Consulenza sessuologica: le metafore dei bisogni
“Che cosa mi succede?”, “Come devo fare?”, “Che cosa faccio ora?”: queste sono alcune delle domande con cui ci si presenta ad una consulenza sessuologica (ampiamente descritta nel precedente articolo) e a cui essa tenta di rispondere.
La persona che arriva a consulenza solitamente ha maturato una visione confusa e parziale di sé e delle dinamiche relazionali che sta vivendo (che ha vissuto e/o che si accinge a vivere) e pone al professionista richieste precise e circoscritte, dietro le quali si cela una duplice inadeguatezza nell’intimità:
- Cognitiva, che consiste nella percezione di non sapere e di non riuscire a comprendere come gestire il problema attuale;
- Esistenziale, che consiste nella percezione di essere incapace ed inadeguato rispetto alla gestione del problema medesimo.
I bisogni che vengono, dunque, riportati al consulente sessuale mostrano delle matrici comuni e si presentano nella forma di immagini metaforiche. Tra queste è possibile citare le seguenti:
- Il muro. Si tratta della situazione che vede la persona dinanzi ad un ostacolo, ad un vicolo cieco ed incapace di farvi fronte. Con questa metafora, quindi, si indicano quei casi in cui l’utente si rivolge al consulente con la richiesta di indicargli una via d’uscita, di trovargli una soluzione.;
- Il bivio. E’ il caso in cui la persona si viene a trovare dinanzi a due strade ma non sa quale seguire: chiede, pertanto, che venga orientato verso una delle due senza sentir su di sé il peso della responsabilità;
- La nebbia. In tal caso, la persona non ha cognizione di dove si trovi, di cosa le stia accadendo, di chi sia: la sua richiesta è di essere accompagnata e seguita passo passo nell’oscuro iter di allontanamento dalla confusione più assoluta e di individuazione della luce esistenziale.
La consulenza sessuologica: quali strumenti
Una consulenza sessuologica efficace si propone di chiarire i bisogni e le richieste, talvolta superficiali e circoscritte, degli utenti per aiutarli ad agire un cambiamento rispetto alla condizione di partenza ed a mantenerlo costante nel corso del tempo.
A tale proposito, l’esperto ha il compito di non colludere con la delega attribuitagli, dispensando consigli e fornendo risposte preconfezionate, e di servirsi di strumenti che rendano efficace e duraturo il suo operato. Fra questi è possibile annoverare i seguenti:
- la comunicazione, attraverso cui rendere chiari, verbalizzabili e diretti anche i contenuti percepiti dall’utente come imbarazzanti e privati;
- l’ascolto, che deve essere empatico e, quindi, far comprendere all’esperto il contenuto ed il vissuto delle parole dell’utente e far entrare nel suo mondo;
- le tecniche mansionali, che consistono nel prescrivere all’utente compiti che consentono all’utente di lavorare a livello sempre più cosciente sulla problema sessuale o relazionale;
- la coscientizzazione, che consente di rendere conoscibili ed esprimibili i vissuti, i sentimenti, i pensieri, le credenze nascosti dell’utente e relativi alle sue sessualità e relazionalità.
Riferimenti bibliografici
- Fenelli, A., & Lorenzin, R. (2014). Clinica delle disfunzioni sessuali. Roma, RM: Carocci Faber.