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Gli uomini non preferiscono più le bionde?

Leggendo un articolo del Fatto Quotidiano si deduce come la modernità stia cambiando radicalmente l’essere umano. Un’evoluzione che si riscontra anche nel soddisfacimento dei propri bisogni primari, come il sesso. Esiste un nuovo genere di uomini: i pornosessuali. Nello scritto in questione è ripresa l’opinione dell’avvocato Ann Olivarius, la quale afferma, in un lungo articolo sul quotidiano inglese The Daily Telegraph, che nel prossimo futuro moriremo pornosessuali. La professionista parla a ragion veduta, dato che, con la sua professione, si trova sempre più di frequente in tribunale ad affrontare casi legati alla porno-dipendenza. Un fenomeno che riguarda soprattutto le nuove generazioni. L’articolo della Olivarius, socio di uno dei più prestigiosi studi legali britannici, inizia con la frase emblematica di un suo cliente: “Se dovessi sceglier fra uno e l’altro, preferirei ogni giorno il porno al sesso vero”, un pensiero che racchiude in sé la difficoltà, tutta moderna, di dover affrontare un vero rapporto sessuale. La visione di un porno on line, garantisce anonimato, convenienza e la possibilità di dare “sfogo” alle fantasie più irrealizzabili. Le personali insicurezze non sono mai minacciate, il giudizio morale altrui è disinnescato. Eccitamento e masturbazione si consumano nel chiuso della propria stanza, da soli.

La pornosessualità

Un dato significativo, per dare corpo all’entità del fenomeno, è quello fornito dal “Medical Daily”: nel 1991, negli Stati Uniti, esistevano meno di novanta riviste pornografiche. Nel 2018 esistono, in rete, milioni di siti hard. Una realtà che riguarda soprattutto i giovani, i cosiddetti nativi digitali ed è definita “pornosessualità”. I ragazzi hanno accesso sul web in età puberale, usufruendo di tutte le informazioni che vogliono e ritenute automaticamente formative, in special modo nell’ambito sessuale.

La Olivarius spiega come nel suo lavoro si ritrova, con sconcertante frequenza, ad affrontare casi di donne vittime di “revenge porn” (quando le persone trovano loro immagini private ed esplicite pubblicate online). La professionista ha dovuto documentarsi sui siti e i film pornografici più famosi. La maggior parte delle scene visionate contiene abusi fisici e verbali, diretti contro le protagoniste femminili. La rappresentazione dei rapporti sessuali è di solito legata ad atti oppressivi e di umiliazione della donna da parte dell’uomo. E conoscere il sesso con questo tipo di approccio è preoccupante. I giovani adottano uno stile di vita fuorviato, dove nulla è appreso sull’intimità, la tenerezza e l’interazione tra due persone che si piacciono.

Non va meglio in molti casi di separazione dove, chi si rende colpevole di crimini sessuali, è un utente di siti pornografici. L’avvocato afferma di avere partecipato a molte cause di divorzio, in cui l’utilizzo del porno è sempre più preponderante. Intimità e sesso reale vanno estinguendosi, a favore di standard pornografici impossibili da realizzare nella realtà, regalando solo un alto grado di frustrazione alla coppia.

Maslow e i bisogni primari

Secondo lo psicologo statunitense Abraham Maslow, noto per la Piramide dei Bisogni, esiste una gerarchia delle necessità dell’individuo, alla cui vetta si trova l’autorealizzazione: moralità, problem solving, accettazione. Alla base della piramide, invece, troviamo i bisogni fisiologici: respiro, alimentazione, sesso. A salire, nella piramide, si trova: sicurezza, appartenenza e stima. Ma alla base, dove è l’istinto a guidare, ci sono necessità fisiologiche, dettate dalla reale natura dell’uomo, e il sesso è una di queste. Per Maslow non esiste un bisogno slegato dal resto delle necessità dell’individuo, come ad esempio il sesso, ma va a integrarsi nella totalità dei suoi bisogni; poiché l’uomo è visto come una totalità dinamica e integrata, quindi un unico bisogno condiziona il complesso dei bisogni personali. Questi bisogni s’innescano con una spinta motivazionale, a sua volta causata da una squilibrio tra una situazione attuale a quella desiderata.

I bisogni fisiologici sono anche quelli necessari alla sopravvivenza, quindi i più urgenti da soddisfare. Le condizioni sociali influiscono in maniera determinante e ogni persona compie un personale percorso di maturazione e sviluppo motivazionale e, all’interno di questo, mete ed obiettivi sono suscettibili di enormi modifiche. Maslow afferma che i bisogni primari sono gli stimolatori di tutti gli altri bisogni. Questa è la natura dell’uomo, e il bisogno primario del sesso che viene “soddisfatto” con un mezzo artificioso, come il porno, snatura il complesso motivazionale. L’evoluzione umana è un continuo percorso di allontanamento dall’essenza legata alla terra; da quando si cacciava per nutrirsi si è passati agli scaffali dei supermercati. Nella pornografia i bisogni primari sono appagati con meno fatica fisica e impegno relazionale. E il sesso, ha raggiunto l’ultima frontiera: senza il coinvolgimento fisico con un altro essere umano.

Sempre più isolati e meno auto-realizzati

Assistiamo a fenomeni come l’hikikomori, dove i giovani conducono un’esistenza in completo ritiro sociale, nel chiuso della loro cameretta, vedendo il mondo tramite un computer. L’altro è visto sempre più come un pericolo o, nel migliore dei casi, come semplice mezzo per ottenere uno sterile tornaconto. I giovani sperimentano sempre meno la relazione con gli altri, e quando avviene, si esprime con modalità sbagliate, non di rado con violenza; le aggressioni più frequenti agli insegnanti, il fenomeno delle baby-gang, l’utilizzo precoce degli alcolici, riempiono la cronaca quotidianamente. E spesso, questi atti di violenza, sono ripresi con gli smartphone da complici o da semplici spettatori, per essere poi inseriti in rete, disponibili a una pubblica visione. Come il porno, la violenza diventa una forma educativa. Se ne fa un gran parlare, psicologi e sociologi lanciano l’allarme da tempo, ma rimane tutto fruibile in rete e la potenza delle immagini tacita qualsiasi discorso preventivo.

E allora chiediamoci: come potrà mai essere risolta l’autorealizzazione, quando i bisogni fisiologici, la sicurezza, l’appartenenza e la stima sono soddisfatti con le modalità sopra descritte?