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Rimettersi in viaggio, oggi

Sembra tornata la voglia di “farsi un viaggio” con l’LSD: la famigerata droga, simbolo di una generazione di giovani che alla fine degli sessanta ne faceva largo uso. Il Trip psichedelico, per una ricerca spirituale e un’escursione mentale verso altri universi. Oggi, un nuovo uso del diatelamide dell’acido lisergico sta prendendo forma. Nulla a che vedere con quello sperimentato in ambienti della dipendenza per lo sballo e l’evasione dal mondo “brutto e cattivo”. I giovani lavoratori della famosa Silicon Valley in California, sede di colossi societari come Facebook e Google, ne assumono una microdose, variabile da 10 a 20 microgrammi ogni tre giorni (per lo sballo ne serve un dosaggio tra i 75 e i 150). Il motivo? È presto detto. Secondo i neofiti dell’Lsd, si ottengono miglioramenti sensibili delle performance personali: fluidità e scioltezza nei dialoghi con il prossimo, prontezza e lucidità mentale, eliminazione della timidezza e della paura di decidere. Vere e proprie macchine da guerra per la socialità a quattro stelle. Empatia e produttività sul lavoro, una migliore capacità d’ascolto. Queste sono le testimonianze dei giovani lavoratori statunitensi, che ne fanno uso, percependolo non molto diversamente da una bibita energetica o dal caffè.

Paul Austin, 26 anni, ha fondato Third Wave, l’organizzazione per promuovere la legalizzazione e l’accettazione culturale dell’Lsd, utilizzato per scopi “terapeutici”. Third Wave, la terza onda. Secondo Austin la prima ondata di sostanze psicotrope travolse le antiche civiltà, dall’India alla Grecia. Poi ci fu la seconda, negli anni sessanta, dove i giovani fecero un uso smodato dell’Lsd. Nel terzo millennio arriva la terza ondata; rappresenta dai “microdoser”, che, sempre secondo il fondatore dell’organizzazione, riuscirà a far tornare legale l’Lsd (fuori legge dal 1967). Il giovane entusiasta non è una voce isolata, persone più mature di lui tessono le lodi dei benefici effetti del microconsumo.

Le microdosi di Lsd come rimedio farmacologico

Anche la scrittrice israelo-americana Ayelet Waldman, è una testimone delle microdosi. La donna ha assunto per un mese Lsd, e ci ha scritto sopra un libro: “A Really Good Day”. Leggendo dell’esperienza nel suo libro-diario, si direbbe veramente un gran giorno. La scrittrice testimonia di aver provato un profondo senso di felicità; senza stati di stordimento, con l’assoluta padronanza di sé. Completamente a suo agio, traboccante di amore verso il marito, i figli e in uno stato di fusione con il mondo. Jim Fadiman è uno psicologo che da tempo promulga l’idea dell’uso delle microdosi di Lsd come rimedio farmacologico, tanto da aver pubblicato una vera e propria guida: la Psychedelic Explorer’s Guide, diventando una sorta di “microprofeta”. Tanto clamore anche grazie al rinnovato interesse dei ricercatori, soprattutto negli USA e nel Regno Unito, che li ha spinti a studiare, ex novo, gli effetti dell’allucinogeno sul sistema cerebrale.

Negli anni sessanta, prima che fosse ritenuto illegale, furono effettuati numerosi studi clinici sull’Lsd. Alcuni medici lo utilizzarono per agevolare la psicoterapia di recupero sulla dipendenza da eroina e da alcol. Qualche ricercatore si azzardò a definire, lo studio delle droghe psichedeliche, la strada maestra per capire malattie come la schizofrenia. Oggi si ritorna, con cautela, a capirne gli effetti. Luigi Cervo, responsabile del laboratorio sperimentale di psicofarmacologia dell’Istituto Mario Negri di Milano, afferma che queste sostanze sono in grado di agire sui neurotrasmettitori alterati in diversi disturbi nervosi. Gli studi odierni testano sia la versione sintetica dell’Lsd, ossia il dietilamide dell’acido lisergico (creata dal chimico Albert Hoffman), sia la versione naturale, la psilocibina, ricavata dai funghi allucinogeni. Gordon Wasson, un micologo, notò gli effetti di questi funghi su uno sciamano in Messico. Inviò un campione ad Hoffman, il quale ne estrasse la psilocibina. Studiandola confermò che la struttura molecolare era simile a quella da lui sintetizzata per la prima volta nel 1938. Oggi le due molecole sono sperimentate clinicamente su un circoscritto numero di pazienti.

Risultati interessanti si stanno ottenendo, ad esempio, alla New York e alla Johns Hopkins University. Nelle due facoltà è stata somministrata psilocibina a dei malati di cancro, con diagnosi critiche. Questi ultimi hanno rilasciato testimonianze in cui dichiaravano di avere sperimentato un profondo senso di accettazione della morte. Ansia e depressioni sono risultate minori, nelle misurazioni successive all’assunzione dell’allucinogeno naturale. All’Imperial College di Londra, un gruppo di pazienti con depressione resistente ha assunto psilocibina. In oltre metà dei soggetti sono stati riscontrati miglioramenti dell’umore duraturi. Nella University of New Mexico, si è ripresa la sperimentazione per combattere le dipendenze. E risultano, in questo caso, ottimi gli esiti contro la dipendenza da alcol e nicotina. L’esperienza “psichedelica” sembra avere capacità di resettaggio sulla percezione che una persona ha del proprio malessere. Comunque, una precisazione importante va fatta, tutte queste sperimentazioni sono sempre associate a una psicoterapia.

Ultima Frontiera, la Coscienza

Il rinnovato interesse per le sostanze allucinogene coinvolge anche le neuroscienze: i ricercatori dell’Imperial College tentano di capire le dinamiche che permettono al cervello di intraprendere il famoso “viaggio” psichedelico. Vogliono studiare la sensazione di evaporazione dei confini fra l’io e la realtà circostante, il sentimento di fusione con il mondo, la pace interiore. Alcuni volontari hanno fatto delle risonanze magnetiche, dopo aver usato Lsd e altri allucinogeni. L’esperimento ha mostrato un aumento casuale e imprevedibile in alcune zone del cervello. In altre, invece, diminuisce. In particolare nell’area denominata “default mode network”, il circuito neurologico su cui si fonda la sensazione dell’Io e forse della coscienza. Anche la Ketamina è diventata oggetto di studio, altra sostanza dalle facoltà psichedeliche, e utilizzata come anestetico dai veterinari. Luigi Cervo dichiara che la ketamina sembra in grado di procurare effetti anti-depressivi immediati, al contrario di altri farmaci utilizzati in psichiatria.

E per finire negli Stati Uniti anche l’Mdma, più nota come Ecstasy, conosce nuova vita, grazie a studi clinici, favoriti dalla Food and Drug Administration. Risultati confortanti si stanno ottenendo nella cura del disturbo post-traumatico da stress. Tutto è ancora in fase sperimentale, e possibili effetti collaterali non sono ancora stati esclusi. Insomma ancora non si possono prescrivere e se ne sconsiglia vivamente un uso fai da te. Non si può negare che si sia aperta una porta su un nuovo mondo, quello delle microdosi. Allucinogeni utilizzati per migliorare le prestazioni sociali, curare la depressione, accettare la morte. Lsd in microdosi per riuscire a gestire le emozioni, gli stati d’animo, che dovrebbero essere elaborati con la cara vecchia introspezione. Capire se stessi, gestire il proprio Io, sta diventando più complicato di una scalata del monte Everest a mani nude. Tanto da spingere la ricerca a voler curare i mali dell’animo alla radice. Tentando di manipolare l’area del cervello dove risiederebbe la coscienza.

La sensazione è quella di un uomo sempre più incapace di gestirsi da solo, alla ricerca di risposte mediche immediate. Ansie vissute come virus da debellare con l’apposita pillola. Una scrittrice afferma di provare più amore verso i propri familiari, grazie all’Lsd. Questa modernità ha caricato l’essere umano di tante sovrastrutture mentali, tante da dover usare una droga per scovare quella che permette di amare. Droghe per la relazione, droghe per “resettare” i propri malesseri. Quando la medicina può lenire disagi mentali, al di fuori delle proprie capacità cognitive, è sempre la benvenuta. Ma qualche perplessità dovrebbe sorgere, di fronte all’Lsd utilizzata per migliorare le relazioni sociali in soggetti clinicamente sani.

Riferimenti bibliografici

Palmerini C. (2017). L’LSD è tornato, in Focus del 12/2017, n° 302, pp. 37-40

Lsd: i rischi delle microdosi in www.corriere.it