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Cos’è il binge eating?

Il binge eating è un disturbo alimentare presente nel DSM 5. Per poter diagnosticare tale disturbo è necessario che l’individuo mangi un’elevata quantità di cibo nell’arco di poco tempo (abbuffate) ed inoltre che sia presente la soggettiva idea di perdere il controllo. Le abbuffate devono verificarsi almeno una volta a settimana per 3 mesi consecutivi. Inoltre, non si può diagnosticare il binge eating se è presente una diagnosi di bulimia o anoressia. Spesso, si finisce con il confondere la bulimia con il binge eating, infatti, in entrambi sono presenti le abbuffate. Tuttavia, mentre nella bulimia sono messe in atto delle condotte compensative (vomito autoindotto, eccessiva attività fisica, ecc.), nel binge eating questo non avviene. Oltre a ciò, le persone affette da bulimia seguono dei regimi alimentari rigidi, cosa che non si riscontra nelle persone con binge eating.

Spesso il binge eating è correlato con l’obesità ed il sovrappeso. Ciò che differenzia le persone obese o in sovrappeso da quelle con il binge eating è che chi ha il binge eating da un’eccessiva importanza al peso ed alla forma del corpo. Tale patologia è più frequente negli adolescenti e negli adulti, anche se l’età di esordio si sta abbassando. Spesso le abbuffate sono precedute da un’emozione negativa, senso di solitudine, noia o dall’incapacità nel gestire situazioni stressanti. Dopo l’abbuffata, queste persone sperimentano una svalutazione maggiore e si sentono incapaci di fronteggiare gli eventi. In altre parole, sperimentano la frustrazione e l’idea di non valere nulla, per tanto spesso non chiedono aiuto. A conferma di ciò, spesso le abbuffate avvengono quando sono soli, perché l’idea che altri possano vedere quanto mangiano, gli creerebbe imbarazzo e vergogna.

Cervello e binge eating

Il binge eating può essere considerato un disturbo alimentare impulsivo/compulsivo. Nelle persone con tale disturbo, si riscontra un’alterata sensibilità alla ricompensa e dei pregiudizi legati all’alimentazione. Sia nelle persone con bulimia che in quelle con binge eating si riscontrano delle alterazioni nei circuiti cortico-striatali che sono simili a quelle presenti nelle persone che abusano di sostanze. Di fatti, si riscontrano delle alterazioni funzionali nella corteccia prefrontale, insulare, nello striato e nelle corteccia orbitofrontale (Donnelly B., et al., 2018). Sempre nella review condotta da Donnelly e colleghi si evidenzia che sia nelle persone con bulimia che in quelle con binge-eating si ha un maggior volume della materia grigia nella corteccia orbitofrontale.

Un altro studio, conferma un aumento del flusso sanguigno nella corteccia frontale e prefrontale sinistra delle persone con binge-ating, quando vedono immagini di cibo e non quando vedono immagini neutre ossia paesaggi. Questa attivazione si vede nei pazienti affetti da binge eating, ma non nei pazienti obesi che non hanno il binge eating (Karhunen L. J., et al., 2000). È stato analizzato anche come il cervello delle persone con binge-eating si attiva durante lo svolgimento di compiti, in cui non è coinvolta la sfera alimentare. Sono stati confrontati tre gruppi: il primo con soggetti obesi con binge eating, il secondo con soggetti obesi senza binge eating e il terzo il gruppo di controllo. Sono stati studiati durante un compito di anticipazione/perdita di ricompensa monetaria. Grazie alla risonanza magnetica, si è visto che le persone con binge-eating mostravano un attività ridotta della corteccia prefrontale ventro-mediale rispetto agli altri due gruppi (Balodis I.M., et al., 2013).

Il coinvolgimento delle aree frontali e prefrontali

Da tutti questi studi emerge chiaramente che vi è un coinvolgimento del cervello e soprattutto delle aree frontali e prefrontali. Tali aree svolgono diversi compiti, tra cui: controllo del comportamento diretto al raggiungimento degli obiettivi e l’inibizione della risposta. Inoltre, sono coinvolti anche nel circuito della ricompensa. Ciò viene anche confermato nello studio di Celone K.A. e colleghi (2011). Infatti, a spiegare i disturbi alimentari potrebbe essere l’alterazione dei sistemi di ricompensa e la difficoltà di inibizione. Questo potrebbe essere correlato a difficoltà nell’elaborazione socio-emotiva. Secondo la teoria dell’attaccamento, è proprio l’attaccamento con i propri caregivers che influenza la capacità di regolare le emozioni nelle situazioni interpersonali future.

Si è visto che un attaccamento insicuro, influenza i sistemi di ricompensa ed inibizione e questo potrebbe portare allo sviluppo dei disturbi alimentari. È stato visto che l’insoddisfazione per il proprio corpo e la voglia di essere magri è correlato con uno stile di attaccamento insicuro e questa relazione è mediata da un’alterata sensibilità alla punizione (Monteleone A.M., et al., 2017). Nello studio condotto da Cousmans J.M. e colleghi (2018) si é dimostrato che l’impulsivitá emotiva è correlata al consumo di snack. Cioè gli adolescenti che hanno difficoltà nel controllo delle emozioni consumano più snack rispetto agli altri ed inoltre tendono a consumare quelli più energetici.

L’importanza di un intervento in età precoce

È evidente che i disturbi alimentari, compreso il binge eating, emergono in età sempre più precoci. Inoltre, è abbastanza chiaro che la regolazione delle emozioni sembra giocare un ruolo nello sviluppo di tali patologie. Chiaro che ci sono anche altre cause, tuttavia le difficoltà emotive sembrerebbero avere un ruolo di rilievo. Si potrebbe intervenire, nelle scuole, per prevenire l’insorgenza di tali disturbi. Sarebbe utile lavorare sulle emozioni, cercare di incrementare l’autostima e educare i giovani ad una alimentazione corretta. Invece, se i problemi alimentari sono presenti è opportuno consultare un professionista, il prima possibile. In questi disturbi, è importante un intervento tempestivo.

 

Riferimenti bibliografici

A.P.A (2014). DSM-5, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Cortina Raffaello.

Balodis I.M., Kobe H., Worhunsky P.D., White M.A., Stevens M.C., Pearlson G.D., Sinha R., Grillo C.M., Potenza M.N., Monetary reward processing in obese individuals with and without binge eating disorder, Biol Psychiatry, 2013. Doi:10.1016/j.biopsych.2013.01.014.

Celone K.A., Thompson-Brenner H., Ross R.S., Pratt E.M., Stern C.E., An fMRI investigation of fronto-striatal learning system in women who exhibit eating disorder behaviours, Neuroimage, 2011. Doi:10.1016/j.neuroimage.2011.03.026.

Cousmans J.M., Danner U.N., Intemann T., De Decker A., Hadjigeorgious C., Hunsberger M., Moreno L.A., Russo P., Stomfai S., Veidebaum T., Adan R.A.H., Hebestreit A., Emotion-driven impulsiveness and snack food consumption of European adolescents: Results from the I. Family study, Appetito, 2018. Doi:10.1016/j.appet.2017.12.018.

Donnelly B., Touyz S., Hay P., Burton A., Russel J., Caterson I., Neuroimaging in bulimia nervosa and binge eating disorder: a systematic review, J Eat Disorder., 2018. Doi: 10.1186/s20337-018-0187-1.

Karhunen L.J., Vanninen E.J., Kuikka J.T., Lappalainen R.I., Tihonen J., Uusitupa M.A., Regional cerebral blood flow during exposure to food in obese binge eating women, Psychiatry Res., 2000.

Monteleone A.M., Cardi V., Volpe U., Figo G., Ruzzi V., Pellegrino F., Castellini G., Monteleone P., Ma M., Attachment and motivational systems: Relevance of sensitivity to punishment for eating disorder psychopathology, Psychiatry Res., 2017. Doi: 10.1016/j.psychres.2017.12.002.