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Cadavere mummificato rinvenuto dopo sette anni

Il cadavere mummificato di un uomo è stato ritrovato a Venezia, nella sua abitazione a Sestiere Dorsoduro. La casa era piena di alimenti in avanzato stato di decomposizione, tutto l’ambiente si presentava agli occhi dei carabinieri in uno stato di assoluto degrado. L’allarme è stato dato da un ladro che si era introdotto nella dimora abbandonata.

Dimenticato in casa propria

Non è la prima volta che giunge una notizia del genere. Oltre due anni fa fece scalpore il ritrovamento, sempre in un appartamento, del cadavere di un’insegnante, anche lei in stato di mummificazione, in un nuovo quartiere della periferia Est di Roma. La donna era morta da due anni. Nessuno, prima di allora, aveva deciso di entrare in casa. I vicini avevano coperto le fessure della porta con del nastro isolante, quando gli odori della decomposizione erano divenuti troppo forti. In quest’ultimo caso, l’uomo risulta deceduto da ben sette anni. Una telefonata al 118 ha avvisato i carabinieri, i quali hanno subito capito che nell’abitazione non vi era stato più nessuno da tempo, a parte il ladro, trovatosi davanti allo spettacolo desolante. Nell’era dove tutti sono connessi, e con un telefonino in tasca siamo raggiungibili ovunque, c’è chi muore nell’anonimato più assoluto. La solitudine, di questi tempi, può portare a un ritiro sociale che, a sua volta, conduce le persone a essere dimenticate dal mondo nel giro di pochi giorni, morendo prima ancora della dipartita fisica.

Cancellato dall’anagrafe del Comune

Come riportato dalla cronaca, il ritrovamento ha comportato l’intervento della Sezione investigativa Scientifica. I primi accertamenti confermerebbero che il cadavere è quello del proprietario dell’abitazione. L’uomo, nato nel 1943, era stato cancellato dall’anagrafe poiché non più reperibile. Nella casa sono state rinvenute bollette e altri documenti risalenti al 2011, con molta probabilità l’anno in cui è avvenuto il decesso. Sul corpo non sono stati trovati segni di violenza, questo avvalora la tesi di una morte per cause naturali. Ora la salma si trova nell’obitorio dell’ospedale, in attesa che i magistrati trovino un parente dell’uomo.

L’isolamento sociale accorcia la vita

L’isolamento sociale porta ad altri problemi di salute, perché un’attivazione cronica dell’UPR (Unfolded Protein Response) non svolge più una funzione protettiva delle cellule ma ottiene un risultato opposto, danneggiandole. Un’attivazione prolungata dell’UPR è ritenuta una delle responsabili dell’invecchiamento precoce e di malattie legate all’età, ad esempio il diabete o l’Alzheimer. Questo meccanismo è presente nell’uomo e in molte specie animali. Per questo l’isolamento sociale è molto pericoloso, tanto che l’Associazione Gerontologia Americana l’ha ribattezzato “L’assassino silenzioso”, perché fenomeno che aumenta le possibilità di ammalarsi e rende più inefficaci le cure.

L’isolamento sociale genera negatività

In un articolo dell’Huffington Post, che parla della solitudine, ci sono i dati forniti da due studiosi americani, gli psicologi John e Stepahanie Cacioppo. I coniugi hanno svolto ricerche sul funzionamento del cervello delle persone sole. In caso di segnali negativi, l’attività cerebrale di queste persone è stata più rapida in confronto agli altri. È una sorta di “iper-vigilanza” di fronte a qualsiasi genere di pericolo o minaccia sociale. Le riviste scientifiche “Cortex” e “Cognitive” hanno pubblicato i risultati degli esperimenti.

I volontari sono stati reclutati tra individui molto soli e altri che, al contrario, non soffrivano di solitudine. Al campione è stato chiesto di evidenziare parole con significato sociale, attraverso diversi colori e/o i disegni. Quando era sottoposta una parola che implicava un’accezione negativa, chi soffriva di solitudine aumentava la propria attività cerebrale.

Ease Method

John Cacioppo ha dichiarato che quando ci sente soli, il cervello è già in uno stato di allerta. E proprio per questo si deve contrastare l’urgenza di isolarsi. Lo psicologo ha elaborato un metodo che ha chiamato “Ease Method”, per aiutare le persone a combattere la solitudine cronica, evitando di commettere errori nel momento in cui si tenta di uscirne.

Il metodo di Cacioppo prevede quattro passaggi:

  • Espandi te stesso, accettare inviti anche quando manca la volgia di andare. Vivere solo in rete non è salutare, perché le persone mostrano un’identità fittizia.
  • Elabora un piano d’azione, non si devono accettare solo inviti a caso. Ci si deve assicurare che ogni settimana preveda sufficienti attività sociali. Nel caso manchino, prendere l’iniziativa e invitare qualcuno a un evento personalmente organizzato.
  • Seleziona, è fondamentale passare il tempo con le persone più affini alla propria personalità, che condividano gli stessi interessi. Se queste persone sono assenti nella propria vita, ci si deve attivare e trovare i posti giusti per incontrarle.
  • Aspettati il meglio, la solitudine cronica porta ad una lettura sbagliata delle azioni altrui. Un’eccessiva negatività porterà sempre a visioni pessimistiche e pregiudizievoli. Concedere il beneficio del dubbio ad un amico che risponde male, ad esempio, e sperimentare dell’empatia che porterà a giudicare meglio anche se stessi.

L’isolamento, un male sociale

Continuano a uscire studi sul ritiro sociale, la solitudine è uno dei mali del nuovo millennio. E notizie di esseri umani trovati morti nelle loro abitazioni, dopo anni, dovrebbero indurre a ragionare sull’importanza del contatto quotidiano con l’altro. Si dovrebbe tornare a riempire le piazze per la semplice voglia di stare insieme, parlare, scherzare e discutere, lasciando i cellulari spenti in tasca. L’uomo è un animale sociale, si sente dirlo in continuazione ma a quanto pare molti lo stanno dimenticando. Una considerazione banale, che presta il fianco al cinico di professione, ma che sarebbe la medicina migliore contro quest’alienazione galoppante.

 

Scritto da Davide Testa, blogger de La Gomma del Ponte, curatore de Le Storie Più Piccole del Mondo