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Weather Addiction: quando il meteo genera dipendenza patologica

In Italia, su Google si ricercano le condizioni meteo molto più dei materiali pornografici. Il 61% circa dei nostri connazionali organizza le proprie giornate e programma le vacanze in base alle condizioni climatiche. Se si è anziani o genitori di bambini sotto i 12 anni di età le percentuali aumentano. Questi sono i risultati dello studio Monitor Allianz Global Assistance, condotto nel corrente anno in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Nextplora, a conferma e supporto delle parole di Carlo Alberto Augieri, professore ordinario di Critica letteraria e Letterature comparate presso l’Università del Salento.

A tal proposito, egli afferma: “Molto meteo e meno porno può stare in questa varietà: il tempo di fuori è controllabile e ci fa stare bene nel mondo di dentro; d’estate ci preoccupa la possibilità di passare una giornata di vacanza al sole. Esprimiamo un senso di comodità e arroganza nei confronti del tempo, che deve conformarsi alle nostre abitudini, per cui essere discordanti rispetto al tempo denota squilibri emozionali tra i concetti, per esempio, di famiglia, abitudine, vacanze”.Si tratta di una condizione sempre più diffusa di preoccupazione e ansia nei confronti di come sarà il tempo oggi o nella giornata di nostro interesse, al punto da mettere in atto dei comportamenti ripetitivi e persistenti che assumono la connotazione di una vera e propria meteo-dipendenza.

Meteo-dipendenza: di cosa si tratta

La meteo-dipendenza è annoverabile tra le dipendenze comportamentali (o dipendenze nuove o dipendenze senza sostanza), in quanto consiste in una condizione di asservimento psico-fisico al comportamento di controllare in maniera ripetuta e continuativa le previsioni meteorologiche. La persona, quindi, non riesce a fare a meno di ricercare le notizie meteo. Certamente, la massiccia ed estesa fruibilità di smartphone, tablet, televisione, sostituisce il ricorso al giornale cartaceo e ci persuade a visionare le informazioni che ci interessano in maniera talmente rapida e automatica da sembrar naturale.

Trattandosi, inoltre, di un comportamento socialmente accettato e comunemente diffuso, può passare inosservato oppure essere sottovalutato. Tuttavia, può assumere connotazioni e conseguenze estreme e allarmanti che possono compromettere il funzionamento della persona nelle diverse sfere di vita. Giungere, infatti, a non mettere i piedi fuori di casa se non sia previsto bel tempo è un allarmante segnale di squilibrio emotivo che può ledere, a lungo andare, il funzionamento lavorativo, relazionale, psicologico della persona.

Meteo-dipendenza: quali cause

Maurizio Brasini, psicoterapeuta e docente di psicoterapia all’Università dell’Aquila, afferma: “Dal rapporto che molte persone stabiliscono con il meteo, emerge un atteggiamento ossessivo compulsivo. E avere l’ansia di sapere che tempo farà è l’effetto di un comportamento patologico che ha altre cause”. La frenesia della quotidianità in cui siamo immersi, precarietà economiche e lavorative, difficoltà relazionali, stressors di varia natura ci rendono deboli e fragili e ci fanno sentire incapaci di governare la nostra vita. Tali condizioni generano preoccupazioni e stati d’ansia più o meno invalidanti che vengono incanalate su persone, oggetti o fenomeni di vario tipo. Fra questi c’è il meteo.

Meteo-dipendenza: verso il controllo del clima

Il diventare dipendenti dalle informazioni riguardanti il meteo nasce dall’esigenza dell’uomo di controllare almeno una porzione della propria esistenza, ossia il futuro. Per quanto limitati ed imperfetti per definizione, necessitiamo di sentirci artefici del nostro destino in toto ed onnipotentemente perfetti: poter controllare le direzioni di un tempo che ci consentono di sapere cosa accadrà nelle prossime ore e giornate risponde a questa esigenza e ci fa sentire al sicuro. In tal modo, le nostre ansie possono essere messe a bada. Peccato, però, che così facendo finiamo per rimanere intrappolati in un circolo vizioso a cui noi stessi abbiamo dato vita, dipendendo totalmente da quel desiderio di controllo che dovrebbe, invece, essere la chiave della nostra libertà. La consapevolezza di come un comportamento tanto “normale” possa mutare in patologico può costituire un primo passo verso la maggiore libertà di cui possiamo godere: la libertà di vivere.

 

Riferimenti bibliografici