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Introduzione alla Disgrafia

Quando si parla di Disturbi dell’Apprendimento di solito si fa riferimento ad una serie di patologie tra cui dislessia, discalculia, deficit attentivo. La meno conosciuta, tra queste, sembra essere proprio la disgrafia.

La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento riguardante la dimensione delle lettere, la distanza tra esse, l’ortografia, in presenza comunque di QI nella norma. In termini più tecnici, è una disfunzione di tipo periferico, che interessa la sola meccanica della scrittura, determinando difficoltà nell’eseguire correttamente sia segni alfabetici che numerici; spesso in comorbilità con la Disortografia. (Pratelli, 1995; Blason et al., 2004). Quando la cattiva performance di scrittura è presente in bambini con intelligenza normale, privi di danni neurologici o handicap percettivi/motori, essa è inquadrabile come DSA. Molti bambini con disgrafia rivelano di non riuscire a scrivere correttamente le parole su una riga e di non rispettare la normale grandezza delle lettere, a tal punto di rendere la propria scrittura disordinata. Inoltre, faticano anche a riportare su carta ciò che pensano o ricordano.

Oltre al difetto di leggibilità e velocità di scrittura, possono essere presenti altri aspetti, tra cui:

  • Difficoltà di scorrimento della mano sul foglio
  • Impugnatura scorretta della penna
  • Eccessiva pressione sul foglio o scarsa pressione
  • Mal gestione dello spazio, sia rispetto al margine del foglio sia rispetto alla distanza tra parole e singole lettere
  • Difficoltà a rispettare le linee di scrittura
  • Difficoltà a scrivere le lettere nelle dimensioni corrette

Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali -5 (APA, 2013) la disgrafia viene definita come “perdita di espressione scritta”, dato che coloro che ne soffrono faticano molto a portare a termine questo compito sia a livello motorio che cognitivo. Anche se sembra una procedura talmente automatica, il processo di scrittura implica una serie di complesse capacità motorie e linguistiche da mettere in pratica. Nei bambini disgrafici queste capacità non sono completamente sviluppate; infatti, risultano essere più lenti a scrivere e mostrano molte difficoltà.

 

Aspetti ergonomici della scrittura e del grafismo: i tipi di disgrafia

E’ possibile individuare diverse tipologie della disgrafia:

  1. Dislessica: implica differenze tra scrittura spontanea e copiata. La prima risulta essere illeggibile mentre la seconda è abbastanza buona. L’ortografia è praticamente inesistente. La velocità del movimento delle dita nella norma.
  2. Motoria: deriva da difficoltà delle capacità motorie. Molto spesso la scrittura, come in quella dislessica, risulta essere illeggibile anche nella procedura di ricopiare un testo.
  3. Spaziale: deriva da scarsa capacità di orientarsi nello spazio del foglio, scrittura e copiato sono illeggibili.
  4. Pura: nella disgrafia pura sono riscontrabili solo difficoltà relative al tratto grafico
  5. Associata: può presentarsi in comorbilità con Disturbi da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD), Disturbo della Coordinazione Motoria (DCD) o altri Disturbi dell’Apprendimento (Dislessia, Disortografia etc…)

I sintomi della disgrafia sono ormai molto conosciuti e diffusi specialmente in bambini piccoli che iniziano a conoscere il processo ella scrittura. Ovviamente è importante capire, prima di intervenire, se si tratta di un sintomo che perdura o che è rilegato ad un limitato arco di tempo. Nel primo caso si procederà con una valutazione specifica e appropriata, la quale misurerà attraverso dei Test il tipo di disgrafia e gli errori più comuni, nel secondo caso, invece, si tratterà semplicemente di un bambino lento nell’apprendimento che col tempo riuscirà a raggiungere tutte le capacità possedute.

Oltre ad avere difficoltà nel tratto grafico, molti bambini presentano imprecisioni anche nell’impugnatura della penna, la quale porta inevitabilmente a scrivere scorrettamente parole e frasi:

  • Impugnatura pollice in avanti: è l’impugnatura più diffusa tra i ragazzi e rappresenta una regressione o una non completa maturazione dei movimenti fini delle dita.
  • Impugnatura a morso: la presa della penna crea una classica figura a morso, con flessione verso il palmo della mano. Esprime comunemente il bisogno di aumentare il contatto per ridurre la tensione generata dall’atto di scrittura.
  • Impugnatura del fumatore: la presa è caratterizzata dalla posizione della penna tenuta come una sigaretta tra l’indice ed il medio.
  • Impugnatura pollice interno: la presa è caratterizzata dal pollice che, flesso dalla punta, viene chiuso all’interno del palmo dell’indice che lo sovrasta sull’unghia. La penna viene così spinta costantemente contro la parte alta della prima falange dell’indice. Questo punto agisce da perno per i movimenti di scrittura. (Winn-Parry, 1966).

L’impugnatura più adatta per scrivere è quella definita come “prensione a tre dita dinamica”, poiché permetterebbe alle articolazioni di muoversi liberamente e consentire una buona esecuzione motoria.

 

Diagnosi e trattamento

Solitamente, segni di disgrafia iniziano ad essere presenti nei primi anni di scuola elementare, più precisamente intorno alla seconda o alla terza. Molto spesso sono i genitori ad accorgersi del problema e si rivolgono a professionisti per appurare i propri dubbi. Una diagnosi precoce, infatti, aiuta a trovare le strategie adatte fin da subito. Quest’ultima viene effettuata da uno psicologo o un neuropsichiatra e può essere emessa solo dopo la fine del secondo anno di scuola primaria. L’iter diagnostico prevede una serie di test mirati a comprendere se si tratti di disgrafia o di una lentezza nell’apprendimento e verificare qualche comorbilità con altri disturbi.

Durante il test, il professionista potrebbe chiedere al bambino di scrivere frasi o testi, di sua spontanea volontà o copiando. Allo stesso modo, verranno valutati anche altri fattori tra cui la pressione della mano sulla penna, l’impugnatura, la postura, e la velocità con cui il testo viene scritto o copiato.

Il trattamento per la disgrafia può richiedere alcuni esercizi motori per correggere e migliorare il gesto grafico. Si consiglia anche di utilizzare un computer dotato di correttore automatico che corregga eventuali parole o frasi scritte non correttamente. In alcuni casi, sarebbe necessaria una riabilitazione cognitiva, motoria e neuropsicologica al fine di migliorare non solo il rendimento scolastico del bambino, ma soprattutto il suo livello di benessere e di autostima. Bambini con DSA, infatti, sono spesso caratterizzati a scarsa autostima e considerazione di se stessi poiché si considerano “diversi” dal gruppo dei pari, dal momento che portano a termine con fatica ciò che i compagni apprendono velocemente. Questo è un fattore molto importante da non sottovalutare perché molto spesso il bambino può rinchiudersi in se stesso e sperimentare quella che viene chiamata “sindrome da impotenza appresa” (Seligman, 1967). Questo disturbo fu coniato dallo psicologo Martin Seligman per designare una categoria di individui i quali, a seguito di situazioni spiacevoli o eventi frustranti, avevano perso la voglia di reagire cadendo in un vero e proprio stato letargico, caratterizzato dalla consapevolezza di non essere in grado di portare a termine determinati compiti e di non essere in grado di reagire.

 

Il rieducatore della scrittura: il grafologo

Chi si occupa di aiutare il bambino ad impostare daccapo il gesto grafico è un grafologo diplomato che ha conseguito una formazione specifica all’interno di una scuola riconosciuta. Il Grafologo Rieducatore della Scrittura è una figura professionale specializzata nel riconoscere, analizzare e successivamente trattare la disgrafia attraverso un percorso specializzato e personalizzato.

La rieducazione alla scrittura si caratterizza per avere delle tecniche specifiche volte a far ritrovare al bambino le capacità e soprattutto la voglia di tornare a scrivere correttamente. Ovviamente non si tratta di un percorso fatto solo da rigide tecniche caratterizzate dalla ripetizione di lettere e parole, ma di una serie di esercizi pensati anche sul piano creativo per dar vita alle capacità insite nell’infante.

Le sedute agiscono su diversi livelli:

  • Motricità
  • Rilassamento muscolare
  • Orientamento visuo-spaziale
  • Postura ed impugnatura dello strumento
  • Tecniche pittografiche e scrittografiche

Una rieducazione ben condotta porterà sicuramente ad avere dei grandi giovamenti sotto tutti gli aspetti che prima erano considerati difficoltosi. I benefici possono essere visibili anche dal punto di vista emotivo e relazionale del bambino, il quale migliorerà anche il suo modo di affrontare la scuola, di regolare le proprie capacità emotive, tutto ciò grazie la scoperta del piacere di scrivere correttamente.

Tutto dipende dal quaderno che il bambino utilizza per scrivere; esso svolge un ruolo fondamentale nel processo di scrittura. Oggi sia libri che quaderni scolastici sono molto più ricchi sia di immagini disegnate e colorate, ma allo stesso tempo mancano alcuni piccoli esercizi che propongono al bambino le basi per scrivere. Se questi fossero presenti, l’infante potrebbe iniziare a percepire come disegno o gioco ciò che con il tempo diventerà fonte di apprendimento.

E’ anche importante sottolineare come oggi vengano ancora insegnanti 4 differenti caratteri da apprendere già in prima elementare: stampatello maiuscolo e minuscolo, corsivo maiuscolo e minuscolo.

Impartire già da piccolo quantità così elevate di tipi di scrittura potrebbe portare il bambino a provare confusione e indecisione su quale carattere scegliere piuttosto di un altro. In particolare, questa può essere una difficoltà non indifferente per i bambini con disgrafia.

Il Rieducatore della Scrittura lavora seguendo un preciso Codice Deontologico che gli impone sia di curare la sua istruzione e di rispettare le norme del suo lavoro, sia di rispettare i pazienti tutelandone la massima riservatezza al fine di svolgere al meglio il proprio lavoro e garantire benefici ai bambini oggetti della cura.

 

Riferimenti bibliografici

Troia, G. (2008). Istruzione e di valutazione per gli scrittori che lottano: pratiche evidence-based. New York: Guilford

Merini, C. (1991). I problemi della lettura. Torino: Bollati Boringhieri

Cornoldi, C. (1999). Le difficoltà di apprendimento a scuola. Bologna: Il Mulino