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Cosa è e quando si attua la coordinazione genitoriale

Questo intervento è attualmente poco conosciuto in Italia e poco utilizzato. È un intervento obbligatorio decretato da un giudice che riguarda le coppie altamente conflittuali che non riescono a trovare punti d’incontro. La coordinazione genitoriale è un processo di risoluzione alternativa delle controversie, centrato sui minori, il cui obiettivo primario è quello di ridurre il danno sullo sviluppo dei figli. I tribunali italiani, da un decennio a questa parte, preferiscono l’affido condiviso e per coloro che non riescono a risolvere le loro controversie attraverso altre modalità o procedimenti giudiziari, viene prescritto un percorso di coordinazione genitoriale.

 

Le radici della coordinazione genitoriale

Prima del 1969 negli Stati Uniti il divorzio poteva esser concesso solo a coloro che potevano dimostrare che nella coppia era presente una colpa, come l’adulterio, l’abbandono, l’abuso fisico o mentale, la dipendenza da alcool o da sostanze. Ma in quell’anno la California ha approvato la prima legge del divorzio “senza colpa”, provocando un incremento delle richieste di divorzio.

Intorno alla metà degli anni ’70 i giudici americani hanno iniziato ad ispirarsi all’uguaglianza di genere, considerando quindi i padri e le madri uguali di fronte alla richiesta di affido del minore dopo il divorzio. Questo cambiamento positivo ha comportato però litigi sempre più aspri e conflittuali tra i genitori su chi sarebbe riuscito ad ottenere il diritto di crescere e prendersi cura dei figli. È in questo contesto che nasce la coordinazione genitoriale, basandosi su un modello integrato che richiede diverse competenze professionali per la sua attuazione.

 

Il fenomeno in Italia

I tribunali americani, come quelli italiani, si trovano di fronte a sempre più casi di divorzio e con la legge n°54 dell’8 Febbraio 2006 il regime ordinario si basa sull’affido condiviso dei minori: la responsabilità genitoriale è condivisa e quindi entrambi esercitano la patria potestà. Per le coppie altamente conflittuali, nelle quali la comunicazione è ridotta al minimo e non vi è praticamente mai accordo sulle scelte riguardanti il figlio, il giudice può nominare un coordinatore genitoriale in qualsiasi momento sia durante che dopo il procedimento di separazione o di qualsiasi altra pratica legale che contempli affido o genitorialità. Il giudice redige l’Ordine d’Invio del Tribunale (OIT), ovvero il documento che definisce l’autorità e gli obiettivi del servizio da un punto di vista legale al cui interno vengono identificate le parti, i minori, gli avvocati e il coordinatore genitoriale designato.

 

Il coordinatore genitoriale

Ruolo principale di questa figura è quello di tutelare lo sviluppo dei minori, evitando che vengano trascurati o coinvolti nei conflitti coniugali. Il coordinatore genitoriale è una parte terza, imparziale, obbligata a seguire una coppia designata da un giudice; Per creare l’alleanza terapeutica è importante firmare un contratto d’impegno tra le parti coinvolte che definisca il servizio fornito. All’interno è possibile specificare che la coordinazione genitoriale non è un servizio clinico né può esser sostituito ad un percorso di psicoterapia, se l’individuo presenta tale esigenza.

Dopo il divorzio si possono instaurare tre diversi pattern di relazione cogenitoriale:

  • Cooperativo, i partner sono altamente conflittuali ma riescono ugualmente a rispettare il ruolo genitoriale dell’altro nei confronti del minore senza squalificarsi;
  • Disimpegnato, i partner sono entrambi presenti nella quotidianità del figlio ma non sono coinvolti né partecipativi e non comunicano tra loro. Questo pattern di relazione si verifica tendenzialmente nelle famiglie con figli grandi e può esser chiamato anche genitorialità parallela;
  • Ostile, i partner coinvolgono i figli nei loro litigi, si ricattano a vicenda sugli orari o le possibilità di vedere i minori, scatenando una guerra di lealtà.

A partire da questi diversi pattern di relazione, durante il percorso di coordinazione genitoriale, si struttura il piano genitoriale. Esso è più strutturato via via che il livello di comunicazione fra i genitori diminuisce. Il piano genitoriale è un documento in base al quale i genitori si impegnano a soddisfare al meglio i bisogni dei figli nella nuova condizione cogenitoriale. Esistono quattro differenti modelli a seconda delle esigenze, delle caratteristiche della coppia e del nucleo familiare:

  • Piani genitoriali di base, i partner sono altamente conflittuali ma riescono a cooperare per i bisogni del figlio, mantenendo intatta la funzione cogenitoriale per il benessere e lo sviluppo del minore;
  • Piani genitoriali per le lunghe distanze, vengono strutturati e attuati quando i partner vivono a più di 50 miglia di distanza l’uno dall’altro;
  • Piani genitoriali focalizzati sulla sicurezza, il tribunale penale decreta l’allontanamento dell’individuo violento mentre invece il tribunale civile decreta la possibilità di incontri con il minore;
  • Piani genitoriali altamente strutturati, riguarda le coppie altamente conflittuali che hanno esposto i figli ad interazioni ostili e che quindi non riescono a svolgere la funzione di cogenitori in modo adeguato.

È importante tenere presente che il percorso di coordinazione genitoriale non riguarda coppie violente poiché in esse vi è uno squilibrio di potere. Il percorso di sostegno e di tutela dei minori qui presentato riguarda unicamente le coppie in cui i partner possiedono lo stesso livello di potere, nonostante abbiano deciso di separarsi.

 

Scritto da Federica de Lillis, Dott.ssa in Psicologia dello sviluppo tipico e atipico presso Facoltà di Medicina e Psicologa La Sapienza

 

Riferimenti bibliografici

Carter D.K. (2014),  “Coordinazione genitoriale. Una guida pratica per i professionisti del diritto di famiglia”, Franco Angeli Editore.