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Sequel perché spesso deludono

Il tema dei sequel è stato già affrontato in questo sito, nell’articolo “Film: perché, quasi sempre, i sequel ci deludono?”. Identificazione e proiezione sono stati identificati come i meccanismi psicodinamici che si attivano durante la visione di un film. Assistendo ad una rappresentazione lo spettatore si trova davanti a situazioni in cui l’identità del protagonista si mostra con azioni e parole. Nella società postmoderna, argutamente definita Liquida dal sociologo Zygmunt Bauman, alcuni teorici hanno ipotizzato l’esistenza d’identità multiple, per rispondere alle variegate situazioni sociali che il mondo globalizzato e multiculturale costringe ad affrontare. L’identità multipla affonda le proprie caratteristiche nella fluidità e nella molteplicità. La personalità di un individuo non può essere più ricondotta a tratti univoci, reazioni e azioni, legata ad una sola visione del mondo, ancorata a regole legate al sesso, lo stato sociale, l’appartenenza ad un religione.

Il Sè frammentato

Oggi il mondo corre su molti binari e la frammentazione del proprio agire e pensare, sintonizzarsi in una modulazione multi dinamica, sembra essere l’unica soluzione, per non trovarsi sempre fuori contesto. Fredric Jameson, teorico politico e critico letterario statunitense, parla di fragmented self. Un sé frammentato, tanto da far perdere all’individuo il modo di dare senso, con logica continuità, alle proprie esperienze quotidiane. Personalità fluida e complessa.

Robert Jay Lifton, psichiatra statunitense, riconoscendo lo sviluppo del sé frammentato teorizza il protean self, un sé proteiforme (in cambiamento continuo). Accetta l’ipotesi d’identità multipla, ma non in accezione negativa. Tratta il sé come in grado di mutare con l’opportuna fluidità in rapporto alle situazioni che si presentano, adeguandosi alla cultura contemporanea e senza smarrire i riferimenti morali. E questo permette di non rimanere imprigionati nel fragmented self. Una soluzione ottimale, per riuscire a vivere in questa epoca liquida con consapevolezza, senza smarrire la propria personalità in mille rivoli e ricercando le risposte più in linea con la propria morale.

E proprio l’ipotesi di un sé così frammentato può essere una chiave di lettura per comprendere il successo di film e serie televisive. Ma possono spiegare anche la delusione che fiorisce nella visione dei secondi capitoli e delle nuove stagioni.

Guardare un film

I film, le serie tv, rappresentano un mezzo con cui si possono soddisfare alcuni desideri della propria identità: la voglia di avventura, il bisogno di una storia d’amore, il sogno di vivere in un’altra epoca o in un mondo di fantasia, o dove si possono esorcizzare anche delle paure, delle fobie e i film Horror, o i Thriller, sono un ottimo esempio. Inoltre, le produzioni di oggi hanno ambientazioni più spettacolari e dettagliate. I progressi nel campo degli effetti speciali, con cinema sempre più interattivi e televisori ad alta definizione, permettono allo spettatore visioni sempre più realistiche e coinvolgenti. Un processo d’identificazione si instaura con i personaggi della storia, e scatta anche una sorta di transfert: processo di trasposizione inconscia di sentimenti e pensieri, legati ad una relazione significante, verso un soggetto legato ad una relazione interpersonale attuale (come accade tra paziente e psicoterapeuta).

Il potere di una trama…

La trama che conquista, tuffa lo spettatore in un meccanismo non molto dissimile dal transfert, dove si identifica con uno dei protagonisti. Le serie televisive, in particolare, permettono lo sviluppo della personalità dei personaggi, rendendoli sempre più familiari, è possibile vederli agire in una moltitudine di situazioni. Il film, con i seguiti e le storie di fatti antecedenti, sopperisce al “limite” di rinchiudere i protagonisti in una sola vicenda. Le saghe di una famiglia, le vicende di un gruppo di lavoro o di amici, di organizzazioni criminali, sono tutte storie che assumono forza proprio perché si sviluppano in un arco di tempo più ampio, non rimangono circoscritte alle sole due ore di spettacolo. Lo spettatore si affeziona, immedesimandosi in uno dei protagonisti o di essere una sorta di amico-alleato nelle vicende del personaggio di cui segue le vicissitudini. La fascinazione che si subisce dai personaggi malvagi, invece, è da ricercare in tutte quelle caratteristiche della personalità che l’uomo nasconde a sé stesso e al prossimo, ma proprio perché nascosta aumenta la sua potenza. Carl Gustav Jung aveva coniato per questa struttura psichica il termine “Ombra”, la quale aumenta di forza, una volta sottrattasi dal “giogo” della personalità dominante.

…e la forza di un personaggio

In un’epoca di personalità frammentate, i personaggi cinematografici e televisivi hanno la forza di far riconciliare con il proprio Io, rendendolo più integro, non costretto a dividersi a causa delle mille esigenze della vita postmoderna. I personaggi di fantasia sono vissuti esternamente, permettono un coinvolgimento senza effetti collaterali permanenti, e permettono di idealizzare stessi, almeno per la durata della visione. Si deve dire, però, che è un processo fantastico e non può durare all’infinito. Inoltre le personalità dei protagonisti, una volta scoperte le varie sfaccettature, si incanalano in percorsi circolari. Forse proprio per questo i seguiti perdono l’intensità che coinvolgeva lo spettatore. Ma si può anche supporre che alcune parti della personalità frammentata prendano il sopravvento, rispetto allo stato iniziale con cui si assisteva alla storia. Nel vedere il primo film magari ci si trova nel pieno di una storia d’amore. Esce il secondo capitolo, e lo stesso individuo si trova impelagato in problemi di lavoro, o l’amore è finito. Cambia lo stato d’animo, quello che rendeva ricettivi ad un messaggio due anni fa, non vale allo stato odierno. Il mutevole cambiamento delle convenzioni sociali, rende l’individuo ancora più volubile, frammentato.

Insomma, la delusione non si può ricondurre solo ad un’eventuale debolezza delle sceneggiature che, a volte, accompagna la visione dei sequel filmici o delle nuove stagioni delle serie televisive.

Scritto da Davide Testa, blogger e articolista

 

Fonte di riferimento

Caminita A. (2008), L’identificazione di secondo grado: lo spettatore diventa personaggio. Il caso dei giochi di ruolo in Trobia A. (a cura di) Sociologia del cinema fantastico. Il Signore degli Anelli in Italia: audience, media, mercato. TO: Edizioni Kaplan.