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Andrea Bufano, ci racconta con estrema umiltà la sua storia con le dipendenze da cocaina e gioco d’azzardo, dipendenze che gli hanno cambiato la vita per sempre. Oggi Andrea, che è uscito da quel mondo ed è diventato uno scrittore, vuole mandare un messaggio importante a tutti quei ragazzi che sono “curiosi” e che si avvicinano a questo mondo senza pensare alle conseguenze.

Leggi l’intervista completa!

 

Ci racconti la tua storia?

Non lo so nemmeno io da dove iniziare per raccontare la mia storia, ma credo sicuramente dalla fine, ossia che sono diventato uno scrittore e che con la scrittura porto avanti una testimonianza di una vita folle, a mille, senza regole e senza schemi, per la serie “vivere ogni giorno come fosse l’ultimo della vita”, ed invece sono sopravvissuto. Sono cresciuto per strada. Mio padre era un camionista e mia madre lavorava in una fabbrica di tabacco, quindi mi hanno cresciuto i nonni materni. Avevo paura di mio padre. Lui mi metteva spesso in castigo, mi picchiava a colpi di cintura oppure mi chiudeva a casa e non mi faceva uscire: era l’unico modo che conosceva per tenermi a bada. Io ero un’anima ribelle sin da bambino, basti pensare che il mio primo furto l’ho fatto a 4 anni. Rubare mi dava un senso o un delirio di onnipotenza, mi eccitava. Sono cresciuto giocando a pallone per strada sognando di diventare un calciatore e invece con il tempo ho fatto una vita che mai avrei minimamente sognato e immaginato. Di amici fissi non ne ho mai avuti, amavo essere sempre diverso dal resto, il mio egocentrismo mi portava a tutto ciò, io volevo distinguermi e non volevo essere come loro.

A contribuire al mio isolamento, sono stati anche i bulli che ho conosciuto da bambino: ero magrissimo, mi prendevano in giro e molti mi picchiavano. Mi hanno incattivito talmente tanto che ho iniziato a giocare a fare il “grande” e il piccolo criminale per far sì che avessero paura di me. La mia più grande fortuna e il regalo che mi ha fatto la vita, è stato avere una splendida famiglia sempre presente e sempre a sostenermi, sia i genitori che i miei fratelli. Mio fratello minore è una delle persone più importanti della mia vita, è stato lui il mio vero ed unico e solo amico in 44 anni di vita. A scuola ero terribile, non mi andava mai di studiare e come scrissi nel mio primo libro “Neve A Giugno”, facevo il bravo solo nell’ora di Francese, perché da ragazzino la supplente di Francese era la mia ossessione sessuale. Sesso e gioco d’azzardo sono state la mia rovina, se ho fatto quello che ho fatto nella vita l’ho fatto esclusivamente per soddisfare le mie esigenze sessuali e la mia malattia di giocare sempre. Non ho mai pensato di drogarmi, non mi interessava, ma il sesso mi ha condotto alla droga.

 

Quando è stato il tuo primo contatto con le sostanze?

Avevo 17 anni quando per la prima volta ho usato la cocaina. Ero a casa di due ragazze universitarie ed io ero sempre ossessionato all’idea di avere un rapporto sessuale con una donna più grande di me. Prima di quella sera io non mi ero mai drogato. Una delle ragazze ha messo su di un vassoio la cocaina, io feci finta di non sapere cosa fosse e le feci capire che non volevo, ma quando mi disse “Andrea con questa scopiamo meglio” non ci ho capito più nulla e ho provato la cocaina. È stato amore a prima vista con la cocaina, e dopo aver esaudito finalmente il mio desiderio sessuale, mi sono “innamorato” della cocaina e delle varie ragazze di turno. All’inizio amavo da morire fare sesso sotto effetto di cocaina, poi con il tempo quando ne sono diventato dipendente, non mi piaceva più perché non mi dava nessun tipo di piacere e di eccitazione.

Mi eccitava giocare d’azzardo: cocaina e video poker, cocktail letale per ogni essere umano. Con il tempo poi ho voluto provare tutte le droghe: cannabis, eroina, cocaina, funghetti allucinogeni, trip, LSD, micropunta, francobolli, ecstasy, infine il peyote, la droga più potente al mondo, alla quale vieni introdotto da uno sciamano, che ti “guida” in un viaggio spirituale di circa 72 ore dove non mangi, non bevi e non dormi. Ho conosciuto diverse persone prendersi il peyote senza sciamano, e ahimè si sono tutti suicidati. Mi ricordo un ragazzo che prese il peyote da solo, e mi disse che ha parlò per tre giorni consecutivi con uno gnomo sulla mano. Si è suicidato qualche mese dopo buttandosi con tutta la macchina in mare, ci era rimasto sotto e vedeva sempre mostri. Tutte queste droghe che vi ho elencato almeno una volta nella vita le ho provate, ma con la cocaina ci ho “convissuto” purtroppo ogni giorno dai 17 anni ai 28 anni: 11 lunghissimi anni.

 

E poi come è andata avanti? Quando hai iniziato a giocare d’azzardo?

È andata avanti con la cocaina finché riuscivo a procurarmela, poi quando mi hanno licenziato al lavoro, una sera mi sono ritrovato a dormire in stazione: non volevo fare quella fine a 22 anni. Il giorno dopo ho fatto una rapina in banca, da lì è iniziata la mia escalation criminale e una vita folle come una trottola impazzita. Quando rapinavo una banca anziché mettermi i soldi da parte, io già pensavo a quando finivano e quale era la prossima banca da rapinare. Ero attaccato ai video poker, alle corse di cavalli andando a scommettere a nero negli ippodromi. Ho visto uomini giocarsi le proprie mogli, vendersi le case, le macchine, i ristoranti: una vera droga la ludopatia. La ludopatia ti fa essere sempre arrabbiato, non mangi, non desideri nemmeno più il sesso, non ridi, ti riempi di odio e cattiveria, diventi un’altra persona, come se qualcuno si impossessa della tua anima. Io quando perdevo forte, diventato cattivo e pericoloso. Sono convinto che ogni ludopatico si riconosce e si rispecchia in queste mie affermazioni, purtroppo. I ludopatici non hanno amici, li vedi sempre da soli e disperati, non hanno mai soldi, perché il vero ludopatico è un perdente, il ludopatico non gioca per vincere ma per bisogno di farlo altrimenti sta male. Io dovevo sempre giocare h24 e mi staccavo completamente dal mondo, mi privavo degli affetti più intimi e cari, odiavo tutti. E’ impossibile avere una fidanzata almeno che non è una ludopatica anche lei. La ludopatia è una gravissima patologia. Quando mi hanno arrestato per me è stata una liberazione.

 

Quando ti sei reso conto di aver perso il controllo della situazione? C’è stato un momento o un evento significativo che ti ha aperto gli occhi?

Mi sono reso conto di aver completamente perso la situazione di mano quando mi ero totalmente isolato, non andavo più allo stadio, non mi compravo dei vestiti, delle scarpe, il pane addirittura! Io sono stato sempre incline alle dipendenze ma la ludopatia è stata la più dura. Ora gioco le schedine, le bollette da 1 euro, a volte anche da 20 centesimi e nemmeno controllo i risultati, piano piano sempre grazie alla scrittura e grazie alla mia ex fidanzata mi sono allontanato, infatti sono tuttora incredulo che mi sono liberato. Il momento di svolta è stato quando ho avuto il coraggio di telefonare agli operatori e farmi chiudere tutti i conti on line dei siti di scommesse: da lì è iniziato il mio allontanamento e oggi anche se volessi iscrivermi in un sito on line, non potrei, perché sono stato bandito da tutti i siti dato che ho ammesso di avere un problema e di essere ludopatico. Lì ho capito che potevo farcela ed è stato il momento chiave: se non avessi avuto quel coraggio, credo avrei continuato a giocare.

Tra tutte le dipendenze, la ludopatia è quella per cui porto rancore e odio, perché veramente mi ha rovinato la vita, mi ha fatto perdere l’amore verso i miei genitori, i miei fratelli. Una volta una mia ex fidanzata mi disse guardandomi fisso negli occhi “Noi ci lasceremo per il gioco vedrai“. Io non vedevo l’ora mi lasciasse perché volevo giocare ed effettivamente andò così. Anche un colloquio con uno Psichiatra è stato l’episodio chiave e svolta che mi ha fatto cambiare: mi sono detto che è assurdo che sono andato da uno Psichiatra per il gioco e non per la droga, e poi ha contribuito molto la mia ultima ex fidanzata dicendomi che se ho sconfitto la cocaina potevo anche sconfiggere la ludopatia.

Quando andavo in qualsiasi posto, la prima cosa che facevo era andare su Google e trovare il primo centro scommesse, come quando uno si droga e va in cerca dello spacciatore, solo che le sale scommesse sono tutte legali. Mettono il cartello fuori dalle sale che la ludopatia può creare dipendenza, ma nessuno lo guarda. Una volta conobbi una donna che si era completamente invaghita di me, mi girava il suo stipendio per giocare, io mi sentivo in colpa ma lei era completamente innamorata di me, finché un giorno le dissi che con me sarebbe finita sul lastrico e che non provavo nulla per lei, si mise a piangere e mi cacciò di casa, lo feci apposta, non si meritava di vivere il mio inferno. Le persone che hanno una storia come la mia, dovrebbero aver il coraggio di ammettere tutto ciò e aprire gli occhi e la mente ad altre persone, dovrebbero dargli voce e mandarle in televisione e altrove per salvare tantissimi disperati che sono invischiati con il gioco e con la droga.

 

Che cosa diresti ad Andrea del passato? Quale consiglio gli daresti per non prendere quella strada?

Ad Andrea del passato non gli direi nulla perché sono dell’opinione che quando si fa una cosa, si è coscienti e consapevoli di quello che si fa. Forse l’unica cosa che gli direi è quella di avere il coraggio di dire NO alle debolezze e alle tentazioni. Il consiglio per non prendere nuovamente quelle strade è semplice: sono strade già percorse, Andrea ha conosciuto ed esplorato quei mondi in ogni essenza e in tutti i suoi meandri. Se ho conosciuto la prostituzione, il carcere, la delinquenza, la criminalità, è per quelle strade che ho percorso, quindi Andrea sa ed è cosciente dove portano quelle strade, di certo a nulla di buono, ma portano solo oscurità, tristezza e dolore, ed io mi sento in dovere di avvisare soprattutto i più giovani. Comunque mentre vi scrivevo, ad un certo punto mi sono fermato e mi sono chiesto:

Andrea, ma che vita hai fatto? Cocaina, sesso sfrenato, video poker, cavalli, soldi bruciati, macchine, lusso, vestiti, ed ora sei dinanzi ad una pepsi, a dei salatini, e hai una stanza che ti ha regalato una persona di cuore. Ma è questa la tua vita? O l’altra?”

Ho risposto senza esitare al vecchio Andrea:

Io nemmeno dovevo essere vivo, ecco perché ora amo questa vita, l’altra mi ha dato solo il piacere dell’attimo, questa invece mi fa percepire l’amore e l’umanità”.

 

Che suggerimento vuoi dare alle persone che si trovano intrappolate in una dipendenza e alle loro famiglie?

Io non sono nessuno per dare suggerimenti a chi sta purtroppo in mezzo a queste cose, ma l’unico consiglio che mi permetto di dargli, è di parlarne e liberarsi, altrimenti ci rimangono tutta la vita in quei mondi. Potrebbero scrivere dei libri della loro esperienza e delle loro dipendenze e potrebbero aiutare tanti giovani e anche tanti adulti. È veramente l’unico consiglio che mi sento di dare verso queste persone e verso i loro familiari. Ad esempio in questi anni della mia attività su Facebook, ho avuto il piacere e l’onore di conoscere Gianpietro Ghidini, un genitore che ha perso un figlio a 17 anni a causa della droga. Gianpietro grazie alla sua scrittura e alla sua testimonianza è di aiuto per moltissimi giovani ma soprattutto per tantissimi genitori che non sanno come comportarsi con i loro figli. Ecco, seguire i consigli di Gianpietro Ghidini è un consiglio. Ho partecipato ad un Concorso Letterario dedicato a suo figlio e sono stato premiato per il coraggio di raccontarmi. Sono riuscito, scrivendo, a liberarmi di queste croci. La cocaina l’avevo sconfitta nel 2005, ma la ludopatia mi ha veramente fatto crepare, è stata la dipendenza che più mi ha consumato energie psicologiche. Ora grazie alla scrittura sono veramente libero.

Grazie alla scrittura, soprattutto, ho iniziato ad amare le piccole cose e finalmente mi sono liberato di tutte le mie prigioni e sono diventato Libero, uno Spirito Libero ma sempre dall’animo ribelle verso le ingiustizie. Vorrei concludere questa intervista ringraziandovi di cuore perché servono le persone come voi che hanno il coraggio di diffondere queste storie e testimonianze di vita, perché come dico sempre io, ci vuole più coraggio ad ammettere tutto ciò che vi ho raccontato che a farlo, perché a farlo è semplice ma a dire di stare lontani e dire ho sbagliato, bisogna avere coraggio.

 

Grazie di cuore per avermi ascoltato

Andrea Bufano