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La “Sindrome da San Bernardo”

Dire di no non è sempre facile. Così come il cane San Bernardo è sempre pronto a soccorrere gli altri anche quando le condizioni sono ostiche, allo stesso modo molte persone sono dedite all’aiuto altrui, faticando a porre dei limiti. Se aiutare gli altri, venire loro incontro, è sicuramente sinonimo di sensibilità ed empatia, l’incapacità di dire di no può portare con sé anche sentimenti di frustrazione. Ogni volta si acconsente ad una richiesta esterna, si sta rinunciando – dicendo di no – a se stessi, ai propri tempi e spazi. Le altre persone avranno trovato un’àncora di salvezza, una certezza a cui potersi affidare. Ma questo ha un prezzo nella vita di chi non sa dire no. Se un no è un semplice rifiuto, un sì è un impegno da portare a termine, un impiego di tempo e risorse.

Perché è così difficile dire di no? L’immaginario, per le persone sempre pronte a prodigarsi, è che mettere dei limiti tra sé e le richieste esterne equivalga ad erigere mura insormontabili, confini netti. La paura è quella di non poter avere delle buone relazioni sociali, dal momento in cui non si è sempre a disposizione. Non è così: porsi dei limiti significa trovare il giusto equilibrio tra l’apertura totale e l’allontanamento dalla socialità, tra il saper stare con gli altri e il non dimenticarsi di sé e dei propri bisogni.

Perché è difficile mettere dei limiti tra sé e gli altri

Porre dei limiti non significa quindi isolarsi, ma questa paura è ben radicata nella storia dell’uomo. Il nostro bisogno di fare parte di un gruppo ha origini antiche. Per l’uomo primitivo la sopravvivenza dipendeva dal fatto di essere in gruppo. Vivere da soli, essere estromessi dal clan significava esporsi a numerosi pericoli, diventando preda per animali selvatici e oggetto di attacco dagli altri gruppi. Essere emarginati, rifiutati da un qualche gruppo è rimasto ancora oggi motivo di preoccupazione, portando con sé un vissuto di minaccia.

Per questo dire di no può risultare difficoltoso: per non perdere l’appartenenza al gruppo si è disposti a prendersi carico dei bisogni degli altri. A questo può aggiungersi poi il senso di colpa, una volta compreso che non avere limiti significa essere fagocitati dalle richieste altrui. “Cosa potranno pensare gli altri di me, se comincio a dire di no? Risulterò ancora affidabile?” possono essere alcune delle tipiche paure di chi non ha mai imparato a dire di no. Sicuramente cambiare atteggiamento provocherà stupore in chi era abituato a vedere le proprie richieste esaudite. Non per forza però le conseguenze saranno negative: la relazione evolverà e chi realmente era interessato al rapporto (e non ai favori) di sicuro non si dileguerà.

Imparare a dire di no

La capacità di dire no può essere sviluppata e allenata. È meglio partire in piccolo, da situazioni familiari e ben conosciute, e mano a mano allenare questa competenza in contesti via via sempre più grandi. La cosa più importante da tenere a mente quando si deve dire di no è che meno è meglio. La maggior parte delle persone fanno fatica a dire di no perché credono di dover dare delle giustificazioni al proprio rifiuto. Il rischio è che più dettagli si danno per rendere accettato il proprio no, e più elementi la persona che ha fatto la richiesta potrà utilizzare per girare la situazione a suo favore. Potrà provare a trovare una soluzione che comporti il “sì”, potrà decidere che la motivazione la soddisfa o potrà capire che si sta dicendo una bugia. Il “no” dovrebbe essere fornito come un dato di fatto, ovviamente detto in maniera educata.

Per togliere la pressione di dover dire di no, soprattutto se non si è abituati, una buona tecnica è quella di prendere tempo. Questo può aiutare ad abbassare l’ansia e lasciare il tempo necessario per pensare alla risposta. Frasi come “Devo controllare l’agenda; ti faccio sapere appena possibile” o “Devo prima capire se quel giorno lavoro” possono essere degli esempi. Una volta preso il tempo necessario per riuscire a dire di no, se l’altra persona dovesse insistere per sapere le motivazioni, un buon escamotage sarà quello di enfatizzare il proprio no usando un vocabolario diverso, ma sempre limitato. Un “Mi spiace sono molto occupato” o “Ho altri piani” detti in maniera incisiva. Allenarsi a dire di no porterà con sé una serie di vantaggi: aumenterà il proprio senso di auto-efficacia, creerà relazioni autentiche e non basate sul bisogno, e restituirà del tempo per se stessi.

 

Riferimenti bibliografici

Breitman, P., Hatch, C. (2000). How to say no without feeling guilty. And say yes to more time, more joy, and what matter most to you. New York: Broadway Books

Sellin, R. (2014). Le persone sensibili sanno dire di no. Affrontare le esigenze degli altri senza dimenticare se stessi. Milano: Feltrinelli.

 

Scritto dalla Dr.ssa Vanessa Pergher – Psicologa