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Il tema della morte spiegata ai bambini

Fino a qualche decennio fa la morte e la funzione funebre ad esso connessa erano eventi che coinvolgevano l’intero nucleo familiare, anche i bambini venivano coinvolti e veniva loro permesso di partecipare in prima persona alla visione del familiare defunto e ai rituali funebri. Con il trascorrere del tempo, però, le cose sono cambiate. Nella società contemporanea si tende sempre di più a estromettere i bambini dai rituali legati alla morte e a tenerli lontani dal concetto di morte stesso. L’idea diffusa degli adulti è di dover proteggere i bambini da ogni forma di sofferenza e da qualsiasi cosa possa condurli a essa. Ad oggi, pertanto, i bambini tendono a realizzare il concetto di morte solo attraverso l’utilizzo dei media, ad esempio attraverso i telegiornali, film o videogiochi. Tutti questi canali, però, fanno apparire ai bambini la morte come qualcosa di lontano e spesso legata solo a situazioni estremizzate.

L’atteggiamento protettivo degli adulti della nostra società fa sì che sempre più frequentemente i bambini siano esclusi dalla malattia di un familiare e dai riti funebri connessi alla morte di una persona cara. Dal canto loro i bambini percepiscono nell’ambiente familiare che qualcosa sta accadendo, ma sono comunque lasciati in uno stato confusionale che viene manifestano il più delle volte sotto forma di comportamenti disfunzionali, quali ansia, insonnia e paura. Davanti a questi atteggiamenti è necessario intervenire tempestivamente, l’adulto deve adoperarsi per fornire al bambino gli strumenti necessari ad integrare il concetto di morte. Tutto ciò è necessario al fine di evitare di far sviluppare vere e proprie patologie nei bambini come disturbi d’ansia o vere e proprie fobie legate al concetto di morte, tra cui possiamo annoverare la tanatofobia, ossia la paura della morte e della propria mortalità, e la necrofobia, ossia la paura dei cadaveri e delle bare.

 

Sviluppo del concetto di morte in un bambino

Come un bambino possa comprendere il concetto di morte cambia molto in base al suo sviluppo cognitivo e quindi varia in base all’età, ma anche altri fattori incidono molto, come l’ambiente in cui vive e alle sue caratteristiche temperamentali. Generalmente prima dei tre anni di età il bambino considera vivo tutto ciò che si muove, ma non hanno il concetto di permanenza della morte. Dai tre ai cinque anni sono dispiaciuti davanti alla perdita di qualcuno ma non percepiscono la morte come qualcosa d’irreversibile bensì come un evento temporaneo e reversibile. Solo intorno ai 6/7 anni si fa strada l’idea dell’irreversibilità della morte. Proprio in questo periodo i bambini cominciano a mostrare interesse nei confronti dei riti funebri e iniziano a sorgere e a porgere le prime domande sul tema. In questa fase, però, i bambini non possiedono le capacità per poter comprendere le proprie emozioni in un momento luttuoso e possibili reazioni potrebbero essere aggressività o regressione di abilità acquisite precedentemente.

Tra gli otto e gli undici anni la morte è concepita come la fine delle funzioni vitali, perciò il bambino comprende che la persona muore qualora il suo cuore smette di battere e il suo respiro si ferma per sempre. Ancora però il bambino non è in grado di gestire appieno le proprie emozioni e ancora potrebbero essere presenti condotte aggressive o si potrebbe avere una regressione delle abilità acquisiste fino a quel momento. Solo dagli undici anni la comprensione della morte raggiunge il suo massimo. La morte non è più solo la fine delle funzioni vitali ma diventa un vero e proprio concetto, rappresenta la fine dell’esistenza di tutti gli esseri viventi. Con la morte la vita finisce per sempre, non c’è alcuna possibilità di tornare in vita e questo pensiero spesso provoca un sentimento di impotenza e un senso di fragilità nel bambino.

 

Spiegare la morte ai bambini

Non esiste un momento ideale per affrontare la tematica della morte con i bambini, il momento migliore è semplicemente quando il bambino inizia a sentire il bisogno di approfondire il tema e comincia a fare delle domande, generalmente ciò può avvenire in seguito a persone care che sono malate o che vengono meno. Ovviamente il modo affrontare il tema sarà differente secondo l’età, dello sviluppo cognitivo, dell’ambiente e del temperamento del bambino. È opportuno però che la spiegazione della morte sia comprensibile per il bambino e che venga spiegato che la morte riguarda tutti gli esseri viventi e che può sopraggiungere in qualsiasi momento, non solo quando si è anziani, anche se per la maggior parte delle persone è così. Il termine “morte” può essere utilizzato senza alcuna controindicazione poiché è un termine che i bambini sentono frequentemente tramite i media e che, pertanto, conoscono bene.

Frequentemente la morte è paragonata al sonno e ciò potrebbe essere poco opportuno in quanto i bambini potrebbero sviluppare una paura dell’addormentamento, momento in cui potrebbero non risvegliarsi mai più. Ma la cosa più importante per i bambini che si approcciano al concetto di morte è sapere che possono fidarsi dei genitori, i quali diranno loro sempre la verità, e che possono parlare con loro di ogni loro dubbio o domanda che puntualmente verrà accolta e chiarita. La comunicazione, quindi, diventa il canale preferenziale per affrontare la tematica della morte. Il genitore, quindi, deve essere sincero con il bambino sulla morte, deve porsi in posizione di ascolto, accogliere tutte le domande e le emozioni del bambino. In caso di lutto, il genitore può dare al bambino la possibilità di partecipare ai riti funebri e deve comprendere che eventuali comportamenti di aggressività o di atteggiamenti regressivi possono essere una normale conseguenza dell’esperienza luttuosa. Tali comportamenti dovrebbero essere normalizzati.

 

 

Riferimenti bibliografici

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