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Intervista a un uomo qualunque… anzi no

Per comprendere meglio la realtà di oggi, e le dinamiche psicologiche che in molti sperimentiamo, abbiamo pensato di dedicare uno spazio a persone lontane dalla fama e dalla visibilità mediatica, come nel caso dell’intervista ai fondatori dell’ASD Ponte di Nona. Ecco un uomo qualunque, direbbero in molti, che abbiamo scoperto essere speciale per la bellezza della sua semplicità. Tra alti e bassi… gratificazioni e rinunce, passione sportiva e impegno politico vi presentiamo Stefano: oltre quarant’anni e un lavoro fisso con orari proibitivi, che nonostante tutto riesce a difendere una quotidianità che non lo condanna alla routine.

Questo grazie a molte passioni e una visione del mondo dove l’altro è fondamentale, non solo a parole, come abbiamo visto nella prima e seconda parte di questa intervista.

I soldi non sono tutto per te. Le cose più importanti resistono ancora ad un metro di misura altamente mercificato?

Per quello che mi riguarda, assolutamente sì! Ma per apprezzare e condividere manca sempre la cosa più preziosa, il tempo. Tutto quello che ho fatto è stato sempre una continua ed estenuante trattativa con la sua mancanza. Ho dovuto e devo ricavare gli spazi sempre con fatica, soprattutto per gli impegni di lavoro. La manualità è una mia dote naturale e non mi comporta fatica. È stato proprio investire sul mio tempo l’impegno maggiore, ma l’ho fatto con vero piacere, ed è il piacere che fa superare l’ostacolo della fatica. Dare agli altri è l’unica traccia che rimane di noi stessi. Oggi, che di tempo ne abbiamo tutti sempre meno, sembra che sia importante solo togliere agli altri. Ripeto che servono tempo, passione e, quando interagisci con gli altri, è importante anche avere un pensiero comune.

Hai parlato di pensiero comune, non credi che nell’epoca del “Villaggio Globale”, il pensiero sia diventato quasi unico?

Perché si è appiattito il pensiero individuale, contribuendo ad arricchire sterilmente il pensiero sociale. Sta scomparendo quella parte di contrapposizione intellettuale, nata da esperienze personali differenti e non standardizzate. Mettersi in gioco, proporre la propria idea, e non una idea preconfezionata, significa passare per reazionari. La scelta del pensiero predominante per comodità è la via più semplice. Il pensiero maggioritario è quello che evita conflitti. Questo non significa che sia sempre sbagliato, solo che così non si mette più in discussione nulla, e si accetta tutto senza porsi domande. Il pensiero comune, oggi, si forma da individualità che hanno già una componente standardizzata. Parlo di un pensiero debole, indirizzato e facile da plasmare, da parte di chi ha i mezzi per farlo. I media sono un esempio lampante. Le mode nascono e muoiono nel giro di una stagione. Nei tempi che stiamo vivendo possiamo dire che il pensiero individuale non si forma da solo, ma è stato creato. E il diffuso “piattume” sociale lo dimostra: oggi siamo ricchi perché abbiamo l’ultimo modello di smartphone e non perché abbiamo ricevuto l’abbraccio di un bambino. Inoltre assistiamo a una politica dove non c’è mai un confronto d’idee, l’unico obiettivo è quello di annientare le opinioni dell’altro.

Hai anche la moto, un altro grande amore, che cosa ci puoi dire in merito?

Lo vivo nello stesso modo. Ho degli amici con cui ogni tanto la domenica facciamo delle escursioni. Giriamo e ci confrontiamo ognuno con la propria moto. Sono diverse, c’è chi l’ha da corsa e chi da viaggio, ma non è mai una gara, è condividere una stessa esperienza fatta diversamente: la moto da corsa affronterà una curva in un modo, chi ha la moto da viaggio in un altro, ma la curva è la stessa. Una condivisione arricchita da diversi punti di vista. Faccio anche dei viaggi da solo, e macinare chilometri con il solo rumore della moto nelle orecchie, mentre il paesaggio dell’Italia, il mio paese che amo in modo viscerale, cambia quasi di continuo, permettendo di abbandonarmi ai pensieri, ed essere felice di vivere in questo Paese, nonostante molti e nonostante tutto. La moto, inoltre, ha dato spazio alla mia fantasia e alla mia manualità, e negli anni ci ho lavorato sopra, fino a renderla unica, e continuerò a trasformarla.

Non ti sei mai sposato e non hai mai convissuto, sempre per mancanza di tempo?

Sono un passionale, quando una cosa m’interessa ci metto anima e corpo. E questo avviene anche in amore. Innamorarsi per me è un momento di elevazione, non significa avere la stessa idea ma lo stesso obiettivo. Un detto recita: “Amarsi non significa guardarsi negli occhi, ma guardare nella stessa direzione”. Se manca questo, parliamo solo di sesso. Negli anni mi sono innamorato, più di una volta, e ho dato tutto me stesso. Ma qualcosa non è mai andato per il verso giusto. Da giovane sicuramente per immaturità mentre in alcune storie per mancanza di condizioni favorevoli per portare avanti la relazione. Una volta, forse, è mancato il coraggio necessario, da parte di entrambi. Non avevo ancora gli strumenti per essere preparato davanti a certe situazioni, e ho agito male. Oggi mi sarei comportato in maniera differente. Non vivo di rimpianti, però di qualche rimorso sì.

Hai quarantacinque anni, come ti vedi proiettato nel futuro?

Non sono lungimirante riguardo al futuro, semplicemente vorrei trovarmi domani leggermente migliore di oggi. Non ho una visione di me da qui a cent’anni, sono un agnostico e, inoltre, mi piace credere all’elevazione dello spirito. Non mi aspetto di vivere chissà quanto e chissà come, mi aspetto di vivere stando bene e facendo stare bene chi mi sta accanto, e che insieme a me contribuisca a quello che sto facendo. Creare il sociale, questo è importante per me, non appiattendo, ma esaltando le peculiarità di tutti.

Scritto da Davide Testa, blogger e articolista, curatore de Le Storie Più Piccole Del Mondo