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Attualità

Se il vicepreside rimprovera l’alunno il giorno dopo arriva papà

La brutta avventura di un vicepreside di Foggia

Accade a Foggia, nell’Istituto di scuola secondaria di I grado L. Murialdi. Il padre di un alunno, ascoltata la sola versione del figlio, va a scuola e aggredisce il vicepreside senza neanche pretendere dei chiarimenti. Come riportato da ilfattoquotidiano.it, il dirigente scolastico è stato ricoverato e la diagnosi ha riscontrato trauma cranico e addominale.

Dalle scuole italiane ormai riceviamo fatti di cronaca che sembrano provenire dal far-west. Veri e propri bollettini di guerra, dove non è solo il fenomeno del bullismo tra ragazzi a fare da padrone. È, infatti, di pochi giorni fa la notizia della professoressa di Caserta sfregiata da un alunno.

Sabato 10 febbraio il vicepreside di una scuola di Foggia è stato brutalmente aggredito dal padre di un alunno. Come riporta la cronaca di questi giorni, l’uomo ha effettuato un vero e proprio blitz, ha atteso il suono della campanella per entrare all’interno dell’istituto, confondendosi con gli alunni che stavano raggiungendo le proprie classi. Con scaltrezza è riuscito a eludere i collaboratori scolastici addetti alla vigilanza. Una volta dentro, ha rintracciato il vicepreside, il professor Pasquale Diana, e senza dare spiegazioni, e senza pretendere chiarimenti dalla vittima, l’ha picchiato selvaggiamente.

L’aggressione del genitore è stata repentina e inaspettata, tanto che i collaboratori scolastici e i docenti presenti hanno avuto non poche difficoltà a far desistere l’uomo infuriato.

Il motivo di tanta rabbia, è da riscontrarsi nel rimprovero che il professor Diana aveva fatto al figlio il giorno prima. Il ragazzo stava spingendo altre alunne in fila, durante l’uscita da scuola. Il vicepreside era uno degli addetti alla vigilanza, e notando tale comportamento ha preso per un braccio l’alunno esagitato e lo ha esortato a smetterla, poiché avrebbe potuto fare male a qualcuno.

Il genitore ha ascoltato la sola versione del figlio, non ha chiesto nessun colloquio per ricevere dei chiarimenti, ha solo architettato il suo proposito vendicativo. Le numerose testimonianze depositate in Questura confermano che l’uomo si è avventato sul professore, il quale ha ricevuto numerosi e violenti colpi, inferti al capo e all’addome. Il vicepreside Diana non minimamente reagito di fronte a tanta e inaspettata violenza.

Polizia e operatori del 118 sono immediatamente accorsi sul posto. Il professore ha subito ricevuto le prime cure, trasportato al pronto soccorso i medici hanno stabilito una prognosi di trenta giorni. Il Ministro delll’Istruzione Valeria Fedeli è intervenuta sul caso e ha dichiarato: “Fatti gravi. La violenza fisica o verbale non è mai tollerabile. E lo è ancor meno quando si verifica all’interno di una scuola”.

Un atto scellerato. L’ennesimo esempio di come la comunicazione sia diventata inefficace. Apprendere le notizie senza fare i dovuti riscontri, credere solo alla propria parte. La figura dei docenti nelle scuole, sta diventando sempre più il capro espiatorio delle mancanze dei figli. Il rispetto delle più elementari regole di comportamento, sono vissute come vere e proprie angherie. L’idealizzazione estrema dei figli porta i genitori a credere soltanto alle loro parole. Il dubbio non alberga più nello spirito critico. La comunicazione, appunto, nell’era della connessione globale è diventata sempre più sterile, e preferibile comunicare con le emoticon su uno smartphone, piuttosto che incontrarsi e avere un sano confronto faccia a faccia.

Il genitore avrebbe dovuto fare semplicemente questo: chiedere un incontro con il docente e chiarire tutti e tre insieme. Invece non c’è stato margine, la verità era solo quella del figliol prodigo, e l’unica giustizia è quella dettata dal proprio codice morale. Un’aggressione che forse nasconde anche altre problematiche. Questo non è ancora dato saperlo.

Dentro le scuole non si può assistere a eventi del genere, violenze che legittimano le azioni di figli indisciplinati. Un messaggio devastante che molti adulti di riferimento mandano di continuo ai ragazzi.

“Gli insegnanti sono solo insegnanti”

Chi scrive è stato testimone di un episodio che rende molto bene l’idea che non è solo la violenza fisica a demolire l’immagine degli insegnanti. Quattro anni fa, primo giorno di scuola per i miei figli. Il più grande lo avevo portato alle otto in prima media, mezz’ora dopo, il secondo, sarebbe entrato nell’istituto di fronte per iniziare la quarta elementare. Salutato il primogenito, e dopo averlo visto entrare in classe, mi dirigo verso la scuola elementare per salutare e dare un in bocca al lupo al secondogenito. Nel tragitto tra le due scuole incrocio una famiglia che stava raggiungendo la scuola elementare. Madre, padre e due figli maschi. Il più piccolo, entusiasta e nervoso per il primo giorno di scuola dice alla madre: “Mamma sono contento di ritornare a scuola, anche se la maestra mi rimprovera molte volte”. La risposta della madre fu illuminante, per quel che mi riguarda e per l’argomento trattato in quest’articolo. La donna, infatti, con un fare strafottente sentenziò: “Cosa te ne importa, tanto è solo una maestra.”

Sono i genitori, in questi casi, i primi a destituire gli insegnanti. Sono vissuti come un intralcio, se non danno buoni voti e se evidenziano delle lacune nei ragazzi. Non sono più vissuti come figure fondamentali per la crescita delle generazioni, dei futuri adulti.

Genitori che si rivolgono all’avvocato e portano in tribunale commissioni di esame perché hanno dato “ottimo” e non “eccellente” a loro figlio nella valutazione degli esami di terza media, genitori che picchiano i docenti, genitori che svalutano la figura degli insegnanti davanti i propri figli. Si parla tanto di questa generazione di giovani svogliati, nichilisti e al tempo stesso adultizzati precocemente per non gravare troppo sulle tempistiche di vita dei genitori. Ma le colpe sono da ritrovare in un sistema educativo che ha allargato troppo le maglie; concedendo un permissivismo che nelle mani dei più piccoli può risultare pericoloso, e portando gli adulti di riferimento ad un rapporto paritario con i giovani da crescere.

Forse sarebbe il caso di ridare autorità agli insegnanti, riconoscendo l’importanza del loro ruolo, e ridimensionando la figura dei bambini, riportandoli ad una dimensione dove possano crescere senza credere che tutto gli sia dovuto e che le loro ragioni vengano prima di quelle di tutti gli altri.

Scritto da Davide Testa, blogger e articolista de Le Storie Più Piccole Del Mondo