra e possono decidere il tempo per i propri figli. Possono anche programmare “tempi di inattività” per impedire loro di controllare il cellulare prima di dormire. Un’altra App creata per combattere la dipendenza, si chiama Siempo. Questa App parte dalla considerazione che tra le cause principali della dipendenza da smartphone vi sia la massiccia presenza di applicazioni installate, per cui ciascun utente si trova per una ragione o per un’altra sempre nella necessità di prendere in mano lo smartphone ed utilizzarlo. Siempo permette di limitare l’uso dello smartphone: ad esempio attraverso il sistema restrittivo delle notifiche, che consente di impostare le notifiche di WhatsApp ogni mezzora, o ogni ora, o quando si vuole così da poter andare a controllare la chat con una frequenza prestabilita e non ogni volta che si sente il suono del messaggio ricevuto.

Soprattutto tra i ragazzi dei Paesi Nord Europei si è diffusa una App chiama Hold, creata con il medesimo obiettivo delle precedenti, ma in aggiunta disincentiva l’uso del cellulare promettendo un guadagno. L’app non prevede sanzioni per chi usa lo smartphone senza limiti, ma l’utente che lo stacca per almeno venti minuti consecutivi guadagna punti e poi incassa dei premi, come biglietti gratuiti per cinema e teatro, buoni sconto e viaggi. In Italia il Ministero dell’Istruzione ha proposto un decalogo di regole elaborato da un gruppo di consulenti del Ministro Fedeli che propongono di superare il divieto di usare il telefonino in classe sancito da una circolare del 2007. Infatti, secondo gli esperti negare completamente l’uso del telefono non rappresenta una soluzione vincente, anzi, meglio negoziare un uso responsabile. Cellulari e rete avvicinano le persone ma lo fanno in modo distante, le relazioni che si stabiliscono o si mantengono unicamente nel virtuale sono relazioni incomplete, limitate e limitanti. Il punto cruciale è prestare attenzione all’uso di tali strumenti per evitare che la vita online vada a sostituirsi al piano reale, diventando l’unico modo o quello prevalente di imparare, comunicare o porsi in relazione all’altro.

 

Riferimenti bibliografici

Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo, Nomofobia – Dipendenze da cellulare.

Carlini R., Cozzolino G. (2014). Gli uomini e il telefono cellulare: o il modello di un nuovo modello relazionale. Psychomedia: Memoria e (tele) comunicazione.

Civita A. (2014). Un malessere sociale: la dipendenza da Internet. Franco Angeli: Milano.

Di Gregorio L. (2003). Psicopatologia del cellulare. Dipendenza e possesso del telefonino. Franco Angeli: Milano.

Guerreschi C. (2005). New addictions. Le nuove dipendenze. Edizioni San Paolo: Milano.

Royal Society for Public Health, Instagram ranked worst for young people’s mental health, 19 Maggio 2017.