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Dipendenza dal sesso o ipersessualità: di cosa si tratta?

La tematica del piacere sessuale è sempre stato un argomento molto discusso in ambito psicologico. Non è semplice definire un comportamento sessuale tipico da uno atipico, la linea di confine è sicuramente sottile. Il piacere sessuale ed il suo raggiungimento è stato spesso motivo di dibattito tra studiosi nel campo della sessuologia e della psicologia. Numerosi studi hanno dimostrato quanto sia difficile definire il vissuto sessuale degli individui.  I numerosi dibattiti hanno permesso la nascita di un’analisi molto più attenta del fenomeno, di fatti, da molti anni, ci si sta concentrando su sfumature diverse del piacere sessuale, il quale non è più visto solo come momento di piacere ma anche come momento critico o dannoso per la vita gli individui. Da questi studi è nato il termine Sexual Addiction o dipendenza da sesso, termine presente nel DSM-5 (Diagnostic Manual of Mental Disorder) e nell’ICD (International Classification of Desease for Mortality and Morbidity Statistics).

Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la Sexual Addiction consiste in “un modello persistente di incapacità di controllare impulsi sessuali intensi e ripetitivi o impulsi che si traducono in comportamenti sessuali ripetitivi”, mentre secondo lo studioso Robert Weiss essa consiste in una preoccupazione disfunzionale caratterizzata da impulsi sessuali, fantasie e comportamenti, che di solito comportano l’ossessiva ricerca della sessualità non intima – pornografia, sesso casuale e / o anonimo, prostituzione (Weiss,2015). In altre parole si fa riferimento ad un comportamento in cui le motivazioni sane che spingono gli individui alle relazioni sessuali lasciano il posto ad un susseguirsi di accoppiamenti che vedono il proprio partner come un oggetto utile per sfuggire da ansia e solitudine, sentimenti che, spesso, caratterizzano la vita delle persone che soffrono questo disturbo (Lucchini, Cicerone, 2011).

Secondo l’Associazione italiana per la ricerca in sessuologia che ha compiuto il più grande studio in materia in Italia, circa il 6% della popolazione, di età compresa tra i 24 e 65 anni ed in maggioranza maschi, è affetta da questo disturbo. Il fenomeno però sembra essere, annota l’associazione, in continuo aumento a causa dei media e dei social network che permettono un accesso più diretto e veloce con l’oggetto del proprio desiderio.

Piacere o patologia?

Molte in realtà sono ancora le lacune in campo psicologico, nello stesso DSM-5 non vi è ancora un’annotazione tangibile del fenomeno nonostante le numerose ricerche nel campo. Vi sono però condizioni e sintomi, secondo la letteratura attuale, che permetterebbero di individuare il disturbo sessuale compulsivo attraverso impulsi sessuali incontrollabili, sensi di colpa, inadeguatezza e vergogna, difficoltà ad instaurare rapporti sentimentali duraturi e tendenza a manipolare e mentire alle persone più vicine.

Nella maggior parte dei casi vi sono alcune manifestazioni comuni come l’utilizzo di siti pornografici, un’eccessiva masturbazione, rapporti con molti partner e cybersex (dipendenza dal sesso virtuale).

Quali terapie…

Pur non essendoci delle linee guida specifiche per la cura di questo disturbo è possibile notare come i principali approcci terapeutici facciano riferimento alle terapie utilizzate per curare altri tipi di dipendenze come quella da sostanza, ciò avviene poiché essendoci in questi casi un disturbo comportamentale la terapia più adeguata sembra essere quella cognitivo-comportamentale che ha come scopo l’identificazione e la modifica delle credenze erronee.

È evidente che tale disfunzione comportamentale non solo crea disagio all’individuo ma coinvolge anche le persone che lo circondano, vi sono casi in cui la persona manifesta tale disturbo al di fuori del proprio ambito familiare (prostituzione), vi sono anche casi in cui la disfunzione si manifesta in una relazione affettiva (Weiss, 2015). Indipendentemente dalla situazione in cui essa si esplica è importante che vi siano dei mezzi per poter riconoscere tale disturbo poiché, come è stato dimostrato, se non preso in cura può sfociare in atti illegali come abusi e violenze ma soprattutto può, con il susseguirsi del tempo, comportare un peggioramento per il soggetto che, frustrato dalla sua dipendenza, trova sollievo ricercando altri oggetti, come sostanze o gioco d’azzardo, per placare la sua frustrazione.

Scritto da Ilenia Iannucci, Dott.ssa in Scienze Pedagogiche, studiosa nell’ambito della psicologia dello sviluppo e nella ricerca in età evolutiva.

Riferimenti bibliografici

Alfio Lucchini, Paola Emilia Cicerone (2011), Oltre l’eccesso, quando internet, shopping, sesso, sport, lavoro, gioco diventano dipendenze, MI, Ed: Franco Angeli pp. 60-64.

Robert Weiss (2015), Sex Addiction 101, a basic guide to healving from sex, porn, and love addiction, USA: Ed. Health Communications.