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La dipendenza da videogiochi

La dipendenza da videogiochi può essere definita come un uso eccessivo, con atteggiamenti di ricerca, compulsione e astinenza, dei videogiochi che va a compromettere negativamente la qualità della vita del soggetto. Dal 2019 è stata inserita dall’OMS nell’ICD-11, diventando così ufficialmente una malattia. Vengono proposti 9 criteri diagnostici, la presenza di almeno 5 di questi è sinonimo di un quadro clinico rilevante:

  • Forte preoccupazione a riguardo del gioco;
  • Comportamenti di isolamento quando non è possibile giocare;
  • Bisogno di aumentare il tempo di gioco per sentirsi soddisfatti;
  • Tentativi fallimentari di ridurre l’uso del gioco;
  • Perdita di interesse per altre attività;
  • Utilizzo eccessivo del gioco nonostante la consapevolezza che sussista un problema;
  • Menzogne sul tempo di gioco;
  • Utilizzo del gioco per regolare uno stato emotivo negativo;
  • Perdita o compromissione delle relazioni interpersonali rilevanti; compromissione del rendimento scolastico o lavorativo a causa del gioco.

 Anche se nell’immaginario collettivo si pensa che i videogiochi possano essere una prerogativa di bambini e adolescenti, c’è una vasta platea di videogiocatori adulti. Una delle dinamiche interpersonali che possono essere intaccate dalla dipendenza dei videogiochi è senza dubbio il rapporto di coppia. I videogiocatori compulsivi tendono a trascorrere molto del loro tempo libero giocando ai videogames, sia quelli da consolle che quelli immersivi (MMORPG). I videogiochi appartenenti a questa ultima categoria sembrerebbero essere quelli che creano maggiore dipendenza e che incidono significativamente in modo negativo sulle relazioni di coppia. Trascorrendo molte ore davanti ai videogiochi, infatti, si perdono molti momenti che consolidano il rapporto di coppia. I giocatori di MMORPG, infatti, trascorrono anche 20 ore a settimana davanti ai videogames soprattutto di sera e di notte. Esempi di momenti che vengono rovinati dalla dipendenza possono essere: passare del tempo libero insieme, intraprendere attività di svago condivise, andare a dormire nello stesso momento.

 

Insoddisfazione coniugale

La soddisfazione coniugale viene definita “il grado in cui i coniugi percepiscono che il loro partner soddisfi i loro bisogni e desideri” (Peleg, 2008, p.338). La soddisfazione coniugale, da quanto è emerso da diversi studi, sembrerebbe essere alimentata dal tempo trascorso insieme dai coniugi, contraddicendo l’idea oggi ormai diffusa che molte coppie preferiscano vivere una relazione in cui abbiamo una maggiore e indipendenza. Sembrerebbe, infatti, che le coppie più soddisfatte siano proprio quelle che trascorrono il proprio tempo libero insieme, condividendo interessi e passioni. Soprattutto le esperienze ricreative divertenti vanno a rafforzare il legame di coppia, promuovendo la complicità, sia sul piano cognitivo che emotivo, l’intimità e più generalmente promuovendo la soddisfazione coniugale. Il grado di soddisfazione è fondamentale per il successo relazionale e di coppia. Il soggetto con dipendenza da videogiochi è portato, invece, a spendere molto tempo in attività solitarie. Tutto ciò va ad influire negativamente sulle dinamiche di coppia.

La dipendenza da videogiochi porta degli importanti squilibri nel benessere della coppia. Il primo fattore che porta uno squilibrio nella coppia è la grande mole di tempo che il partner dipendente trascorre giocando ai videogiochi e ciò impedisce tutti quei “rituali” di coppia, quali andare a letto insieme, svolgere attività di svago insieme o semplicemente pranzare o cenare insieme. Ma non solo, la dipendenza porta ad un cambiamento radicale nelle abitudini del partner dipendente. Questo, infatti, mette in atto una serie di comportamenti che minano la stabilità della coppia, provocando liti continue. Il dipendente, soprattutto da giochi immersivi, tende a preferire le relazioni virtuali a quelle reali e ciò lo conduce ad un isolamento anche dal partner. Inoltre, il tempo trascorso davanti ai videogiochi lo porta ad essere meno responsabile, sia come padre che come lavoratore. Sono in aumento, infatti, le cause di divorzio con motivazione la dipendenza da videogiochi.

 

Le gamer widow

Il termine “gamer widow” si riferisce ad una categoria di donne sposate con uomini che trascorrono la maggior parte del loro tempo giocando ai videogiochi. In questo modo vengono meno moltissimi aspetti della vita di coppia e le donne vivono in una condizione simile alla vedovanza, non avendo accanto il proprio marito. Il concetto è assimilabile a quello di “football widow” o “golf widow”, molto comune nei paesi anglossassoni in cui il marito è talmente appassionato di questi sport da trascurare i doveri coniugali. Tra i doveri coniugali che il marito trascura non vi sono solo quelli della cura delle propria moglie e del loro rapporto, ma anche la cura dei figli, della casa e il rapporto con gli altri familiari. È stato riscontrato come le “gamer widow” sono soprattutto mogli di mariti che giocano a MMORPG, che abbiamo già visto causano una maggiore dipendenza rispetto a quelli da consolle.

Le mogli di giocatori di MMORPG hanno negli ultimi anni creato dei forum online di auto-aiuto. I forum di questo tipo sono stati molto utili alla ricerca in quanto mostrano chiaramente la frustrazione di queste donne, il loro pensiero sui mariti con dipendenza da videogiochi e di quello che accade quotidianamente nella loro vita. In particolare da alcuni forum di famosi videogiochi online, come Fortnite o World of Warcraft, sono emerse diverse problematiche. Le “gamer widow” hanno, infatti, sottolineato come i mariti dipendenti da videogiochi così immersivi, presi totalmente dal gioco, abbiano abbandonato completamente la cura della casa e dei figli. Anche il rapporto sessuale è assente in queste coppie. Sentimenti predominanti in queste donne sono la solitudine e la rabbia, sia verso il proprio partner sia verso il gioco. Appare chiaro, quindi, che se si vuole rovinare un rapporto di coppia la dipendenza da videogiochi sa esattamente come fare.

 

Cristina Capozzella

Cristina Capozzella

Scritto dalla Dott.ssa Cristina Capozzella, psicologa clinica, esperta in psicodiagnostica, psicoterapeuta ad approccio breve strategico in formazione. Iscritta all’ordine degli psicologi del Lazio e socio ordinario presso la Società Scientifica di Psicoterapia Strategica (SSPS). Svolge la propria attività clinica a Pontecorvo (FR) e a Roma

 

 

 

 

 

 

 

Riferimenti bibliografici

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