La Legge Lorenzin
Il Ministero della Salute definisce professioni sanitarie quelle professioni che risultano abilitate a svolgere attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, alcune delle quali sono costituite in Ordini e Collegi.
La professione di psicologo è una di queste.
L’iter attraverso il quale lo psicologo ha potuto vedere collocate le proprie competenze e abilità nella macroarea delle professioni sanitarie, tuttavia, non è stato esente da difficoltà e controversie, legate ad una visione non unanime della materia psicologica ed ad una serie di perplessità circa la reale utilità della figura dei non medici nella pratica clinica.
L’immagine dello psicologo come “filosofo curatore esclusivamente dei pazzi”, dalla professionalità incompleta e subordinata al prominente ruolo del medico e, soprattutto, dello psichiatra ha pervaso il modus cogitandi della maggioranza delle persone per molto tempo. Fortunatamente, l’evolversi della società che abitiamo, l’introdursi nella quotidianità di nuovi bisogni, necessità e stimoli stressanti hanno messo e mettono continuamente a dura prova l’equilibrio mentale delle persone ed hanno comportato uno spostamento dell’attenzione dal soma alla psiche. A decretare l’importanza della cura della psiche ai fini di un buon funzionamento dei singoli e dei gruppi nella società è stata l’Organizzazione Mondiale della Sanità con l’innovativa definizione del concetto di salute, a cui si è aggiunta la Legge Lorenzin con il riconoscimento ufficiale della professione di psicologo come professione sanitaria.
Vediamo meglio di cosa si tratta.
Organizzazione Mondiale della Sanità, salute e lavoro d’equipe
L’Organizzazione Mondiale della Sanità concettualizza, fin dal 1948, la Salute secondo una prospettiva bio-psico-sociale, definendola come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale, non semplicemente come assenza di malattie o infermità”.
Una buona condizione di salute dipende, dunque, non soltanto da buone condizioni fisiche, ma anche da un ottimale funzionamento della persona nelle diverse sfere di vita: sociale, familiare, economico, lavorativo, psicologico.
Una simile definizione chiama in gioco diverse figure specialistiche, sia mediche sia psicologiche sia riabilitative sia terapeutiche:
- ognuna con il proprio corpus di competenze e con la propria autonomia professionale;
- tutte con la principale funzione di collaborare al fine di garantire il benessere globale della persona.
Grazie a questa definizione vengono riconosciuti, seppur in molti casi solo a livello teorico, la rilevanza della figura dello psicologo, delle attività di prevenzione – oltre a quelle di cura e riabilitazione –, della psicologia della salute e del lavoro d’equipe.
E’ molto importante sottolineare, infatti, come grazie ad un lavoro di squadra che riconosce e attribuisce il giusto ruolo a ciascun protagonista sia meravigliosamente possibile lavorare per un fine comune. Allo stesso modo, appare degno di nota il fatto che non soltanto il fronteggiare un problema nel momento in cui si presenta, ma anche l’agire prima che una problematica si manifesti, lo stimolare le risorse di una persona al fine di renderla autonoma e indipendente, il ripristinare le funzioni deficitarie (neuropsicologiche, fisiche, emotive, intellettive) per ragioni organiche o traumatiche siano attività fondamentali della pratica clinica.
E lo psicologo è abilitato a svolgerle.
Riconoscimento della professione sanitaria dello psicologo: da decreto a legge
Con 148 sì, 19 no e 5 astenuti, nel giorno 22 Dicembre 2017 il Decreto Lorenzin è divenuto Legge. In tal modo, la professione dello psicologo, in virtù del valore da esso ricoperto nel campo della salute mentale, ha ottenuto ufficiale pieno riconoscimento come professione sanitaria (art. 9). Di conseguenza, viene eseguito il passaggio di competenza dal Ministero della Giustizia al Ministero della Salute e, relativamente agli aspetti deontologici dell’agire professionale, l’accesso alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie.
Tra le altre conseguenze della Legge Lorenzin, risultano annoverabili le seguenti:
- affinamento dell’ordinamento didattico della formazione universitaria;
- incremento degli interventi contro i reati di abusivismo della professione, quali la confisca dei beni utilizzati per commettere i sopracitati reati e, nel caso si tratti di beni immobili, il loro l’utilizzo per finalità sociali e assistenziali;
- adozione di misure punitive nel caso di reati agiti contro persone ricoverate presso strutture socio-educative, sanitarie e socio-sanitarie, siano esse pubbliche o private, residenziali o semiresidenziali.
Come commenta a tal proposito il Dottor Fulvio Giardina, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi: “Grande risultato per la professione di psicologo, oggi ridisegnata all’interno del grande sistema salute del Paese. E’ un riconoscimento per il contributo indispensabile che gli psicologi italiani danno allo sviluppo del Paese e al benessere dei cittadini… Aumenteranno le tutele per gli utenti, migliorerà il sistema formativo universitario, verrà garantita la qualità della prestazione professionale, la deontologia avrà maggiori garanzie. Possiamo dire: una professione moderna al servizio del paese”.
da un’idea di Veronica Pacifici, studentessa in Scienze e Tecniche Psicologiche
Riferimenti bibliografici
CNOP (22 Dicembre 2017). Il DdL Lorenzin è legge: finalmente il pieno riconoscimento dello psicologo.
Ministero della Salute (6 Ottobre 2017). Organizzazione Mondiale Sanità.