Skip to main content

Nel Paese dei paradossi

Il Presidente nazionale dell’Ordine degli Psicologi, David Lazzari, sul sito dell’Huffingtonpost.it , dà spazio ad alcune considerazioni in merito alla professione degli psicoterapeuti nel Bel paese; sottostimati anche in piena emergenza sanitaria, nonostante si faccia un gran parlare delle conseguenze psicologiche causate dalla tragedia a livello globale, causata dal Covid 19. Lazzari inizia con il chiedere del perché non si sia fatto nulla per la salute psicologica della popolazione, anche se tutti ne parlano a livello mediatico, dai giornalisti ai rappresentanti politici. Una domanda retorica, che gli permette di porne delle altre: perché l’Italia è stata l’ultima nazione occidentale a istituire corsi di laurea in psicologia? Perché gli italiani dispongono di meno della metà degli Psicologi pubblici (dati OMS) rispetto ad altri Paesi paragonabili per reddito medio? Perché nei servizi sociali e del welfare non esistono gli psicologi? A fronte di queste domande, però, possiamo riscontrare il paradosso fornito dalla richiesta di una lunghissima formazione per raggiungere la qualifica di psicoterapeuta.

Lazzari, fornendo una spiegazione dei motivi, non può non sottolineare l’arretratezza della politica, che anche in questo ambito non si mostra al passo con i continui cambiamenti della società: le mutazioni a livello di rapporti sociali con l’avvento delle nuove tecnologie, le ripercussioni sulle fasce più grandi di età, con la trasformazione, e spesso eliminazione, di molte professioni, la gestione delle esigenze dei moderni nuclei familiari. Quelli citati, sono solo alcuni degli aspetti che alimentano un circuito vizioso dove chi decide si crogiola nell’arretratezza. Una mancanza che, in molti casi, conduce a risvolti drammatici nella vita delle persone. Lazzari, cita tra gli altri, per far comprendere meglio il senso delle sue riflessioni, il premio Nobel Eric Kandel, neurologo, psichiatra e neuroscienziato, il quale afferma che l’evoluzione del cervello umano, ad certo punto divenuto troppo complesso, non può più governarsi da solo. Al giorno d’oggi ogni professionista, che si occupi di salute e vita sociale, non si può permettere di prescindere dal ruolo della psiche nei processi biologici e comportamentali. L’importanza basilare, fornita dai fattori psicologici, nel processo di cura di una malattia, un evento traumatico, di condizioni di vita stressanti, è un’evidenza che non può continuare ad essere trattata con la superficialità a cui assistiamo.

 

Il sogno di una società migliore

In una collettività tutti, o quasi tutti, ambiscono al miglioramento della società in cui vivono, per se stessi e per le nuove generazioni. Una società costituita da persone capaci di confrontarsi in modo costruttivo, ambire ad una vita dove si possa essere in grado di valorizzare le proprie capacità e dare la giusta dimensione alle ambizioni personali. Amare e costruire una rete sociale confacente alla propria personalità e, il tutto, nell’assoluto rispetto del prossimo. Un progetto di tale fattezza non può prescindere dalla maturità psicologica e da come si evolve la propria psiche. Elementi fondamentali, costantemente ignorati dalle istituzioni. Una quasi totale assenza di strategie collettive di promozione e prevenzione, una carenza cronica di punti di ascolto e di sostegno pubblici, povertà di indicazioni nelle organizzazioni del lavoro. E la pandemia di Covid 19, che ha travolto il mondo, ha messo in evidenza, con spietata crudezza, tutte queste mancanze.

I familiari delle oltre ottantamila vittime, registrate nel nostro Paese dall’inizio della pandemia, trovatisi ad affrontare un lutto in un dramma così grande e divisivo, che conduce i malati ad una solitudine forzata; le oltre centomila persone costrette all’isolamento; i ricoverati negli ospedali e gli operatori sanitari, che hanno affrontato in prima linea queste ondate di contagi. Tutte queste persone a chi devono rivolgersi per avere sollievo dalle angosce, le paure, la disperazione? Un senso di abbandono che porta ad accumulare disagio su disagio, stress ad altro stress e vede le istituzioni latitare, incapaci di fornire adeguate risposte se non, addirittura, giungere a non porsi neanche il problema. Lazzari conclude le sue riflessioni chiedendo il perché di questo vuoto, il perché si continui a sottovalutare l’importanza dell’aiuto psicologico e il perché non si è ancora in grado di maturare tale consapevolezza.

 

Benessere psicologico come una merce

Le osservazioni del Presidente dell’Ordine degli Psicologi, possono solo essere condivise. Viviamo in un paese che richiede lunghissimi periodi, e costosissimi, periodi di formazione alle figure professionali, come lo psicoterapeuta, per poi non farsene nulla o quasi. Anche Paolo Villaggio, con il suo inarrivabile personaggio del ragionier Ugo Fantozzi, descrive con ironia questa realtà. Nel film “Fantozzi alla riscossa” vede il nostro andare dallo psicologo della U.S.L. (nel 1990 non erano ancora diventate A.S.L.). Fantozzi è ricevuto dallo psicologo direttamente in corsia dove è fatto accomodare su un lettino, vicino alla porta di un ambulatorio dall’alta affluenza. Al termine della seduta, Fantozzi si accorge che tutti stavano ascoltando le sue vicissitudini e alla fine, lo psicologo, gli spiattella la diagnosi pubblicamente: “ Lei non ha alcun complesso di inferiorità. Lei è inferiore!” Come detto da Lazzari, la sottovalutazione del benessere psicologico nel nostro paese, e non solo, è anche figlia della costante svalutazione delle scienze umane.

Un programma di svalutazione, messo in atto grazie alla legittimazione totalitaria della tecnica e all’asservimento etico al sistema economico neoliberista. In questa epoca, dove benessere e salute sono visti come qualsiasi tipo di merceologia, che produca guadagno immediato, devono essere tangibili e con risultati visibili all’istante. Un percorso psicoterapico richiede tempi lunghi, e non produce nulla di materiale da esporre. In nome della velocità, dell’apparenza, dell’individualismo più sfrenato le scienza psicologiche non servono più per un viaggio verso la reale conoscenza di se stessi, per poter meglio osservare il mondo senza sentirsi costantemente inadeguati. Oggi si va dallo psicologo tuttalpiù per risolvere un singolo problema, non per un fantastico e tortuoso viaggio dentro sé stessi.

Per quanto riguarda il Covid 19, si può tranquillamente dire che abbia prodotto, e continua a produrre, conseguenze psicologiche che si protrarranno per anni e, in molti casi, le persone non se ne renderanno realmente conto perché ricondurranno tutto solo ai disagi economici che i lockdown, per contenere i contagi, hanno causato. Ma, a ben pensarci, questo virus ha solo accelerato un processo economico che è in atto da anni: il commercio sempre più on line, come moltissimi servizi (bancari, assicurativi, pubblica amministrazione), la consegna a domicilio di pranzo, cena e spesa e l’automatizzazione quasi totale nelle fabbriche e nelle filiere agricole. Una mutazione sempre più rapida nella vita sociale di tutti noi, che amplifica l’isolamento in cui eravamo già piombati e da dove, molti specialisti della salute mentale, hanno lanciato migliaia di allarmi rimanendo pressoché inascoltati. La psicoterapia, tutti la vogliono ma in pochi la sposano.