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Dipendenza e Tossicodipendenza: un approccio integrato

La dipendenza è il processo che prende avvio da un comportamento finalizzato a procurare piacere e ad alleviare un malessere interiore e si caratterizza poi, per il costante fallimento del suo controllo e per la sua persistenza malgrado le conseguenze negative che esso produce. La persona perde il controllo sulla sua vita e, pur desiderando di uscire da questa condizione, i tentativi che attua, spesso si rivelano fallimentari. La dipendenza nasce dal consumo regolare di una sostanza psicoattiva legale (alcol, tabacco, medicamenti, ecc.) o illegale (eroina, cocaina, droghe sintetiche, ecc.) ma anche da un comportamento o un’attività lecita e socialmente ben accettata, sulla quale la persona perde il controllo (gioco d’azzardo, cibo, internet, cellulare, amore, sesso, shopping, lavoro,ecc.). Nella nostra società il problema della dipendenza è molto diffuso a tutti i livelli. Le cosiddette “new addiction” o “dipendenze comportamentali” si evidenziano sempre più attraverso comportamenti estremamente patologici e condotte di dipendenza che di fatto stanno creando una situazione di vera e propria emergenza-sociale. E mentre non ci sono adeguati termini di definizione per alcuni comportamenti patologici, il termine “tossicodipendenza” ha assunto nel tempo una connotazione negativa, associata alla dipendenza da sostanze illegali.

La tossicodipendenza esprime un cambiamento stabile del rapporto cervello-sostanza e si manifesta con la perdita di controllo sull’uso della sostanza stessa, con un desiderio forte ed urgente che non si esaurisce, si attenua solo dopo averla assunta e si ricrea anche dopo lunghi periodi di interruzione. Il fenomeno è stato spesso al centro di discussioni e dibattiti. Diversi punti di vista sono stati suggeriti a seconda che l’ambito fosse biologico, psicologico, sociologico o di altre discipline antropologiche.

Ottica Biologica

Quest’ottica esclude la sfera del vissuto e delle relazioni nella quale l’individuo entra in rapporto con la droga. E’ la droga che, venendo a contatto con la persona produce la patologia, come un virus. La priorità è data quindi alle interazioni bio-chimiche tra sostanza e strutture somatiche. Il resto non è influente. Spesso la terapia adottata da questo tipo di approccio consiste in un esclusivo intervento farmacologico o è comunque incentrata su questo.

Ottica Psicologica

In questa ottica la sostanza non è “l’agente patogeno” che produce la patologia. L’attenzione si sposta sulla persona che ne fa uso e l’assunzione di sostanze è correlata ad un disagio intrapsichico. Freud vede nel comportamento da abuso spinte narcisistiche e stati maniacali di tipo ossessivo. Inquadra la dipendenza in una prospettiva di regressione agli stadi infantili nello sviluppo psicosessuale dell’individuo. La correlazione tra relazione infantile tra figlio e madre e gli stati di dipendenza è stata sottolineata da altri autori. Il parallelismo è tra disagio-bisogno e astinenza-fame. La droga avrebbe la funzione simbolica del latte materno. La madre sarebbe dunque surrogata dalla sostanza. Sempre in ambito psicologico, altre modalità di approccio focalizzano l’attenzione sul sistema di relazioni interpersonali nel cui ambito si sviluppa una situazione di tossicodipendenza. In ogni caso, secondo il punto di vista psicologico, la tossicodipendenza sarebbe il sintomo di un malessere “interno” alla persona, seppure in varia misura correlato a variabili di relazione.

Ottica Sociologica

Un ruolo importante nel verificarsi di situazioni di tossicodipendenza è attribuito al contesto socio-culturale e familiare in cui il soggetto è inserito. A partire dagli anni venti, negli Stati Uniti il fenomeno della tossicodipendenza è stato associato al concetto di ”disorganizzazione sociale”, poi a quello di “disadattamento”, fino ad arrivare agli anni ottanta, quando l’attenzione degli studiosi cominciò a concentrarsi sulla popolazione giovanile in quanto popolazione maggiormente coinvolta. La società moderna, esautorando la famiglia dalla socializzazione dei giovani, delegata ad altre agenzie educative, avrebbe creato una categoria giovanile esposta a problemi di emarginazione. Questa categoria, spesso in crisi di identità, proprio in relazione alla destabilizzazione della famiglia, avrebbe assunto comportamenti distruttivi e/o autolesivi nei confronti di una società non adeguata alle sue aspettative.

Premesso che i tre ambiti presi in considerazione interagiscono fra loro, ognuno con peso variabile, in ogni evento umano, possiamo affermare che ogni conclusione che attribuisca peso preponderante o monocausalità a ciascuno di essi è certamente avventata. Ne consegue l’esigenza di un approccio integrato, cioè di un sostegno farmacologico, medico-professionale e psicologico. dove la relazione diventa il contenitore principale. Altri approcci terapeutici quali “DRUG FREE” (trattamento residenziale nelle comunità terapeutiche. Counselling ambulatoriale. Gruppi di aiuto come i narcotici anonimi) si avvalgono di interventi di gruppo psicologici mirati ad assistere gli assuntori di droghe affinché raggiungano uno stato di astensione duratura e imparino ad affrontare i loro problemi personali con modalità che non implichino l’utilizzo di droghe. Aspetto centrale nella lotta alla dipendenza rimane la consapevolezza che “non esiste la tossicomania come realtà oggettiva ed immutabile”. Ogni persona è diversa dall’altra e da se stessa in funzione del tempo. Questo comporta che, per evitare il rischio di abbandono o insuccesso è la terapia che deve adeguarsi al soggetto e non viceversa.

Scritto da Giovanni Schiattarella, Dr. In Scienze e Tecniche Psicologiche per l’Analisi dei Processi Psichici nello Sviluppo e nella Salute

 

Riferimenti bibliografici

C.R.I. Fondazione Villa Maraini o.n.l.u.s. (Massimo Barra)

Teesson M., Degenhardt L., Hall W. (2006), “Le tossicodipendenze”, Milano: Il Mulino Ed.