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Partendo da un recente fatto di cronaca, ecco il primo articolo per la sezione Attualità, che darà spazio all’approfondimento della relazione “intima” con le bambole del sesso.  Chi sono i protagonisti? Cosa li spinge a scegliere come partner sessuale un oggetto inanimato? E infine, esistono differenze sostanziali tra uomo e donna?

Benvenuti in uno scenario dove tutto è talmente finto da sembrar reale.

Tu sei la mia bambola

In Australia, più precisamente a Melbourne, un uomo incappucciato ha parcheggiato il suo furgone davanti un sexy shop. Il negozio era chiuso, lui è sceso e ha forzato il cancello e poi frantumato la vetrina. Ha fatto irruzione ed uscito con una bambola in silicone. Il “giocattolo” si chiama Dorothy è ha un costo di 5000 dollari. L’ha caricata sul furgone ed è fuggito a tutto gas, così riportano le attuali fonti di cronaca.

Le telecamere a circuito chiuso hanno ripreso tutta la scena, e il video è diventato virale in tutto il mondo.

Moderne bambole del sesso, hanno fattezze e consistenza che ricordano in modo realistico una donna. Nulla a che vedere con le vecchie bambole gonfiabili di plastica, con lineamenti approssimativi e una fisicità che ricorda un palloncino. L’uomo della terra dei canguri ha commesso un furto o un sequestro? La domanda può risultare ironica, ma se si prova ad immedesimarsi con lui, forse ci sarebbe da ridere ben poco. Ha prelevato con forza un oggetto che non poteva permettersi. Qualcosa che utilizzerà per soddisfare piaceri che richiedono presenza e partecipazione di un altro essere umano. Quando ci fa l’amore, magari ci parlerà. Mentre in Australia nascono originali tipologie di reato, c’è anche chi ha deciso di farci un bel business tutto nuovo, come accade in un bordello molto particolare in Germania.

Una casa delle bambole per fare sesso

Un inviato del famoso programma televisivo “Le Iene” è andato in Germania, a Dortmund. In questa città è stata aperta una casa di appuntamenti, la Bordoll. Le prostitute che ci lavorano non sono in carne e ossa, ma in silicone e polimeri termoplastici. Ha fatto da guida, all’interno della casa, la maitresse (almeno lei era umana) spiegando come funziona, i costi per le passive prestazioni, la categoria di clienti e i costi. Ci sono varie stanze dove appartarsi ed Evelyn, la maitresse, spiega che si possono vedere dei film porno, per aiutare i clienti ad eccitarsi, poiché le bambole non emettono suoni. C’è anche una stanza chiamata “la clinica”, dove viene messa a disposizione un’ampia gamma di attrezzi, per soddisfare ogni tipo di perversione o dipendenza sessuale. Il tour è proseguito con la panoramica sulle tipologie delle bambole. Ce ne sono per tutti i gusti, dal colore delle pelle a quello dei capelli, e dalle forme più o meno accentuate.

L’inviato è riuscito a intervistare uno dei clienti abituali, all’inizio riluttante. L’uomo ha ammesso di trarre grande piacere con le bambole, anche se le prime volte non era andata molto bene. Ha perseverato, fino a trarne il godimento desiderato. L’uomo, nella sua intervista, ha dichiarato, inoltre, di essere sposato, di avere un figlio di 12 anni e che la moglie è ha conoscenza delle sue frequentazioni al silicone. Non è felicissima della cosa, ma lo tollera. Frequenta le bambole perché non gli causano stress, e può permettersi di fare cose che con una donna non riuscirebbe ad ottenere. Si sente uomo senza troppe implicazioni.

Ma c’è anche chi ci costruisce una vita familiare, tirando su un harem degno di Blade Runner, e lo fa già da tempo.

Vivere con 12 donne di silicone

Everard è un sessantaduenne che vive da solo, da quando sono deceduti i genitori e il suo unico fratello. Abita in un piccolo paese nel sud dell’Inghilterra, fa l’informatico ed ha l’hobby del deltaplano, del modellismo e della fotografia. Oltre queste passioni a riempire la sua vita, e la sua casa, ci sono 12 bambole al silicone che considera le sue compagne.

Everard ha dichiarato nell’intervista per la fotografa Annalisa Falcone,che ha voluto immortalare nella sua originale quotidianità: “Vivere con le bambole è un po’ come vivere con le donne vere. La maggior parte delle coppie ha difficoltà ed è costretta a divorziare dopo pochi anni, perché con le persone vere è tutto più complicato. Le bambole invece sono passive. Se ti stufi puoi metterle a sedere su una sedia, poggiarle da qualche parte, appenderle a un chiodo e dimenticartene per fare qualcos’altro. Se facessi così con una donna avrebbe sicuramente da ridire.”

Il suddito di sua maestà è stato abbastanza chiaro, non vuole nessun tipo di complicazione sentimentale. Trae soddisfazione da questi rapporti completamente gestiti da lui, e interagisce con queste bambole come quando lo si fa da bambini, imitando la vita reale. Everard dispone le sue “donne” in giardino e organizza un pic-nic. Le mette in posa e gli scatta delle foto. Le posiziona sulla poltrona, con un libro tra le mani, nell’atto simulato della lettura. E a vederlo, nel servizio fotografico che la fotografa gli ha dedicato, sembra un uomo soddisfatto delle sue relazioni.

Il web è pieno di notizie del genere: dagli uomini divorziati che hanno scelto di vivere con una bambola al Giappone, dove è quasi la normalità rapportarsi con le sex dolls.

Solitudine e difficoltà nel relazionarsi con l’altro, sembrano il motore che spinge gli uomini a dare un’anima a queste bambole. Appagare gli istinti sessuali, e voglia di rapporti interpersonali, sembra sempre complicato nella società globale. Dove ci sono giornalisti come Augias che parlano del bisogno di un habitat adeguato per dare la possibilità al meticciato di evolversi, in parole povere la mescolanza delle varie etnie, si assiste allo stravolgimento dell’habitat dei rapporti tra uomini e donne. E il fenomeno non sembra destare più molta preoccupazione. Ma viene mitigato con l’ausilio di queste bambole sempre più realistiche (come nel caso delle reborn doll, talmente “reali” da far sperimentare il ruolo/rapporto materno), e il paradiso artificiale dei rapporti virtuali nei social network.

Sono in via di sviluppo anche i robot del sesso, con cui si crea una interazione ancora più realistica.

L’uomo per vivere deve avere una socialità degna di questo nome, altrimenti appassisce. E si spegne, nel silenzio assordante di una quotidianità sempre più legata al mondo virtuale della Rete e artificiale del silicone. Il ritiro sociale è visto come unica soluzione contro lo stress della vita moderna. Non solo i giovani, ma anche gli adulti cominciano ad isolarsi. Basta un primo fallimento nei rapporti con l’altro, per rifugiarsi in un mondo fatto di fantasie, di desideri esauditi senza rischi.

Si vivono esistenze sotto vuoto, le quali stanno estinguendo uno degli istinti primari dell’essere umano, la socialità. Robot sempre più simili nell’azione agli uomini, uomini sempre più simili nelle emozioni ad un Robot.

 

Nel prossimo articolo della Dr.ssa Valeria Saladino: Sesso, la legge del contatto. Dove si approfondirà il fenomeno delle Lumidoll e le dinamiche psicologiche individuali di chi sceglie una bambola come partner sessuale.

Leggi anche Sex Robot per donne: alla ricerca della relazione perduta della Dr.ssa Elena Cabras.