Skip to main content

Alcuni numeri sul gioco d’azzardo

Con il termine gioco d’azzardo (gambling) ci si riferisce ad una forma di intrattenimento nella quale sono implicate scommesse di danaro o di beni per ricavare una vincita maggiore o per aggiudicarsi oggetti in palio. Nonostante venga considerato come un’attività ludica, il gioco d’azzardo può arrivare ad essere patologico e compromettere significativamente la vita personale, sociale, lavorativa di chi ne è coinvolto. Proprio per questo motivo nell’ultima edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5, American Psychiatric Association, 2013), il “Disturbo da gioco d’azzardo” è stato inserito tra i “Disturbi senza sostanze” all’interno della nuova categoria diagnostica dei “Disturbi da dipendenza e correlati all’uso di sostanze”. Nella sua definizione clinica di comportamento persistente, ricorrente e disadattivo vengono considerati: indici comportamentali (come l’aumento della frequenza di gioco per cercare di recuperare le perdite), correlati emozionali e psicologici (come l’essere eccessivamente assorbito dal gioco) e problemi sociali ed economici (come avere messo a repentaglio o avere perso una relazione significativa a causa del gioco).

Anche se in numerosi Paesi europei il gioco d’azzardo è vietato per i minorenni, negli ultimi anni si è notato un cospicuo aumento di questo comportamento fra gli adolescenti, così come affermato dai dati di diverse indagini condotte in differenti contesti culturali: una percentuale compresa tra il 60% ed il 99% di ragazzi tra 12 e 20 anni ha giocato d’azzardo almeno una volta (Splevins, Mireskandari, Clayton, & Blaszczynski, 2010). Sulla stessa scia, anche in Italia sono stati confermati i medesimi dati della situazione europea, come testimoniato dalla ricerca ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs) condotta dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IFC-CNR) (Bastiani et al., 2010). In un’indagine effettuata con 2853 studenti di età compresa tra 13 e 20 anni ha evidenziato che il 7% degli adolescenti intervistati era classificabile come giocatore d’azzardo patologico (Villella et al., 2010), mentre gli studi condotti da Primi e collegi (2013) hanno messo in luce che il 17% degli adolescenti mostrava comportamenti di gioco d’azzardo problematici.

Quali sono le caratteristiche del giovane giocatore d’azzardo?

Il comportamento problematico di gioco d’azzardo in adolescenza risulta essere attribuibile a fattori diversi che possono essere ricondotti alla sfera personale (fattori individuali) e alla sfera sociale e ambientale (fattori ecologici). Per quanto riguarda i fattori individuali, il genere risulta essere predisponente del comportamento, infatti, i maschi possono mettere in atto più facilmente rispetto alle femmine di comportamenti problematici con gioco. Oltre a ciò, è stato dimostrato come gli adolescenti che giocano in modo patologico esprimono livelli più alti rispetto agli altri di sensation seeking e di impulsività, cioè ricercano maggiormente esperienze forti che stimolino la produzione di adrenalina. Inoltre, si caratterizzano per uno scarso autocontrollo (Chiu & Storm, 2010), tanto da fargli sperimentare più comportamenti pericolosi insieme. I giovani giocatori patologici inoltre adottano più frequentemente stili di coping disfunzionali.

Dal punto di vista cognitivo, gli adolescenti giocatori risultano essere a conoscenza delle regole di probabilità, ma nonostante ciò si affidano alle euristiche, ovvero delle scorciatoie di pensiero più veloci ed economiche, le quali spesso li portano ad incappare in errori come quelli, appunto, connessi con l’euristica della rappresentatività, tra cui la gambler’s fallacy: è un errore logico che riguarda l’errata convinzione che eventi occorsi nel passato influiscano su eventi futuri, ad esempio, credere che dopo una serie di risultati “testa” nel lancio di una moneta, sia più probabile il risultato “croce” (Donati, Chiesi, & Primi, 2013). Da queste convinzioni errate rispetto alla casualità dei risultati del gioco d’azzardo, derivano altre credenze erronee, come quella che implica una sovrastima delle proprie abilità personali che porteranno alla vincita e una sovrastima rispetto alla vincita stessa (Delfabbro et al., 2009).

Per quanto concerne i fattori ecologici, è stata evidenziata una forte correlazione fra il gambling dei genitori e quello dei figli ed è stato evidenziato che la diffusione del gioco d’azzardo nel gruppo degli amici influenza la pratica del gioco stesso tra gli adolescenti. Certamente non è da sottovalutare neppure l’influsso che hanno i messaggi pubblicitari inviati dai mass media sul gioco d’azzardo e, soprattutto, la disponibilità fisica ad attingere ai giochi nel proprio territorio, fattori che possono spingere l’adolescente a sperimentare questo mondo spinto dalla curiosità e dalla facilità di accesso (Derevensky, Sklar, Gupta, & Messerlian, 2010).

A cosa giocano gli adolescenti?

Primi in classifica troviamo i “gratta e vinci” (71%), in diminuzione rispetto al 2012 quando a preferirli era il 77%, si trovano in qualsiasi bar o tabacchi e sono disponibili con diverse fasce di costo e di vincita. In ordine di preferenze, ci sono poi le scommesse sportive (49%), bingo e la tombola (33%) e totocalcio (28%). Vi è anche chi predilige le carte (24%) o i video poker e le slot (14%). Circa tre quarti dei giovani ha speso non più di 10 euro nel mese antecedente lo svolgimento dello studio, mentre il 18% ha speso tra gli 11 e i 50 euro e l’8% oltre 50 euro.

Ma quali sono i luoghi dove giocano i giovani? In generale, vanno per la maggiore bar/tabaccherie (44%), sale scommesse (29%): il 41% di tutti gli studenti italiani abita a meno di 5 minuti a piedi da un luogo dove è possibile giocare, così come il 37% frequenta una scuola altrettanto prossima. Ma ben il 35% gioca d’azzardo a casa propria o di amici e il 17% on-line: nel 2013, erano il 9%. Questo ultimo aspetto, chiaramente, risulta essere davvero allarmante, dal momento che in internet il ragazzo può incorrere in innumerevoli rischi, oltre a quelli legati al gioco. Infatti, spesso, il gioco avviene di nascosto dai genitori, senza che questi ultimi abbiano il controllo rispetto allo spazio, all’orario e al tempo trascorso in rete (Barbaranelli, 2011).

Conseguenze del gioco ed ipotesi di intervento

L’adolescente giocatore problematico può spendere più soldi di quanti realmente ha, così da mettere in atto i primi comportamenti antisociali per procurarsene, può giocare per un tempo spropositato senza accorgersene, può trascurare i compiti e la scuola, facendo numerose assenze e allontanandosi dagli amici, tutto ciò a causa del suo comportamento patologico legato al giocare. Quando si riscontrano queste caratteristiche, interrompere il gioco è molto difficile e l’adolescente può ritrovarsi, senza averne la piena consapevolezza, in una vera e propria dipendenza, con tutte le conseguenze fisiche, emotive e psicologiche che essa comporta. Ulteriori segnali di allarme, associati alla dipendenza da gioco d’azzardo, possono essere: disturbi del sonno, stanchezza eccessiva, disturbi del comportamento alimentare, problemi d’attenzione e di memoria, consumo e abuso di alcol o di sostanze psicotrope.

Rispetto all’intervento di prevenzione sul fenomeno, data la sua natura multifattoriale, si sta sempre più delineando la necessità di mettere a punto interventi di prevenzione a carattere integrato. Un recente studio condotto in ambito nazionale su degli studenti di scuola secondaria di secondo grado (Donati, Primi, Chiesi, 2013) ha verificato l’efficacia di un intervento in cui sono stati considerati in modo integrato un insieme di fattori cognitivi e disposizionali. L’intervento ha insistito soprattutto sull’incremento delle conoscenze sul tema del gioco d’azzardo e ha fornito un contenimento e una ridefinizione delle idee ottimistiche sul gioco dal punto di vista economico e superstizioso.

Per concludere, sarebbe opportuno che, in primo luogo, vista la natura integrata del costrutto in analisi, anche l’intervento coinvolgesse un insieme di figure professionali diverse, ad esempio operatori dell’ambito scolastico (dirigenti scolastici, insegnanti), accademico (ricercatori, docenti) e socio-sanitario (educatori professionali, psicologi). In secondo luogo, sarebbe necessario che tali figure professionali avessero un contatto più diretto ed incisivo con le figure politiche che si occupano di legislazione del gioco d’azzardo, al fine di regolamentare e sanzionare i comportamenti illegali, prevenendo condotte a rischio per gli adolescenti e tutelando la loro salute e quella delle loro famiglie.

 

Riferimenti bibliografici

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (5th ed.). Washington, DC.

Barbaranelli C. (2011). Il gioco, fattori di protezione e di rischio: Panorama degli studi italiani ed internazionali e focus sulla ricerca condotta dal CIRMPA. Lexgiochi, V, 3, Documenti online 1514.

Bastiani L., Curzio O., Gori M., Colasante E., Siciliano V., Panini R. (2010). L’Italia che gioca. Retrieved 11.07.18, from http://www.andinrete.it/portale/documenti/pdf/IFC-CNR%20giovani%202009.pdf

Chiu J. & Storm L. (2010). Personality, perceived luck and gambling attitudes as predictors of gambling involvement, Journal of Gambling Studies, 26, 205–227.

Delfabbro P., Lambos C., King D., & Puglies S. (2009). Knowledge and beliefs about gambling in Australian secondary school students and their implications for education strategies, Journal of Gambling Studies, 25, 523-539.

Derevensky J. L., Sklar A., Gupta R., & Messerlian, C. (2010). An empirical study examining the impact of gambling advertisements on adolescent gambling attitudes and behaviors, International Journal of Mental Health and Addiction, 8, 21-34.

Donati M. A., Chiesi F., & Primi C. (2013). A Model to Explain At Risk/Problem Gambling among Male and Female Adolescents: Gender Similarities and Differences, Journal of Adolescence, 36, 129-137.

Splevins K., Mireskandari S., Clayton K., & Blaszczynski A. (2010). Prevalence of adolescent problem gambling, related harms and help-seeking behaviours among an Australian population, Journal of Gambling Studies, 26, 189-204.

Villella C., Martinotti G., Di Nicola M., Cassano M., La Torre G., Gliubizzi M. D. (2010). Behavioural addictions in adolescents and young adults: results from a prevalence study, Journal of Gambling Studies, 27, 203–214.