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Vecchie soluzioni a nuovi problemi

Per noi oggi è normale sentire parlare di tirocinanti, stagisti e volontari. Tappe ormai necessarie per entrare a far parte del mondo del lavoro e per potersi spendere nel suo mercato. Facciamo incetta di corsi di formazione, orientamento al lavoro, specializzazioni, volontariati e tirocini non pagati, tutte esperienze utili con lo scopo di trovare il tanto ambito posto di lavoro. E ci ritroviamo ad un’età avanzata senza ancora aver raggiunto il nostro obiettivo, a più di trent’anni possediamo ancora un contratto da stagista e non da impiegati. Il problema però non sta nella formazione in sé, che rappresenta una tappa fondamentale nella crescita di un futuro lavoratore, ma sta nelle tante aziende che sfruttano queste risorse umane per i propri interessi, senza garantire un’occupazione certa alla fine del periodo di apprendistato.

La prima persona a capire questo problema e a trovarne la soluzione fu proprio Giovanni Bosco, nel XIX secolo. Don Bosco si impegnò a combattere lo sfruttamento degli apprendisti, che, senza regole e diritti, venivano utilizzati dai padroni dell’800. Risalgono infatti al 1850, a Torino, i primi contratti di apprendistato stipulati da Don Bosco, in collaborazione coi datori di lavoro, azioni che rappresentarono delle pietre miliari nel campo del sindacato e dei diritti dei giovani apprendisti. Possiamo definirlo un sindacalista, ma anche un pedagogista ante litteram. Don Bosco, ha considerato la realtà giovanile del tempo in tutti i settori, a 360 gradi: da quello del lavoro, alla famiglia, alla vita morale e religiosa. Di fronte ai tumultuosi cambiamenti nel mondo del lavoro nella seconda metà dell’Ottocento, ha saputo interpretare le esigenze di molti giovani.

 

Vita e opera del salesiano

Giovanni Bosco non era estraneo all’esperienza lavorativa in quanto era stato agricoltore nella campagna di famiglia e apprendista di bottega in sartoria e in caffetteria. Così aveva iniziato la sua missione pastorale incontrando garzoni, muratori, stuccatori, ecc. Facendosi carico delle necessità dei nuovi lavoratori, Don Bosco fonda le società di mutuo soccorso ed i laboratori per le prime scuole professionali dove i giovani imparavano i mestieri di falegname, calzolaio, tipografo, meccanico, con particolare attenzione alla formazione anche culturale e religiosa. Per tutelare al meglio i ragazzi dai soprusi, Don Bosco si fece promotore dei primi contratti di apprendistato sottoscritti dal datore di lavoro, dal giovane, dal genitore ed in sua assenza dallo stesso Don Bosco. I laboratori salesiani si proponevano non solo di insegnare un mestiere, ma di favorire la promozione sociale degli allievi con l’acquisizione di un ruolo rispettabile e propositivo all’interno della società. Per questo motivo Don Bosco distingueva tre momenti di formazione per il giovane lavoratore, con l’obiettivo di fare dei giovani dei “buoni cristiani e degli onesti cittadini”:

  • L’istruzione morale
  • L’istruzione intellettuale
  • L’indirizzo professionale

I Salesiani, non solo in Italia, ma in tutto il mondo in questi centocinquant’anni, hanno seguito la strada del loro fondatore promuovendo la gioventù nelle migliaia di scuole professionali e di oratori. E la modernità e l’attualità dell’opera di San Giovanni Bosco si può riassumere in questi tre aspetti:

  • La promozione e la tutela del giovane lavoratore
  • La valorizzazione dei lavori manuali
  • La consapevolezza, nel giovane, di essere protagonista e costruttore di un bene comune amando il proprio lavoro

Tre messaggi molto attuali, perché se presi in maggiore considerazione potrebbero contribuire a risollevare la crisi economica mondiale. Messaggi sempre attuali su cui sarebbe opportuno riflettere. Fu anche un grande comunicatore, dote indispensabile ormai, ma non necessaria ai suoi tempi. Scrisse centinaia di lettere ai suoi alunni, ai suoi collaboratori, ma anche a notevoli esponenti politici dell’epoca, ministri come Urbano Rattazzi, Carlo Matteucci o Michele Amari, allora ministro della pubblica istruzione. Tra i suoi maggiori interlocutori troviamo anche provveditori agli studi, avvocati, sindacalisti, tutti contatti a cui ha voluto spiegare i suoi metodi di insegnamento e di avviamento al lavoro.

 

Formazione ed educazione come prevenzione

Don Bosco fu l’inventore di alcuni metodi educativi quali:

  • La formazione per gli educatori, coloro che si prendevano in carico la crescita dei più giovani
  • Gli oratori, dove si cresceva, si trascorrevano le giornate e si imparavano le regole del vivere comune
  • L’apprendistato, dove si imparavano i mestieri più congeniali ad ognuno
  • Il sistema educativo preventivo

Quest’ultimo fu il fiore all’occhiello della sua teoria pedagogica e formativa; egli ideò questo sistema in opposizione al più comune sistema repressivo abitualmente usato nelle scuole e nelle prigioni del XIX secolo. Fu suo interesse divulgare le proprie idee ai più illustri rappresentanti politici della società, e grazie alle sue lettere anche noi possiamo leggere e conoscere di cosa si tratta. Il sistema educativo preventivo consiste nel sostituire la punizione con l’educazione, l’uso della dolcezza al posto della forza. In questo modo si aiutavano i giovani ad osservare la legge insegnandone i mezzi più efficaci per ogni occorrenza, in modo da far capire che le regole non sono contro di loro, ma fatte apposta per loro, per sostenere i diritti di loro stessi in quanto cittadini. Da religioso s’ispirava all’amore per Dio, ma anche a quella per le virtù, sostenendo e indirizzando i suoi allievi nella via del bene con opportuni e benevoli consigli, oltre che con pratiche concrete.

L’opera di Don Bosco fu una continua assistenza sia a scuola che al lavoro, un ottimo esempio per quei titolari d’azienda o procacciatori di giovani talenti, che una volta assunti i propri dipendenti li lasciano in balia di loro stessi senza una continua formazione o un monitoraggio, che garantirebbe una crescita costante nell’acquisizione di sempre nuove competenze. I punti caratteristici dei metodi inventati da Don Bosco sono la visione al futuro e la presenza di una progettualità fin dai primi momenti in cui i giovani si affacciano alla vita sociale e comunitaria. Basterebbe prendere esempio da questi insegnamenti per colmare molte delle lacune presenti tutt’oggi nel mondo della formazione e del lavoro.

 

Scritto da Gabriele Mercadante – Volontario dell’APS “Le Tele di Penelope

 

Riferimenti bibliografici

Bosco G. (1965), Scritti sul sistema preventivo nell’educazione della gioventù, BS: Editrice La Scuola.

Bosco T. (1987), Don Bosco. Storia di un prete, TO: Elledici.