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Intervista ai fondatori dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Ponte di Nona

Nuova Ponte di Nona è un quartiere nella zona Est di Roma, fuori del raccordo anulare. Edificato nel 2000, il suo progetto prevedeva, oltre alle abitazioni, tutta una serie di strutture in grado di offrire servizi essenziali quali scuole, impianti sportivi, mercati rionali.

La realtà, oggi, è ben diversa. Se si esclude, infatti, la costruzione di un paio di asili comunali e di scuole elementari e medie, il resto è rimasto solo un bel progetto sulla carta. Il quartiere ha continuato a crescere, in termine di abitanti ma non di strutture. Nel 2007 è stato inaugurato il centro commerciale Roma Est, diventato subito il fulcro della vita “sociale” del quartiere. La Chiesa, intitolata a Madre Teresa di Calcutta, per molti anni è stata rappresentata da un angusto prefabbricato, e solo di recente è sorta una parrocchia più adeguata alle esigenze logistiche dei fedeli.

Per quel che riguarda i mercati rionali, licei e impianti sportivi… non se ne trova traccia. Un concentrato di rotonde sostituisce le vecchie piazze. I ragazzi che devono proseguire gli studi sono costretti a fare i pendolari e far praticare uno sport a bambini e adolescenti è un vero problema.

È in questo scenario che s’inserisce la storia di Sandro e Simona.

Sandro e Simona: dalla difficoltà alla rinascita

Sandro e Simona, sposati dal 2000, vivono nella zona Nuova Ponte di Nona dal 2003. Quasi quarantenni, con due figli piccoli e un lavoro fisso portano avanti la loro quotidianità.

Sandro: informatico per una società con sede principale a Padova.

Simona: segretaria per una catena di negozi specializzati in ferramenta e bricolage.

Nel 2006 l’azienda di Sandro chiude, per via della crisi, la filiale di Roma portandolo alle dimissioni poiché impossibilitato a un trasferimento a Milano o Padova. Inizia, da qui, un periodo di lavori provvisori.

Nel 2009 perde il lavoro anche Simona. Il proprietario della catena intesta tutte le sue quote a una “testa di legno” che porterà al fallimento la società. Simona perde, in un colpo solo, gli stipendi degli ultimi cinque mesi e il TFR.

È in questo stato di necessità che decidono di impiegare tutte le energie nella loro piccola associazione sportiva, fondata nel 2007. Definita da Sandro ironicamente un “dopolavoro”, parte con pochissimi iscritti per dimostrarsi nel tempo un punto di raccordo per gli abitanti del quartiere.

Quando avete capito che la vostra passione per lo sport riversata nell’associazione, poteva diventare un vero e proprio lavoro?

Simona: La vera svolta c’è stata quando abbiamo cominciato a lavorare come Associazione sportiva con le scuole di Ponte di Nona. Avendo più tempo libero la mattina c’era la possibilità di collaborare con gli Istituti. È stato grazie a questo rapporto che gli iscritti all’ Associazione sono triplicati in breve tempo.

Sandro: Lo abbiamo capito quando, oltre alla ginnastica per adulti, abbiamo coinvolto i bambini grazie ad un appalto che ci permetteva di utilizzare le palestre scolastiche nel pomeriggio. Vista la mancanza di strutture, abbiamo aperto le iscrizioni per il minibasket. Ricordo che alla prima lezione, c’erano sette bambini, compreso il mio primogenito. Il progetto prendeva piede fino ad arrivare a 35 bambini. Nella stagione successiva sono raddoppiati fino ad arrivare, nel tempo, a 200 iscritti.

Il Centro Estivo che gestite nelle scuole ha contribuito alla crescita della vostra Associazione?

Simona: No, non direi. Sono due cose che viaggiano parallelamente. La prova è che molti bambini arrivano da altre zone per servirsi del Centro Estivo e non sono iscritti alla nostra Associazione. A mio parere docenti e presidi hanno testato la nostra serietà e passione in ciò che facciamo. La reputazione è sempre stata il nostro miglior biglietto da visita.

Sandro: Sì, è vero. Si è instaurato un rapporto di fiducia con il personale delle scuole. Noi abbiamo le chiavi delle palestre, e non ci limitiamo al solo sfruttamento degli spazi. Facciamo opere di manutenzione e pulizia per quanto riguarda gli spazi adibiti alle attività sportive, aiutiamo in eventi extra scolastici come, ad esempio, le feste di Natale e di fine anno. Eseguiamo, in caso di necessità, un’opera di controllo delle strutture a tutte le ore. Un rapporto di fiducia con i presidi che ci riempie di orgoglio.

Simona: Un rapporto di fiducia basato sulla nostra disponibilità. Siamo costantemente presenti in zona e qualsiasi emergenza, anche fuori l’orario delle lezioni, vede noi in prima linea. Un rapporto solido, avuto anche con i presidi del passato.

Sandro: Sappiamo, invece, che altre associazioni sportive hanno problemi con i presidi. Ora che ne stiamo parlando mi accorgo che siamo tra i pochi a fornire un aiuto che esula dal semplice utilizzo delle palestre. Per questo, sono in previsione nuovi progetti in accordo con alcuni Consigli d’Istituto.

Questi attestati di stima, non solo vi hanno permesso di continuare ad investire in questo progetto, ma hanno offerto una possibilità lavorativa ad altre persone. Ad esempio, Claudio…

Sandro: Claudio, in realtà, è uno dei soci fondatori. Una sera venne a cena da noi e buttammo giù lo statuto societario. Lui è sempre stato un grande appassionato di basket, siamo entrambi ex giocatori. Ha creduto fin da subito in questo progetto.

Simona: Sì, è vero. Ci siamo trovati, gioco forza, a fare quello che ci era sempre piaciuto: lo sport! Claudio è sempre stato al nostro fianco. Poi abbiamo avuto la fortuna di trovare le persone giuste con cui collaborare. Il basket è stato il nostro punto di forza al quale, in seguito, abbiamo affiancato le attività di danza moderna e pattinaggio, discipline che hanno riversato nell’associazione molti altri iscritti. Anche grazie a due istruttrici che vivono con passione il loro lavoro. Sempre disponibili e coinvolte nei nostri progetti.

Per far capire la portata dei successi ottenuti fino ad ora, potete fornire qualche numero?

Sandro: Circa 400 iscritti. Le persone che lavorano con noi, dalla signora delle pulizie al presidente, sono 18. Dal 2007 al 2011 eravamo solo noi due più Claudio e una settantina di iscritti. Dal 2011, l’anno in cui abbiamo inserito il pattinaggio, ad oggi siamo cresciuti costantemente fino alle cifre che ti ho elencato prima. C’è una simpatica competizione tra il basket e il pattinaggio ha chi detiene più iscritti…

Simona: Abbiamo molte richieste ma i problemi di natura logistica ci costringono a limitare le iscrizioni. Nel pattinaggio, ad esempio, si è venuta a creare una lista d’attesa. Se qualcuno non conferma l’iscrizione per la nuova stagione o abbandona, c’è un elenco di nomi disposti a subentrare.

Lo sviluppo della vostra realtà è ostacolato da problemi strutturali per la mancanza di spazi adeguati. Come affrontate questa difficoltà?

Sandro: La prima strategia che abbiamo attuato è stata quella di usufruire delle palestre provinciali. Abbiamo partecipato al bando comunale garantendoci così la possibilità di utilizzare le palestre degli Istituti superiori. 

Simona: Spazi più grandi che hanno permesso di ottimizzare il percorso di crescita dei piccoli atleti. Lo scorso anno abbiamo avuto due campioni d’Italia nel pattinaggio!

Un lavoro che v’impegna tutto il giorno e di sicuro influisce sulla vostra vita privata. Che sacrifici comporta?

Simona: Molto spesso ci portiamo il lavoro a casa. Per il mio ruolo di Presidente dell’ Associazione non ho potuto essere sempre presente in alcune attività dei miei figli. Con Sandro, nonostante tutto, riusciamo a rimanere uniti, poiché consapevoli che quello che stiamo facendo comporta delle rinunce. Teniamo separati lavoro e rapporto coniugale.

Dietro c’è una fatica indescrivibile, nonostante sia un lavoro appassionante. Iniziamo con il pre-scuola e la mattina prosegue con le attività di amministrazione. Il pomeriggio si svolgono gli allenamenti ed eventi come gare amichevoli o partite di torneo. Anche nei fine settimana le attività sportive non cessano. Abbiamo solo il mese di agosto libero. Un lavoro di rappresentanza che riempie tutto l’anno. È sacrificante, è vero… ma lo facciamo con passione!

Sandro: Cadiamo per forza nella retorica. Per fare bene, bisogna starci dentro e farsi il mazzo… senza sosta!

Oggi, di norma, entrambi i genitori lavorano. Lo sport si trasforma, per una famiglia, in uno spazio dove condividere delle esperienze. Voi che siete vicini a questa realtà, cosa ne pensate?

Sandro: Questo è vero, i genitori vivono con passione le avventure sportive dei propri figli. La mancanza di tempo da passare insieme è supplita anche con questo tipo di esperienze. Abbiamo notato che la presenza di un genitore è fondamentale. Un bambino, seguito dal padre e dalla madre nei suoi progressi, dimostra più forza di volontà rispetto a quelli che hanno genitori meno presenti, loro malgrado, per motivi di lavoro. Ciò che mi colpisce è vedere dei bambini incapaci di comunicare con i coetanei poiché abituati ad interagire soprattutto in modo virtuale tramite smartphone e videogiochi. Per questo lo sport diventa un ottimo mezzo per socializzare e imparare una comunicazione più diretta. Una volta che iniziano un’attività sportiva hanno la possibilità di confrontarsi con il mondo reale, senza perdere per questo le loro attitudini verso il multimediale.

L’intervista finisce con Sandro e Simona che confermano di avere un’assoluta coscienza del mondo in cui vivono. Hanno sperimentato sulla loro pelle che non si possono avere certezze assolute, in special modo quando si tratta di lavoro. Non hanno una palestra di proprietà, e ogni tre anni devono affrontare una gara di appalto per avere conferma della gestione delle strutture di cui si occupano. Provano, senza sosta, ad ottenere qualcosa di più stabile, guidati da una serenità che traspare quando si parla con loro. Mai sopra le righe, o afflitti da vittimismo, affrontano quello che hanno costruito con la gioia di fare ciò che più gli piace.

Grazie alla loro Associazione hanno offerto ai ragazzi, di questa periferia estrema, la possibilità di cimentarsi in qualcosa che dovrebbe essere un diritto. Ai ragazzi più grandi consigliano, oltre che continuare nella pratica sportiva, di fare corsi da allenatori o da arbitro per rimanere in un contesto che, altrimenti, nella maggioranza dei casi, sarebbe abbandonato in età adulta. Partecipano a importanti tornei, regionali e nazionali, con tutte le discipline sportive e alla fine di questa stagione affitteranno un teatro per il saggio di danza e quello di pattinaggio.

Ci salutiamo con una battuta finale di Sandro: È vero, fatichiamo 16 ore al giorno ma sempre meglio che andare a lavorare.

Quando si fa qualcosa con il piacere di farlo, dando un significato al proprio agire, in barba al nichilismo di questa epoca, anche il sacrificio ha un altro sapore. L’ASD Ponte di Nona è una bella realtà, nata in Italia in momento storico dove emigrare sembra l’unica soluzione.

Scritto da Davide Testa, blogger e articolista

“Con le mani sporche fai le macchie nere

vola sulle scope come fan le streghe.

Devi fare ciò che ti fa stare bene”

Ti fa stare bene – Caparezza