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Cannabis: alcune informazioni importanti

Il problema dei disturbi correlati all’uso e all’abuso di cannabis è molto sentito oggigiorno, soprattutto per la mancanza di conoscenze esatte e complete sui meccanismi cerebrali che rispondono ai cannabinoidi, ma anche per l’assenza di farmaci in grado di contrastare gli effetti provocati da tale sostanza. Oltre a ciò l’importanza dei disturbi relativi alla cannabis ricopre un argomento di interesse anche sul piano economico e politico, un argomento caldo quando si parla di legalizzare o meno la sostanza. La cannabis risulta essere una delle sostanze più consumate al mondo, specie in adolescenza. La sua diffusione su larga scala avvenne attorno agli anni ’70 e, gradualmente, ne è aumentato il consumo, facendo sì che i consumatori aumentassero esponenzialmente, iniziando a farne uso ad un età sempre più precoce. Il rapporto annuale dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (2010), ha messo in evidenza quanto il consumo di cannabis sia maggiore nella fascia di età compresa fra i 15 ed i 34 anni, con una rilevanza maggiore nei soggetti tra i 15 ed i 24 anni. In media il 31,6% dei giovani adulti europei (15-34 anni) ha utilizzato la cannabis almeno una volta nella vita, mentre il 12,6% ne ha fatto uso nell’ultimo anno e il 6,9% nell’ultimo mese. Una percentuale ancora più alta di Europei appartenenti alla fascia dei 15–24 anni ha utilizzato la cannabis nell’ultimo anno (15,9%) o nell’ultimo mese (8,4%).

La cannabis ha notevoli effetti sul Sistema Nervoso Centrale, dovuti soprattutto al THC (Tetraidrocannabinolo), uno dei principi attivi della cannabis in grado di interferire con il funzionamento corporeo, dando origine a sintomi che si differenziano in acuti o cronici.Gli effetti acuti riguardano principalmente: euforia, loquacità, disinibizione, aumento dell’appetito, stati di ansia o di paranoia. L’assunzione a lungo termine, invece, può aumentare il rischio di incorrere in malattie respiratorie, può incidere sulle capacità di memoria, sulla motivazione legata alla scuola o al lavoro, può diminuire le prestazioni fisiche; studi scientifici hanno anche dimostrato che chi utilizza cannabis ha difficoltà a raggiungere l’orgasmo.

Oltre a questi effetti nocivi, sfatando il mito secondo cui una canna farebbe meno male di una sigaretta, uno studio spagnolo ha dimostrato che il fumo di cannabis altera il DNA e favorisce l’insorgenza del cancro ai polmoni. Uno spinello contiene infatti il 50% in più di sostanze cancerogene rispetto ad una sigaretta.

 

Come la cannabis è cambiata nel tempo

I dati pubblicati dal Servizio Dipendenze dell’Asl di Milano evidenziano chiaramente che i consumatori di cannabis sono raddoppiati in 3 anni rispetto ai consumatori di altre droghe, passando dal 4,8% al 10,3%. Questo può essere causato, oltre gli effetti caratteristici del principio attivo in sé, dal fatto che negli ultimi tempi, attraverso l’analisi della cannabis sequestrata, si è visto un esponenziale aumento del contenuto di THC (il principio attivo di questa droga) rispetto agli anni precedenti. Quindi, concretamente, se negli anni ‘70 uno spinello conteneva il 3-5% di THC, negli anni Novanta ne conteneva il 10%, negli ultimi anni la percentuale è arrivata al 25%. Infatti, i coltivatori di cannabis, ultimamente, tendono ad utilizzare piante di marijuana OGM, con composizioni decisamente diverse rispetto alle piante che venivano coltivate 10 o 20 anni fa.

Per poter ritenere il consumo di cannabis dannoso e patologico, bisogna certamente far riferimento ai parametri di quantità e qualità della sostanza, oltre che alla durata nel tempo dell’assunzione e, certamente, alla vulnerabilità di chi ne fa uso. Di queste variabili, però, solo la durata del consumo può essere controllata, chiaramente a meno che non ci sia una dipendenza. Per il resto dei fattori, i consumatori non hanno assolutamente nessuna informazione rispetto alla quantità di THC presente nella sostanza e nemmeno di quale sia la loro vulnerabilità all’insorgenza di schizofrenia, psicosi ed altri disturbi mentali.

A tal riguardo, nel corso degli anni, sono stati osservati diversi sintomi della psicosi da cannabis: allucinazioni, depersonalizzazione (incapacità di riconoscere se stesso e gli altri, percepirsi al di fuori di sé), deficit attentivi e mnemonici, ideazione paranoica (in particolare, la persona era convinta di essere inseguita o perseguitata da qualcuno), senso di stordimento e disorientamento, pensiero disorganizzato, instabilità ed irritabilità emotiva, disturbi formali del pensiero (la persona compie associazioni casuali o fantastiche in assenza di un’idea centrale dominante).

 

Psicosi e cannabis

Sono numerosi gli studi che hanno cercato di esplorare il legame fra l’uso di cannabis e l’esordio di una psicosi. In uno di questi, condotto da Johns (2001), è stato messo in luce come una gran parte dei consumatori di cannabis riscontrasse effetti negativi e problematici, come uno stato psicotico e, nelle persone più inclini, si è visto come la sostanza possa portare a far emergere una vera e propria schizofrenia latente. Questo significa che l’uso di cannabis può velocizzare e determinare l’esordio di una psicosi.

I dati emersi da uno degli studi più rilevanti sui disturbi psichiatrici in USA, condotto sulla popolazione generale, rivelano che i soggetti con almeno uno dei tipici sintomi psicotici erano soliti consumare quotidianamente cannabis (10,1%), a differenza di coloro che non riportavano alcun sintomo di psicosi (4,8%). Quindi, i consumatori abituali correvano 2,4 volte in più il rischio di sviluppare un disturbo psicotico (Tien et al., 1990).

Il National Psychiatric Morbidity Survey (NPMS) evidenzia che i pazienti con disturbi dello spettro della schizofrenia (5%) rivelavano di aver consumato cannabis nell’anno precedente all’intervista (Farrel et al., 1998). Da questi dati appare molto evidente come la cannabis non sia una sostanza da sottovalutare e neppure una “droga leggera” come molti la definiscono, ma può provocare danni di natura permanente al cervello e può dare origine a patologie psichiatriche di grave entità.

 

Adolescenza e rischio

L’adolescenza è il periodo in cui comportamenti normali e rischiosi hanno l’obiettivo comune di fornire una soluzione ai compiti di sviluppo che tale fase evolutiva richiede. Tra i comportamenti a rischio, rientra certamente l’uso della cannabis. Uno dei luoghi comuni tra gli adolescenti è che essa sia una sostanza innocua, tanto da considerarla una droga leggera. Tuttavia, questa accezione fa sì che vengano minimizzati i rischi e le conseguenze legati al suo consumo. Secondo una ricerca pubblicata su The Lancet Psychiatry del 2014, il 17% dei consumatori adolescenti di cannabis ne diventa dipendente e la percentuale aumenta fino alla metà quando viene consumata quotidianamente.

La ricerca ha dimostrato che i consumatori di cannabis adolescenti presentano delle difficoltà cognitive, come una scarsa attenzione, una rallentata capacità di apprendimento e di memorizzazione, una ridotta velocità di elaborazione cognitiva delle informazioni (Jacobus et al., 2009). Tali problemi neuropsicologici potrebbero avere importanti ripercussioni sulla vita quotidiana del ragazzo, con difficoltà nel raggiungimento di successi scolastici e lavorativi, nonché mancata realizzazione sociale (Porath-Waller, 2009).

L’uso prolungato di cannabis in adolescenza o nella prima età adulta risulta pericoloso per la materia bianca del cervello, come affermato da Zalesky e colleghi (2012) del Melbourne Neuropsychiatry Centre in uno dei loro studi. I risultati emersi, indicano che l’uso precoce e prolungato di cannabis è particolarmente pericoloso per la materia bianca del cervello in fase di sviluppo, portando ad alterazioni della connettività cerebrale che, secondo gli autori, potrebbero essere alla base dei deficit cognitivi e della vulnerabilità ai disturbi psicotici, depressivi e d’ansia dei consumatori di cannabis.

Il dato certamente più preoccupante è che, fra i ragazzi, non sembra esserci una completa consapevolezza dei danni a cui si va incontro assumendo questa sostanza ed oltre a ciò emerge anche uno scarso interesse per avere informazioni sulla stessa. Di contro, tendono sempre di più ad essere evidenziati gli aspetti positivi del consumo della cannabis: sensazione di quiete e rilassamento, sollievo dallo stress, divertimento, spensieratezza, socievolezza. Nonostante tra i ragazzi vengano riconosciuti soltanto in parte alcuni degli effetti negativi, si predilige dare più adito di quelli positivi: questo risulta essere un problema soprattutto sulla motivazione ad interromperne l’utilizzo.

 

Riferimenti bibliografici

Choo E.K., Benz M., Zaller N., Warren O., Rising K.L., & McConnell K.J. (2014). The impact of state medical marijuana legislation on adolescent marijuana use. J Adolesc Health, 55, 160–166.

Copeland J., & Swift W. (2009). Cannabis use disorder. Epidemiology and management, International Review of Psychiatry, 21, 96-103.

Farrell M., Howes S., & Taylor C. (1998). Substance misuse and psychiatric comorbidity: an overview of OPCS national Psychiatric Comorbidity Survey. Addict Behavior, 23, 909-18.

Jacobus J., Bava S., Cohen-Zion M., Mahmood O., & Tapert S.F. (2009). Functional consequences of marijuana use in adolescents. Pharmacology, Biochemistry and Behavior, 92, 559-565.

Johns A. (2001). Psychiatric effects of cannabis. British Journal of Psychiatry, 178, 116-122.

Miller P., Lawrie S.M., & Hodges A. (2001). Genetic liability, illicit drug use, life stress and psychotic symptoms: preliminary findings from the Edinburgh study of people at risk for schizophrenia. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol, 36, 338-42.

Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, Evoluzione del fenomeno della droga in Europa Relazione annuale 2010.

Porath-Waller A.J. (2016). Clearing the Smoke on Cannabis. Chronic Use and Cognitive Functioning and Mental Health. Canadian Centre on Substance Abuse. Retrieved 24/05/18 from http://www.ccsa.ca/Resource%20Library/CCSA-Chronic-Cannabis-Use-Effects-Report-2016-en.pdf

Silins E. et al. (2014). Young adult sequelae of adolescent cannabis use: an integrative analysis. The Lancet Psychiatry, 1 (4) 286-293.

Slobodan L., Svjetlana L., & Mira S. (2010). Cannabis and psychiatric disorders. Psychiatria Danubina, 22 (2) 296–329.

Tien A.Y., & Anthony J.C. (1990). Epidemiological analysis of alcohol and drug use as risk factors for psychotic experiences. J Nerv Ment Dis, 178, 473-80.

Zalesky A., Solowij N., & Yücel M. (2012). Effect of long-term cannabis use on axonal fibre connectivity. Brain, 135 (7) 2245-55.