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L’iperprotezione genitoriale

La naturale tendenza dei genitori a proteggere i propri figli dal dolore, soprattutto quando sono piccoli, oscura la visione di quello che rischiano di diventare da grandi se non si responsabilizzano dopo essere usciti dall’età dell’infanzia. Un figlio “nasce” più volte durante la propria crescita, e quando entra nell’adolescenza preservarlo dal dolore è uno sbaglio che può essere deleterio anche in età adulta.

Il dolore e il fallimento sono elementi che, al contrario di ciò che si pensa, lo costringeranno a confrontarsi con se stesso. Le esperienze negative, vissute sulla propria pelle, lo aiuteranno a capire meglio quali sono le cose che vuole dalla vita, quali sono e saranno le sue priorità. La tutela a tutti i costi, farli vivere in un recinto protetto, li renderà solo più insicuri e senza la voglia reale di confrontarsi con il mondo. Molti adolescenti rimangono nella fase precedente, quella preadolescenziale, dove ci sono ancora i genitori, e gli adulti di riferimento, a dire loro cosa fare.

 

La mancanza del giusto stimolo

Molti intraprendono le scuole superiori per far felici mamma e papà, cercano di non prendere brutti voti, per mantenere la quiete familiare. Motivazioni che possono andare bene quando sei un bambino e il massimo della pianificazione è giungere al pomeriggio per giocare. Quando si compiono tredici anni dovrebbe esserci terreno fertile per far germogliare le prime consapevolezze. Creare degli orizzonti per dipingersi come un’entità singola, distaccata dal nucleo familiare, per camminare con le proprie forze nel mondo.

Oggi molti adolescenti hanno difficoltà nel trovare le giuste motivazioni, stimoli che partano da un loro interesse. Vivono nel guscio, dove ci sono i genitori a provvedere per loro. Adulti che in molti casi decidono anche le attività sportive da intraprendere, senza chiedersi se i figli apprezzino, realmente la specialità cui sono stati iscritti I fanciulli si muovono passivamente lungo sentieri ben curati, e monitorati, dai genitori. I desideri dei padri, le pressioni delle madri, e viceversa, diventano il solo carburante che fanno muovere un ragazzo.

I giovani, così, non si pongono il problema di crescere. Le fasi evolutive non le vivono come un proprio interesse, ma si sentono autorizzati a lasciare la delega agli adulti. Continuano a riempire le giornate con un’attività ludica che non riesce a staccarsi troppo dalla fase infantile, e oggi i videogames, in questo, sono dei complici difficili da combattere. Il videogioco pervade l’area degli interessi, narcotizza la naturale tendenza di un giovane, che dovrebbe essere spinto a scoprire cosa gli riserva il mondo fuori della propria cameretta.

 

La cameretta è il loro spazio privato

E la cameretta è il primo luogo dove i giovani sperimentano per la prima volta l’indipendenza, per questo spesso la riducono a un campo di combattimento. I genitori si arrabbiano, cercano di ottenere risultati con la psicologia al contrario, si appellano al buon senso. Nella stragrande maggioranza dei casi saranno parole al vento. Perché, anche in questo caso, i figli non stanno agendo in nome di una personale esigenza, ma percepiscono esclusivamente l’obbligo a esaudire le aspettative altrui. Inoltre, si sentono controllati anche nell’unico spazio dove hanno un minimo di potere decisionale. A conferma del detto che afferma “la strada per l’inferno è lastricata dalle buone intenzioni”, i genitori credendo di agire per il meglio dei loro figli, rischiano di ottenere risultati opposti. In sintesi, a nulla valgono le sfuriate o i buoni consigli dei genitori, diventeranno più ordinati quando ciò sarà importante per loro stessi.

 

Il confronto con l’esterno

I ragazzi devono crescere confrontandosi con l’esterno, imparando a stimare e a diffidare degli altri al tempo stesso. I coetanei saranno compagni di viaggio per periodi più o meno lunghi, e il loro giudizio, in alcuni frangenti, diventerà più importante di quello dei genitori. Una fase della crescita che non deve essere sabotata. E il giorno che un amico entrerà nella cameretta del proprio figlio, e scherzando farà notare l’eccessiva baraonda, otterrà più risultati della paternale impartita il giorno prima. Questo non vuol dire che i genitori perderanno di autorità, ma soltanto che nella vita dei loro ragazzi entreranno altre figure, per loro rilevanti in quel momento, e che frequenteranno per una loro precisa volontà.

Farli crescere significa anche lasciarli alle loro responsabilità, e la gestione della propria stanza è un buon punto di partenza. Certo ci si dovrà tappare gli occhi, quando i panni sporchi saranno arrivati al soffitto e un paio di mutande giacerà per giorni sotto il letto. Sarà il dato di fatto che riconoscerà un’identità propria ai figli. Saranno responsabilizzati su qualcosa di loro interesse e non su attività che vivono come un’imposizione. Sono comportamenti che non necessiteranno di spiegazioni, la legittimazione non verbale vale molto di più di un pubblico elogio, in questi casi.

 

Capirsi

Continuare a programmare la loro vita, decidere sempre al loro posto, li preserverà, forse, dai grandi dolori e gli eviterà di confrontarsi con le loro paure. Tuttavia, saranno guidati da una sottile angoscia dettata dal fatto che quello che stanno facendo non affonda le radici nei propri interessi. Le passioni rischieranno di rimanere vaghe reminescenze del passato, poiché si è sempre seguìto il sentiero costruito dai genitori. Staranno male, purtroppo, senza capire fino in fondo i motivi.

L’adolescente, invece, deve tagliare il cordone ombelicale per cominciare a capire quale sia il senso della sua vita. Tentare d’indirizzare i propri figli in un percorso di autodeterminazione, sarà molto più fruttuoso della costruzione di un fortino intorno alla loro vita. Ci sarà la sofferenza delle grandi delusioni e dei fallimenti, ma saranno formativi e porteranno il giovane a confrontarsi con le proprie idee, per capire fin dove è possibile spingersi per inseguire quel sogno nel cassetto.

 

Scritto da Davide Testa, blogger e articolista de Le Storie Più Piccole Del Mondo