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A te amatissimo Miele,

mio primo gatto,

compagno dell’infanzia,

sempre nei miei ricordi

Perdere il proprio animale domestico

Perdere il proprio animale domestico può causare nel proprietario e nei membri della famiglia di cui ha fatto parte uno stato di profonda sofferenza che, tuttavia, ancora oggi non sempre è socialmente accettata e giustamente considerata. Eppure la perdita del proprio cane, gatto o altro animale da compagnia che sia, dovrebbe essere considerata un’esperienza di vero e proprio lutto, da non sottovalutarsi in termini di ripercussioni a livello psicologico.

Sminuire o, nei casi peggiori, ridicolizzare il dolore di chi subisce questo crudele evento non riconosce purtroppo quel profondo legame di attaccamento, fiducia e cura che si era instaurato tra quella persona e il proprio animale. Un legame di reciproca ricerca e condivisione che, quando s’interrompe, bruscamente o dopo una lunga malattia, può essere paragonato per intensità e irruenza alla perdita di un parente o di una persona cara.

 

L’importanza di darsi tempo e accettazione

Dopo la morte di un animale domestico, pertanto, possono presentarsi i sintomi tipici del lutto, ossia segnali che si sta attraversando un periodo di profondo sconforto per il trauma subito. Che cosa è possibile fare in questi casi? Prima di tutto è importante accettare ciò che si sta vivendo, senza provarne vergogna o senso di colpa. La trappola mentale di alcune affermazioni come “Ma era solo un cane! oppure “Ci sono eventi ben più gravi al mondo di questo!” è spesso, pericolosamente, presente. È preferibile star lontani da affermazioni di questo tipo. Espresse da chi il lutto lo vive o da chi è accanto (con il beneficio del dubbio che lo faccia per tirare su il morale) servono solo a razionalizzare momentaneamente l’accaduto impedendo però alla rabbia, alla paura, al dolore e alla frustrazione che covano di essere giustamente espresse.

È opportuno, invece, comunicare i sentimenti a chi sa comprendere e darsi tutto il tempo necessario per spurgare la disperazione, non avendo paura di chi ricordare chi non c’è più. Nel tempo quei ricordi inizieranno a trasformarsi in nostalgia e anche a far sorridere. Non scordiamo anche il potere della lettura… potrebbe essere utile acquistare dei libri specifici su questo tema (troverete alcuni titoli utili nei riferimenti bibliografici) che aiuteranno a comprendere il perché di questo lancinante stato di smarrimento.

 

Chiedere aiuto senza sentirsi ridicoli

Tuttavia, se il dolore è molto intenso, persistente nel tempo e difficile da gestire in autonomia, potrebbe essere utile l’aiuto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta. Concedersi alcune sedute nelle quali esporre la propria angoscia ed essere professionalmente contenuti e indirizzati a livello emotivo aiuterà a superare nei tempi giusti la fase di lutto, senza mai sminuirne il significato o il vissuto personale poiché accettato in seduta. Permettersi un esclusivo spazio dedicato al vuoto di questa perdita condividendolo con un professionista non solo attiverà le risorse della persona che chiede sostegno, ma aiuterà a metabolizzare il dolore, senza trincerarsi dietro l’irremovibile decisione di non volerci più passare.

Legittimo e in un primo momento condivisibile decidere di non adottare più un altro animale domestico; decisione che tuttavia, porterebbe a una rigida e univoca soluzione di protezione nei propri confronti che impedirebbe sì un nuovo tormento in caso di altra perdita ma, purtroppo, non darebbe più la possibilità di condividere di nuovo tanta gioia e soprattutto benessere.

Anche la scienza lo conferma… avere nel proprio quotidiano un animale domestico fa bene alla salute!

 

 

Riferimenti bibliografici

Gallucci P. (2018), Il dolore negato. Affrontare il lutto per la morte di un animale domestico, Graphe.it Edizioni.

Marelli M. (2016) Arrivederci miao. Perché il nostro amato gatto non ci lascerà mai, De Vecchi Editore.

Sife W. (2016), Addio, amico mio. Affrontare il lutto per la morte di un animale domestico, Armenia Editore.